Quella del coronavirus è ormai una pandemia che si sta diffondendo in tutto il mondo. Secondo gli ultimi dati del Center for Systems Science and Engineering della Johns Hopkins University, nei Paesi Bassi, i casi totali sono 2.051 e le vittime sono 58. L’Italia sta sperimentando sulla propria pelle quanto il virus possa diffondersi velocemente, tanto che dal 21 febbraio ad oggi i casi totali nel nostro Paese sono oltre 31.000 e le vittime sono più di 2.500.
Dai Paesi Bassi arrivano critiche al governo italiano per il modo in cui ha deciso di fronteggiare l’emergenza, mettendo l’intero Paese in lockdown. “La reazione dell’Italia è molto stupida ed esagerata. Ora stanno chiudendo tutta la loro economia e non sono in grado di mantenere l’assistenza sanitaria, che si aggiungerà alla crisi”, ha detto Ira Helsloot, professore di gestione della sicurezza alla Radboud University Nijmegen. “A differenza dell’Italia, siamo un Paese ricco con un’ottima assistenza sanitaria e un governo che ascolta il National Institute for Public Health and the Environment (RIVM)”, ha aggiunto.
“Ma è importante comprendere che possono servire mesi o persino di più per costruire un’immunità nella popolazione e nel frattempo dobbiamo proteggere il più possibile i gruppi ad alto rischio. Se consideriamo il quadro generale, abbiamo 3 possibili approcci. Il primo: controllare il virus il più possibile. Questo dovrebbe portare ad una diffusione controllata tra i gruppi meno a rischio. Questo è l’approccio che abbiamo scelto. Massimo controllo significa adottare misure mirate a ridurre il picco delle infezioni e a scaglionare queste infezioni in un periodo di tempo più lungo. Adottando questo approccio, uno in cui la maggior parte delle persone sperimenterà solo sintomi minori, possiamo sia costruire l’immunità che assicurare che il nostro sistema sanitario sia in grado di andare avanti. In modo che le nostre case di riposo, i nostri servizi di assistenza domiciliare, i nostri ospedali e soprattutto le nostre unità di terapia intensiva non vengano sopraffatti. E in modo che ci sia sempre abbastanza capacità da aiutare le persone che ne hanno più bisogno”, ha spiegato il primo ministro.
“La seconda opzione è lasciare semplicemente che il virus faccia il suo corso. Se lo facessimo, il nostro sistema sanitario sarebbe completamente sommerso quando le infezioni raggiungeranno il picco, quindi non ci sarebbe abbastanza capacità per aiutare le persone anziane e vulnerabili e gli altri pazienti ad alto rischio. E questo, ovviamente, è uno scenario che dobbiamo evitare a tutti i costi. La terza opzione è continuare a lavorare senza fine per contenere il virus. Questo significherebbe chiudere completamente il Paese. Un approccio così rigoroso potrebbe sembrare un’opzione interessante, ma gli esperti dicono questa non sarebbe una questione di giorni o settimane. In questo scenario, essenzialmente dovremmo chiudere il Paese per un anno o anche di più, con tutte le conseguenze che implicherebbe. E anche se fosse possibile nella pratica fare stare le persone a casa a meno che non abbiano il permesso di uscire per un periodo così lungo, il virus potrebbe rialzare la testa quando le misure saranno rimosse”, ha continuano Rutte.
“I Paesi Bassi sono un Paese aperto. Finché non sarà disponibile un vaccino, il coronavirus continuerà a girare per il mondo e non risparmierà i Paesi Bassi. Tutti i consigli che abbiamo ricevuto e tutte le misure che abbiamo annunciato finora sono mirati al primo approccio: controllare il più possibile la diffusione. Dalle linee guida relativamente semplici, come non stringersi le mani, lavarsi le mani più spesso e tenere la distanza di un metro e mezzo, fino alle misure più radicali, come il divieto dei grandi eventi e la chiusura di bar, club e ristoranti”, ha aggiunto il Primo Ministro.
Alcuni esperti, però, hanno attaccato l’approccio dei Paesi Bassi, dicendo che dovrebbero ricorrere ad un lockdown totale e assicurarsi che la gente stia a casa. L’immunologo americano William Hanage, parlando dell’approccio britannico dell’immunità di gregge, ha scritto su The Guardian: “Questo non è un vaccino. Questa è una vera pandemia che farà ammalare un numero altissimo di persone e alcune di loro moriranno. Anche se il tasso di mortalità probabilmente è abbastanza basso, una piccola parte di un numero molto grande è ancora un numero grande”.