Il Coronavirus contagia allo stesso modo uomo e donna ma uccide in stragrande maggioranza i maschi: la scienza spiega perché
Una serie di fattori potrebbe agire contro gli uomini nell’attuale pandemia di coronavirus, sostengono gli esperti, inclusi alcuni che sono biologici e altri che sono radicati nello stile di vita
Il coronavirus, che ha fatto la sua prima comparsa in Cina, si sta diffondendo in tutto il mondo, in quella che è ormai una pandemia. Ma mentre sembra risparmiare un gruppo vulnerabile della società, i bambini, rappresenta una particolare minaccia per le persone di mezza età e gli anziani, soprattutto gli uomini. Da una grande analisi del Chinese Center for Disease Control and Prevention (CDC), pubblicata nel mese di febbraio, è emerso che sebbene uomini e donne siano stati infettati in numero pressoché uguale, il tasso di mortalità tra gli uomini è del 2,8%, rispetto all’1,7% delle donne, secondo i ricercatori. I numeri sono stati tratti dalle cartelle cliniche dei pazienti e il campione potrebbe non riflettere completamente la portata dell’epidemia, ma anche in passato c’è stata una simile disparità.
Gli uomini sono stati colpiti di più anche durante le epidemie di SARS e MERS, causate anch’esse da coronavirus. Più uomini che donne sono stati infettati dalla SARS ad Hong Kong nel 2003, ma il tasso di mortalità tra gli uomini era del 50% più alto, secondo uno studio pubblicato su Annals of Internal Medicine. È morto circa il 32% degli uomini infettati dalla MERS, rispetto al 25,8% delle donne. Sono morti anche giovani uomini adulti a tassi più alti rispetto alle coetanee durante l’epidemia di Spagnola del 1918.
Una serie di fattori potrebbe agire contro gli uomini nell’attuale pandemia di coronavirus, sostengono gli esperti, inclusi alcuni che sono biologici e altri che sono radicati nello stile di vita. Quando si tratta di organizzare una reazione immunitaria contro le infezioni, gli uomini sono più deboli. “Questo è un modello che abbiamo visto con molte infezioni virali del tratto respiratorio: gli uomini possono avere risultati peggiori. Lo abbiamo visto con altri virus. Le donne li combattono meglio”, dice Sabra Klein, scienziata che studia le differenze di genere nelle infezioni virali e nelle risposte alle vaccinazioni alla Johns Hopkins Bloomberg School of Public Health. Le donne producono anche reazioni immunitarie più forti dopo le vaccinazioni e hanno una maggiore memoria immunologica, che protegge gli adulti dai patogeni a cui sono stati esposti da bambini.
Ma c’è un alto prezzo da pagare, ha aggiunto la Dott.ssa Janine Clayton, direttrice dell’Office of Research on Women’s Health at the National Institutes of Health: le donne sono di gran lunga più suscettibili alle malattie autoimmuni, come l’artrite reumatoide e il lupus, in cui il sistema immunitario attacca gli organi e tessuti del corpo stesso. Quasi l’80% delle persone con malattie autoimmuni sono donne, afferma Clayton.
I motivi per i quali le donne hanno reazioni immunitarie più forti non sono ancora completamente chiari e la ricerca è ancora alle sue prime fasi. Un’ipotesi è che i sistemi immunitari più forti delle donne conferiscano un vantaggio di sopravvivenza ai loro figli, che assorbono gli anticorpi dal latte materno che aiuta a tenere lontano le malattie mentre i sistemi immunitari dei bimbi si stanno ancora sviluppando. Un mix di fattori biologi potrebbe essere il responsabile, incluso l’ormone sessuale femminile estrogeno, che sembra svolgere un ruolo nell’immunità, e il fatto che le donne hanno due cromosomi X, che contengono geni immuno-correlati, mentre gli uomini ne portano solo uno.
Gli esperimenti in cui dei topi sono stati esposti alla SARS hanno svelato che i maschi erano più suscettibili all’infezione rispetto alle femmine e la disparità aumentava con l’età. I maschi sviluppavano la SARS ad esposizioni virali minori, avevano una minore reazione immunitaria ed erano più lenti a eliminare il virus dai loro corpi. Riportavano maggiori danni ai polmoni e morivano a tassi più alti, spiega il Dott. Stanley Perlman, professore di microbiologia all’University of Iowa, autore senior dello studio. Quando i ricercatori hanno bloccato l’estrogeno nelle femmine infette o hanno rimosso le loro ovaie, avevano più probabilità di morire, ma bloccare il testosterone nei maschi non faceva differenza, il che indica che l’estrogeno potrebbe svolgere un ruolo protettivo. “È un modello esagerato di ciò che accade nell’uomo. Le differenze tra uomini e donne sono sottili; nei topi, non sono altrettanto sottili”, spiega Perlman.
Anche i comportamenti che riguardano la salute, che differiscono a seconda del genere in alcune società, potrebbero svolgere un ruolo nelle diverse reazioni alle infezioni. La Cina ha la più grande popolazione di fumatori al mondo, 316 milioni di persone, che rappresentano quasi un terzo dei fumatori del mondo e il 40% del consumo di tabacco nel mondo. Ma solo oltre il 2% delle donne cinesi fuma, rispetto ad oltre la metà di tutti gli uomini. Gli uomini cinesi hanno anche tassi di diabete di tipo 2 e ipertensione più alti rispetto alle donne ed entrambe le malattie aumentano il rischio di complicazioni dopo un’infezione da coronavirus. I tassi di broncopneumopatia cronica ostruttiva sono quasi il doppio negli uomini cinesi rispetto alle donne cinesi.
Nelle aree della Cina fuori dalla provincia dello Hubei, epicentro del disastro in Cina, la malattia sembra avere tassi di mortalità molto più bassi e gli uomini sono contagiati a tassi molto più alti rispetto alle donne, secondo l’analisi dei CDC.
Raccogliere e analizzare i dati sul nuovo virus a seconda del genere è importante sia per gli scienziati che lo stanno studiando che per il pubblico generale. Dall’inizio dell’epidemia, per esempio, le autorità sanitarie hanno sottolineato l’importanza del lavarsi le mani bene e spesso per impedire l’infezione. Diversi studi hanno dimostrato che gli uomini, anche gli operatori sanitari, si lavano le mani o usano il sapone meno delle donne, ha concluso Klein.