Coronavirus, parla il primo medico italiano contagiato: “Quella febbre che non passava…Ho avuto paura”

"Dobbiamo essere molto molto rigorosi e rispettare in modo maniacale i protocolli, ma è importante anche essere positivi: magari avremo ancora un periodo difficile, ma io alla lunga mi sento di essere ottimista"
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E’ tornato a casa il professor Angelo Marzano, il dermatologo dell’ospedale Policlinico di Milano, primo milanese a risultare positivo al Coronavirus, domenica 23 febbraio, nei primi giorni in cui l’epidemia si stava diffondendo nel Nord Italia.

Il professore è stato ricoverato nel reparto di malattie infettive dell’ospedale Sacco per 16 giorni e lo scorso lunedì, dopo che la sua situazione clinica era migliorata e il tampone è risultato negativo, è stato dimesso. Ora sta trascorrendo il periodo di quarantena a casa.

Foto di Andrew Theodorakis / Getty Images

Il peggio è passato, ma ad Agenzia Nova che lo ha contattato telefonicamente, il professore ha ammesso di aver avuto paura. Io per fortuna non ho avuto problematiche respiratorie gravi, quindi non ho avuto bisogno dell’ossigeno. Il problema è stata questa febbre che non scendeva e che anzi alla quinta giornata era risalita, a causa di una reazione immunitaria all’infezione. E’ stata una fonte di spavento e il secondo spavento è stato quando la lastra è un po’ peggiorata, il mercoledì 4″.

“Io speravo di essere vicino alla dimissione e invece c’era stata una risalita della Pcr, che è un indice d’infiammazione e poi la lastra ha documentato un impegno polmonare, anche se modesto. Pur essendo una persona di 57 anni, senza malattie concomitanti, ho avuto paura in certi momenti”, ha spiegato Marzano, sottolineando come l’infezione da covid-19 non debba affatto essere sottovalutata da nessuno.

coronavirus europa“La forma indubbiamente non è una banale influenza, ha un’estrema variabilità delle manifestazioni cliniche: ci sono casi soft, principalmente nei giovani, perché è chiaro che i fattori di rischio sono rappresentati da fattori come l’età, l’ipertensione arteriosa o una malattia respiratoria sottostante, ma purtroppo anche persone apparentemente prive di questi fattori di rischio possono avere forme impegnative, per motivi che non conosciamo a fondo, legati al sistema immunitario dell’ospite e al virus e su questo si dovrà studiare”.

Variabili sono le manifestazioni cliniche, così come il periodo di incubazione. Proprio per questo per il professor Marzano è difficile risalire al momento del suo contagio: “é molto difficile localizzare la fonte dell’infezione, perché il periodo di incubazione è estremamente variabile, da pochi giorni e fino a due settimane“, ci ha spiegato il dermatologo, la cui positività a Covid-19 ha segnato anche un punto importante nella diffusione del virus in Italia.

“Quando i colleghi del Sacco mi hanno comunicato la notizia – ha riferito ad Agenzia Nova – l’hanno accompagnata con la frase ‘Lei ha rotto i criteri epidemiologici‘, perché non ero dell’area di Codogno, non ero venuto a contatto con persone di quell’area e non avevo avuto contatti con dei cinesi. Io ho questo triste primato di essere stato il testimonial dello spreading dell’infezione che si sarebbe poi verificata nelle settimane successive e a cui dovremo far fronte noi e anche il resto dell’Europa”.

Foto di Emanuele Cremaschi / Getty Images

Nonostante non rientrasse tra le persone a rischio di Coronavirus, il professore ha avuto il sospetto che dietro agli strani sintomi che hanno cominciato a presentarsi dalla notte tra il 19 e il 20 febbraio (prima brividi e poi dal giorno successivo una febbre, salita fino a sfiorare i 39 gradi, senza scendere) si potesse nascondere Covid-19. “Il sospetto l’ho avuto, ma non la certezza, tanto che quando la cosa mi è stata comunicata è stata sicuramente una bella doccia fredda. Mi rendevo conto che viaggiare, i congressi, l’aver preso aerei e naturalmente la mia attività clinica comportavano dei rischi. Poi, devo dire, che è stata la mia compagna Tiziana, che non p medico, ad avere un’intuizione tutta femminile e ad obbligarmi ad andare al Sacco a fare il tampone. Le sarò gratissimo per questa cosa”, ha raccontato Marzano, sollevato dal fatto di non aver avuto contatti con i suoi figli nel periodo in cui era infetto.

“Le voci che mi giungono da colleghi e da amici sono che la situazione è molto particolare. C’è l’emergenza, quindi è possibile che anche a noi dermatologi venga chiesto di impegnarci sul fronte della Covid-19 e vedremo come si equilibreranno le cose, perché da un lato c’è questa emergenza epocale che ci colpisce, dall’altro c’è comunque la necessita’ di vedere anche dei pazienti dermatologici che hanno forme impegnative”, ha osservato. Il professore in ogni caso vuole essere ottimista. “Dobbiamo essere molto molto rigorosi e rispettare in modo maniacale i protocolli, ma è importante anche essere positivi: magari avremo ancora un periodo difficile, ma io alla lunga mi sento di essere ottimista”, ha concluso Marzano, che più di tutto tiene a sottolineare che “pur con tutti i limiti e i problemi, la sanità della Lombardia è stata davvero d’esempio per il mondo in questi giorni“.

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