Un’immagine simbolica, che vuole dare speranza a tutta la Sicilia e all’Italia intera in un momento difficile per il nostro Paese, legato all’emergenza Coronavirus. La Marina Militare di Messina, come è già accaduto in passato, illumina con il Tricolore ogni sera e per ogni notte il Bastione del Forte San Salvatore, uno dei simboli indiscussi della città.
Il Bastione del Forte San Salvatore di Messina, la storia
Il Forte San Salvatore, simbolo indiscusso della storia messinese dalla metà del 1500 in poi, sorge in uno dei luoghi più importanti della città, sulla stretta penisola di San Raineri che con la sua caratteristica forma a falce caratterizza il grande porto naturale di Messina. La zona, frequentata sin da tempi molto remoti, come attestano i ritrovamenti di ceramiche greche databili all’VIII secolo a.C., occupa un’area strategica di grande rilevanza e di suggestivo impatto visivo. Falce, in greco Zankle, fu il più antico nome di Messina e questo, insieme ai ritrovamenti della zona falcata (probabile area sacra), chiarisce che questa parte della penisola fu frequentata fin dalla fondazione della città. Nella parte più estrema sorgeva la Torre di S. Anna che ebbe una gran parte durante l’assedio della città da parte degli Angioini nella guerra del Vespro (1282).
Il forte deve il suo nome alla preesistenza del monastero del SS. Salvatore, convento basiliano la cui fondazione si attribuisce nel 1086 al Conte Ruggero che su quel luogo aveva trovato suoi partigiani uccisi. Il monastero attirò ben presto diversi monaci dediti allo studio e alla compilazione di testi sacri, classici e musicali (preziosi codici musicali greco-bizantini sono custoditi presso la Biblioteca Regionale di Messina). Per ordine di Carlo V il monastero fu demolito per poter fortificare l’accesso al porto e ricostruito nell’area oggi occupata dal Museo Regionale.
Con la costruzione del forte, nel 1546, la torre viene inglobata nella nuova struttura progettata da Antonio Ferramolino da Bergamo; si procedette all’eliminazione degli edifici medievali e allo sgombero dei monaci, che fondarono il nuovo monastero del SS. Salvatore nell’area oggi occupata dal Museo Regionale; la chiesa, inizialmente risparmiata, fu in gran parte distrutta dallo scoppio della polveriera nel 1549 e, in seguito, gradualmente abbandonata (unica testimonianza un fonte battesimale dell’XI secolo, oggi al Museo). Il Forte fu fatto costruire dal condottiero Don Ferrante Gonzaga, Viceré di Sicilia, nell’ambito della realizzazione di un imponente sistema difensivo esteso all’intera città, ordinata dall’Imperatore Carlo V d’Asburgo quando aveva visitato la città nel 1535, durante il suo viaggio in Italia.
Nel 1674, durante la rivoluzione antispagnola il forte fu espugnato dai Messinesi che lo tennero per quattro anni. Il terremoto del 1783 provocò diversi danni ben presto riparati. Passato il pericolo di attacchi dal mare la fortezza fu usata soprattutto contro la città; i suoi cannoni insieme a quelli della vicina Cittadella tuonarono spesso contro Messina fino al 1861, data in cui la penisola di San Raineri viene conquistata dalle truppe garibaldine.
Sul culmine della fortezza si trova un bastione semicilindrico detto forte “Campana” sul quale si trova una stele, alta 35 metri e rivestita in pietra di Trapani, sormontata dalla statua bronzea alta 7 metri raffigurante la Madonna della Lettera, che è diventata uno dei simboli della città. la Stele della Madonna della Lettera venne inaugurata, nel 1934, dal pontefice Pio XI che da Roma azionò un congegno costruito da Guglielmo Marconi per comandare a distanza l’illuminazione elettrica.