Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha proclamato come previsto l’emergenza nazionale nel tentativo di arginare la diffusione del coronavirus negli Stati Uniti. Nel corso di una conferenza stampa tenuta all’aperto, Trump ha aperto il suo intervento sottolineando che il Paese ha fatto progressi più “di ogni altra area del mondo”, grazie alla decisione anticipata di “chiudere i confini”. Il presidente ha aggiunto che il provvedimento garantirà maggiore autorità al Segretario alla Salute per “bypassare una serie di leggi e regolamenti per garantire che gli operatori sanitari abbiano più flessibilità per combattere il virus”. “La dichiarazione di stato di emergenza nazionale ci permettera’ di avere 50 miliardi di dollari per fronteggiare la pandemia del nuovo Coronavirus. Ho dato indicazioni per ampliare i centri di prevenzione in tutto il Paese e per aumentare la possibilita’ di fare test”, ha aggiunto Trump.
Un sistema di tele-diagnosi e test ‘drive-in’, direttamente in auto, per capire se si è positivi al Coronavirus sono due misure annunciate oggi in una conferenza stampa a Washington con il presidente Usa Donald Trump e il vice Mike Pence. La tele-diagnosi funzionerà tramite un sito internet: chiunque descriverà i suoi sintomi e avrà una risposta che consiglierà o meno di effettuare un test. Verranno effettuati tamponi nei parcheggi di grandi centri commerciali come Walmart, senza uscire dall’auto.
Nel frattempo, i casi di coronavirus negli Stati Uniti sono 2.033 e il bilancio dei morti sale a 47, secondo i dati delle autorita’ sanitarie federali e locali. Vi sono persone contagiate in 46 dei 50 stati dell’unione. Lo ha detto il vice presidente americano Mike Pence, nella conferenza stampa assieme al presidente Donald Trump. E ora da un medico italiano che si trova negli USA arriva un allarme. Giorgio Galetto, medico italiano, internista, specialista di emergenza, laureatosi a Torino, in America dagli anni ’80, all’Istituto Nazionale della Salute Usa, e poi come medico di urgenza al Pronto Soccorso al ‘Johns Hopkins Bayview’ di Baltimora, oggi, ha parlato di “ansia e insicurezza tra i colleghi per la valanga di malati da coronavirus che potrebbe piombare nelle Emergency Room e per i tanti punti interrogativi sulla resistenza del sistema sanitario. Una slavina epidemica con tanti malati gravi rischierebbe di mettere in ginocchio strutture, persino come il Johns Hopkins, “gia’ oggi – secondo la sua esperienza – al limite delle capacita’ nelle aree di terapie intensive”. In una intervista all’ANSA, Galetto, che e’ anche professore alla Johns Hopkins, ha osservato: “Non sono uno statistico o un epidemiologo, ma siamo di fronte alla possibilita’ che il 60% degli americani venga contagiato”. “E allora non e’ possibile non preoccuparsi – dice – basti pensare che le mascherine N-95 di protezione dal coronavirus sono state sotto chiave sino ad ieri nell’ospedale. E proprio a noi del Pronto Soccorso, solo oggi, dopo richieste pressanti, le hanno finalmente date. Ventiquattro ore fa accoglievamo i pazienti senza indossarle con grandi rischi per noi e per il pubblico”.”Sui tamponi per il virus c’e’ una grande confusione. La gente pensa che per farseli fare basti andare in ospedale o in un Pronto Soccorso”. Guardando all’Italia, Galetto ritiene che “le misure prese sembrano appropriate”. “Anche in America – prevede – si arrivera’ a costruire strutture e tende esterne in cui accogliere i pazienti. Il sistema sanitario Usa ha capacita’ di resistenza ma davanti ad una valanga ci sono punti interrogativi sui limiti”.