Momenti di grande tensione in riva allo Stretto di Messina, dove le forze dell’ordine in assetto anti sommossa hanno bloccato centinaia di auto irregolari provenienti dal Nord Italia e dirette in Sicilia. A Villa San Giovanni la situazione è molto difficile. I mezzi pesanti in transito per la Sicilia sono stati dirottati da Villa San Giovanni al porto di Reggio Calabria. Lo spostamento sullo scalo reggino si è reso necessario per evitare il blocco provocato delle famiglie rimaste bloccate a Villa San Giovanni, cui non è consentito il traghettamento in ossequio alle restrizioni dettate dal governo per contenere il contagio del coronavirus e alle ordinanze emesse dalla Regione Sicilia e dal Comune di Messina. Intanto molti pendolari, agenti delle forze dell’ordine, medici, infermieri e farmacisti, non possono traghettare nello Stretto per mancanza di posto sulle poche navi rimaste operative.
“Stiamo valutando ogni singolo caso, su coloro che hanno una valida motivazione per spostarsi o coloro che sono a rischio denuncia per le violazioni delle disposizioni di Governo per l’emergenza coronavirus“. E’ quanto fanno sapere dal Commissariato della Polizia di Stato di Villa San Giovanni in relazione alla situazione che decine di famiglie e singoli automobilisti bloccati dai ieri sulla sponda calabrese dello Stretto, perche’ non in regola con il Dpcm sull’emergenza coronavirus. “Una settantina di famiglie con 50 minori, bloccati da 24 ore sotto la pioggia e il freddo” segnala il senatore Marco Siclari che chiede che il Ministero dell’Interno apra un tavolo con il Consiglio dei Ministri sulla questione. “C’e’ stata una protesta – sottolinea il senatore Siclari – che mette a rischio contagio non soltanto le persone bloccate da 25 ore, ma anche le forze dell’ordine che stanno vigilando“.
Per alleviare i disagi, Croce Rossa e Protezione Civile con il Comune di Villa, hanno servito ieri sera pasti caldi, mentre stamattina e’ stata distribuita la colazione. Ma la tensione sul piazzale di stoccaggio mezzi all’uscita dell’autostrada A2 resta alta. Tra le persone bloccate, oltre a numerosi minori, c’e’ anche una donna incinta. “Stiamo cercando, per quanto possibile di contenere situazioni spiacevoli – ha dichiarato in un videomessaggio diffuso dalla pagina social del Comune di Villa San Giovanni, il sindaco facente funzioni, Maria Grazia Richichi – e mi auguro che da qui a breve si possa risolvere la situazione. Capisco perfettamente le ragioni del Sindaco di Messina Cateno De Luca, comprendo anche le motivazioni del Presidente della Regione Sicilia Nello Musumeci, ma la situazione a Villa San Giovanni non puo’ rimanere cosi’“.
Sul posto, con il coordinamento della Prefettura di Reggio Calabria e il Questore Maurizio Vallone uomini della Polizia di Stato, Carabinieri e Guardia di Finanza. Si sta facendo il possibile per contenere la situazione di nervosismo che serpeggia non solo tra gli automobilisti, ma anche tra tanti camionisti che trasportano beni di prima necessita’ da consegnare in Sicilia. Provengono da ogni parte d’Italia, e costretti a tornare a casa per la chiusura delle aziende dove lavoravano, o per essere stati licenziati. Sono arrivati a Villa San Giovanni in concomitanza con la ulteriore stretta degli spostamenti decisa dal Governo. Sono rimasti bloccati in un limbo da cui sara’, per il momento, molto difficile uscire.
Coronavirus, alta tensione a Villa San Giovanni: forze dell’ordine bloccano l’accesso ai traghetti [VIDEO]
Coronavirus, polizia in assetto anti sommossa a Villa San Giovanni: le immagini in diretta [VIDEO]
Coronavirus, le immagini dalle code di Villa San Giovanni: centinaia bloccati in riva allo Stretto [VIDEO]
Coronavirus, il traffico merci per la Sicilia dirottato al porto di Reggio Calabria [VIDEO]
Coronavirus, il governatore Siciliano Musumeci: “dispiace ma sono queste le leggi, è vietato entrare in Sicilia”
“I problemi di sicurezza e di ordine pubblico attengono al ministero dell’Interno e quindi delle forze di polizia. Io credo che il problema sia concentrato essenzialmente, anzi esclusivamente, sulla sponda calabra, a Villa San Giovanni. E’ lì che non dovrebbero neanche arrivare le autovetture. Per carità siamo di fronte a un fatto clamoroso, triste, dispiace anche sul piano umano, però da cinque giorni è vietato entrare in Sicilia“. Lo ha detto il presidente della Regione Siciliana Nello Musumeci, intervenendo in diretta alla trasmissione Storie Italiane su Rai1. “Chi si mette in viaggio lo fa sapendo sostanzialmente di dovere trasgredire a una norma che prima era del presidente della regione Siciliana, subito dopo del presidente della Calabria e da due giorni del governo nazionale – ha aggiunto Musumeci -. Quindi da 5, 6 giorni è vietato entrare in Sicilia. È chiaro che a Villa San Giovanni i controlli vanno fatti in maniera seria. Non c’era questo controllo fino a ieri notte. Io ho richiamato l’attenzione del ministro dell’interno sullo stretto di Messina, infatti ieri mattina erano già stati disposti servizi di vigilanza con diverse pattuglie“.
Coronavirus, il governatore Calabrese Santelli: “necessario far rispettare ordinanze”
“E’ necessario che le autorita’ competenti assumano iniziative adeguate a risolvere la difficile situazione che si e’ venuta a verificare a Villa San Giovanni. Ci sono due ordinanze emanate dai governatori di Calabria e Sicilia, un’ordinanza congiunta del Ministero della Salute e dell’Interno e un decreto del Governo in merito. Occorre assumere le decisioni necessarie perche’ vengano rispettate e attuate le leggi dello Stato e si ritorni alla normalita’. Non e’ accettabile che una cittadina come Villa San Giovanni subisca momenti di tensione che rischiano di avere effetti piu’ gravi”. Lo afferma la presidente della Regione Calabria, Jole Santelli. “Mi preme aggiungere che sulla vicenda – rileva Santelli – non vi e’ alcuna controversia tra la Calabria e la Sicilia. Le persone che in queste ore bloccano i traghettamenti hanno utilizzato il territorio calabrese esclusivamente come zona di transito e quanto accaduto rappresenta un monito affinche’ vengano intensificati i controlli che, evidentemente, non sono stati fino ad ora adeguati”.
Coronavirus, 40.000 persone rientrate dal Nord in Sicilia: “tutte le catene di contagio sono partite da lì”
“Quarantamila si sono registrati al portale della Regione siciliana tra coloro che sono rientrati in nell’Isola dal nord. Non lo hanno fatto tutti, pero’. Numeri e circostanze che fanno rabbia. Molti dei contagi che abbiamo registrato, sono legati a questi casi di rientro. E’ quanto accaduto, a esempio, in una casa di riposo a Messina o di Villafrati, in provincia di Palermo: il contagio e’ arrivato da una visita“. Lo ha detto l’assessore alla Salute della Regione siciliana, Ruggero Razza.
“La scelta perpetuata negli anni dal Viminale, di totale disinteresse verso il traghettamento dello Stretto e totale indifferenza verso il fenomeno del pendolarismo, in questo momento di estrema emergenza sanitaria, sta rendendo evidente a tutti la fragilità del sistema ed esponendo tutta la comunità siciliana al rischio di un contagio incontrollato e incontrollabile“. E’ la denuncia del sindaco di Messina, Cateno De Luca.
Coronavirus, disagi e problemi per il trasporto delle merci in Sicilia
“Da questa mattina nei piazzali di Villa San Giovanni la tensione ai limiti dello scontro tra numerosi viaggiatori, tra cui molti minori, diretti verso la Sicilia“. Lo dice il segretario di Uiltrasorti Messina, Michele Barresi. “Ci risultano un centinaio di autovetture – aggiunge – tra cui anche furgoni e roulotte presumibilmente bloccati gia’ da ieri mattina per mancanza dei dovuti permessi che hanno intasato i piazzali dove gli animi si sono accesi finendo per bloccare persino il normale flusso del traffico merci in partenza con le navi Bluferries e Caronte dirette verso Tremestieri“. “Questo il risultato di un sistema sbagliato, con controlli che dovrebbero essere fatti a monte per un Decreto che va rivisto – sostiene il sindacato – limitando il traghettamento passeggeri solo ai pendolari appiedati e alle vetture di sanitari e forze dell’ordine. Non finisca tutto in una caccia folle all’untore – osserva Barresi – servono controlli rigidissimi ed un giro di vite sui permessi ma non rischiamo di istigare sommosse sociali facili ad attecchire in un frangente di pericolosa emergenza sanitaria. Occorrono urgenti interventi delle Prefetture – conclude la UIltrasporti Messina – per garantire l’indispensabile continuita’ delle merci e risolvere lontano dai riflettori le criticita’ del traghettamento passeggeri verso la Sicilia e porre adeguate correzioni alle procedure con cui gestire questa emergenza“.
Coronavirus, la proposta dei deputati all’Ars: “dichiarare Messina zona rossa”
Dichiarare Messina come “Zona Rossa” da cui sia precluso uscire e in cui sia vietato entrare se non al personale sanitario e a tutti coloro che sono impegnati nel contrasto della diffusione del contagio. E’ questa la richiesta che viene da un gruppo di deputati regionali dell’Assemblea Regionale Siciliana al governatore, Nello Musumeci. Per gli otto parlamentari (Marianna Caronia, Giovanni Bulla e Antonio Catalfamo – Lega, Luisa Lantieri e Giuseppe Gennuso – Ora Sicilia, Carmelo Pullara e Giuseppe Compagnone – Popolari-Autonomisti e Stefano Pellegrino – Forza Italia) “e’ una decisione necessaria, a fronte dei focolai presenti in citta’ per garantire la tutela della cittadinanza e per evitare una pericolosa recrudescenza dell’epidemia. Bisogna quindi agire compiendo scelte drastiche, ma necessarie e senza esitazioni, come gia’ fatto per Agira, Salemi e Villafrati, dove risultano contagiate piu’ di 80 persone e si sono gia’ registrati numerosi decessi”. Secondo i deputati che hanno sottoscritto la richiesta “non e’ piu’ possibile indugiare e qualunque ritardo puo’ trasformarsi in danno. In un momento di grande emergenza che non e’ solo locale o nazionale e che ha raggiunto una dimensione globale, tutti devono fare la propria parte, contribuendo nel miglior modo possibile a trovare soluzioni, soprattutto in vista del picco epidemico previsto tra fine marzo e inizio aprile”.
Coronavirus, il Sindaco di Siracusa: “non tutti i siciliani la pensano come il Sindaco di Messina”
“Non tutti i siciliani la pensano come Cateno De Luca. Certamente non quei padri, quelle madri, quei figli che sono stati separati dal Coronavirus e che adesso si trovano in situazioni al limite. Ho appena ricevuto la telefonata di 20 lavoratori che arrivano dalla Puglia, hanno lavorato due mesi a Villa San Giovanni e adesso sono bloccati lì. Non ci sono alberghi aperti, non hanno più lavoro e adesso chiedono di tornare al proprio domicilio dove chiaramente dovranno fare la quarantena”. Lo afferma Francesco Italia, sindaco di Siracusa, ai microfoni di Emanuela Valente su Radio Cusano Campus in merito alla protesta del sindaco di Messina, Cateno De Luca. “Non tutti condividiamo alcune affermazioni. Io sono stato tra i primi a dire che andava chiuso tutto, ma non ci dobbiamo dimenticare che nelle emergenza l’unica cosa che non dobbiamo fare è dividerci e puntare il dito contro quell’istituzione o quell’altra”. “Se alcuni nostri concittadini sono in un luogo in cui non hanno una dimora, un lavoro, bisogna aiutarli. Dobbiamo richiamare i nostri cittadini a quei sentimenti di altruismo e di generosità, non sono l’odio e l’egoismo che possono prevalere in momenti come questo”. Per il sindaco di Siracusa, “è giusto controllare che vengano rispettate le norme, però non trasformiamo questa già grave crisi in un’occasione di disgregazione della nostra società. Io non ho soluzioni, c’è però qualcosa che mi guida e sono i miei valori, i valori della nostra Costituzione, il buonsenso, l’umanità”. “Ho assoluta percezione dei rischi che stiamo correndo, tant’è vero – aggiunge – che fui il primo a dire di chiudere tutto; non sono uno che la prende alla leggera. Dico semplicemente che ci sono valori e regole a volte anche non scritte di solidarietà umana di cui non ci dobbiamo dimenticare”. Il sindaco di Messina? “Non ci siamo sentiti. ciascuno ha il proprio modo di valutare, affrontare e ciascuno si comporta come ritiene più in linea con il proprio stile e i propri valori. Ognuno ha il proprio senso dello Stato. Io non mi sognerei neanche in 3-4 vite di mandare a quel Paese il ministero dell’Interno. Non mi sogno in un momento come questo di andare in tv e sparare a zero su un governo che sta affrontando una delle peggiori crisi degli ultimi 100 anni” conclude Francesco Italia.