Era il 12 marzo 2019, esattamente un anno fa. E il Direttore Generale dell’OMS Tedros Adhanom Ghebreyesus rilasciava dichiarazioni che poi si sono rivelate profetiche: “Nel mondo è inevitabile una nuova pandemia influenzale causata da qualche virus animale che ‘salta’ all’uomo, e il mondo deve essere preparato”, diceva presentando la strategia volta “entro il 2030” a “rafforzare i sistemi sanitari sia contro le epidemie annuali che contro il rischio pandemico. Il rischio che arrivi un nuovo virus che si trasmette dagli animali all’uomo potenzialmente pandemico è reale. La domanda non è se avremo un’altra pandemia, ma quando. Dobbiamo rimanere vigili e preparati, il costo di una grande pandemia è molto più alto di quello della prevenzione“.
Per quanto riguarda la strategia: l’OMS chiedeva ad ogni paese di elaborare un programma specifico riguardo l’influenza per contribuire alla sicurezza sanitaria globale sviluppando migliori strumenti per prevenire, trovare, controllare e trattare l’influenza, come vaccini e antivirali più efficaci da mettere a disposizione di tutti gli altri paesi.
Ma evidentemente il tempo non è bastato.