Il Coronavirus è ormai ufficialmente una pandemia globale: sta dilagando in tutto il mondo, colpendo ogni Paese di ogni continente, tuttavia attecchisce nella popolazione locale in modo molto più diffuso in una determinata area geografica dell’emisfero boreale, la fascia in verde nella mappa a corredo dell’articolo, che comprende l’Hubei nella Cina centrale, il Giappone, la Corea del Sud, ma anche le zone dell’Iran centro/settentrionale dove rientrano Qom e Teheran, l’Europa centro/settentrionale con l’epicentro del Nord Italia, e gli USA con gli Stati fino al momento più colpiti. Gli esperti l’hanno chiamata “Cintura del Coronavirus“, individuando un legame molto importante tra la diffusione dell’epidemia e le condizioni meteo.
Gli studiosi dell’Università del Maryland hanno studiato il caso mettendo insieme virologi e climatologi, tentando di ipotizzare una possibile correlazione tra la diffusione del virus e le condizioni meteorologiche. Il risultato dello studio ha dimostrato che in tutte le aree in cui la malattia è esplosa in modo grave, c’è una temperatura compresa tra +5 e +11°C e un’umidità compresa tra il 45 e l’80%. Wuhan, Milano, Seul e Teheran hanno una temperatura media che nell’ultimo mese è rimasta in tutti i casi tra +7 e +9°C. Ricercatori dell’Università di Guangzhou, in Cina, hanno confermato che la trasmissione del Coronavirus viaggia nel modo più veloce con una temperatura ambientale di +8,7°C. Un’altra ricerca dell’Ospedale di Greifswald e dell’Università Ruhr a Bochum, in Germania, ha dimostrato che con temperature superiori ai +30°C il virus sparisce in breve tempo.
In altre aree non molto lontane, in cui pure il virus è arrivato (pensiamo a Bangkok, in Thailandia, o al Vietnam, alla Cambogia, allo stesso Sud Italia o a tutti i Paesi dell’emisfero boreale), l’epidemia non sta dilagando con la stessa velocità, perchè il clima più caldo potrebbe rallentare la diffusione del virus.
Molti studiosi ipotizzavano già da tempo che anche il Covid-19 fosse sensibile al clima, come tutti gli altri virus influenzali che sono – appunto – stagionali. Adesso iniziano ad arrivare le prime conferme. Ed è una ulteriore speranza che con l’arrivo del caldo, da metà Aprile / Maggio in poi, l’epidemia possa quantomeno rallentare, anche perchè il sistema immunitario si rinforza, con la complicità della vitamina D che arriva dall’esposizione ai raggi solari. Attenzione, però, alle prospettive di freddo intenso sull’Italia per fine Marzo, quando potremmo avere una recrudescenza invernale con un vero e proprio colpo di coda dell’inverno. Questo potrebbe rallentare la soluzione dell’attuale ondata di contagi, soprattutto nelle Regioni del Nord e in quelle Adriatiche che saranno più esposte al freddo in arrivo.
In base a questo scenario, è probabile che con l’avanzare della Primavera l’epidemia si sposti sempre più a Nord (Russia, isole Britanniche, Penisola Scandinava, ma anche Canada) e in tutto l’emisfero australe, mentre resta a rischio il nord della Cina, fin qui risparmiato dall’epidemia.
Resta la speranza che il virus possa scomparire con l’arrivo dell’estate. Ma ormai non è possibile controllarlo su scala globale, quindi in ogni caso tornerà in autunno con una nuova ondata che – senza le dovute precauzioni – potrebbe essere peggiore della prima (vedi il precedente della Spagnola).