Coronavirus, rifiuta il ricovero e muore il giorno dopo: “Non aveva mai avuto problemi di salute, è bastata una settimana per stroncarlo”

Una polmonite fulminante ha spezzato la vita di un biologo 58enne, prima vittima del coronavirus in Sicilia: l'uomo aveva rifiutato il ricovero
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La prima vittima del coronavirus in Sicilia è un biologo di 58 anni, dipendente dell’Asp di Caltanissetta. Aveva iniziato a sentirsi male una settimana fa e poi ieri pomeriggio è deceduto dopo essere stato ricoverato in gravi condizioni nell’ospedale Sant’Elia con una polmonite fulminante. Era stato lui stesso, il giorno prima, a rifiutare il ricovero in ospedale nonostante le insistenze dei sanitari.

La moglie, anche lei biologa, ha deciso di raccontare la tragedia. Per lei e la figlia, oltre al dolore, ora si aggiunge anche la preoccupazione di un eventuale contagio. “Mercoledi’ mio marito ha cominciato ad avere febbre e dolori diffusi – racconta la donna – ha pensato di essersi preso un’influenza, anche perche’ era stato in campagna a fare alcuni lavori e aveva preso freddo. Il giorno dopo ha contattato telefonicamente il medico di famiglia che gli ha prescritto un antibiotico e del cortisone ma non ha avuto alcun miglioramento. Anzi, nonostante la terapia, le sue condizioni sono peggiorate. Lunedi’ scorso, munito dei dispositivi di sicurezza – prosegue la donna -, e’ venuto in casa un medico che ha prescritto il rocefin. Il giorno dopo, non vedendo alcun miglioramento, io stessa ho telefonato al medico di famiglia riferendo che mio marito cominciava ad avere anche problemi respiratori. Ma lui ci ha detto di aspettare che la terapia facesse effetto”.

Foto di Andrew Theodorakis / Getty Images

Ma con il passare delle ore, la situazione si aggravava. “Martedi’ abbiamo telefonato al 118 – racconta ancora la donna – ci ha risposto una operatrice competente e professionale che, sulla base dei sintomi riferiti, ha subito consigliato il ricovero in ospedale. Mio marito invece ha detto al telefono di voler rifiutare il ricovero, preferendo fidarsi del medico di famiglia. Un errore imperdonabile”. Ieri sono sopraggiunte febbre alta e respiro affannato. La moglie chiama il 118, ma quando il paziente giunge in ospedale il suo quadro clinico e’ gravemente compromesso. Arriva la conferma di una polmonite interstiziale, il paziente viene intubato e posto in isolamento in attesa dell’esito del tampone. Purtroppo però muore un paio d’ore dopo il ricovero. “Dovevo convincerlo a farsi ricoverare – afferma disperata la moglie – dovevo dare ascolto a quella operatrice….”.

La figlia della coppia proprio due giorni fa era tornata a casa da Firenze, dove vive con il fratello, e si era autodenunciata mettendosi in isolamento. “Ho letto sui social tante notizie false, come quella che avevamo partecipato a una festa – spiega – e invece abbiamo rispettato tutti i protocolli, non ci siamo mossi da casa. Mio marito – sottolinea – non aveva mai avuto problemi di salute. E’ bastata solo una settimana al virus per stroncarlo“.

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