Energia: analisi ENEA delle politiche nazionali di decarbonizzazione post-COP21

Elaborazione di scenari di decarbonizzazione profonda al 2050 e analisi della competitività industriale dell’Italia per produzione ed esportazione di alcune tra le principali tecnologie energetiche low-carbon
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Elaborazione di scenari di decarbonizzazione profonda al 2050 e analisi della competitività industriale dell’Italia per produzione ed esportazione di alcune tra le principali tecnologie energetiche low-carbon, come pannelli fotovoltaici, batterie e veicoli elettrici. Sono i contributi ENEA al progetto europeo COP21 RIPPLES, finanziato dal programma Ue Horizon2020 con circa 3 milioni di euro e coordinato dal francese Institut pour le Developpement Durable. Nell’ambito del progetto, che vede la partecipazione di 18 istituzioni di ricerca di 10 Paesi europei e non sono state prese in esame sia le politiche di decarbonizzazione post-COP21, sia nazionali che globali, passando in rassegna aspetti come sviluppo delle tecnologie, innovazione industriale e flussi finanziari necessari per accelerare il processo di decarbonizzazione, in un contesto di sviluppo sostenibile e di equità sociale.

“L’Italia presenta una certa specializzazione nell’export di alcune tecnologie low-carbon come quelle del solare termico, dell’idroelettrico e per l’efficienza energetica, mentre è quasi assente nel fotovoltaico, nei biocarburanti e nel nucleare”, spiega Maria Rosa Virdis, ricercatrice ENEA della Divisione Modelli e tecnologie per la riduzione degli impatti antropici e dei rischi naturali. “A confermare ulteriormente il quadro italiano c’è l’analisi che abbiamo condotto sui brevetti, ma il nostro paese potrebbe ancora giocare un ruolo in nuovi settori come quello della mobilità elettrica, grazie ai recenti piani di elettrificazione con vetture ibride, plug-in hybrid e full electric di un campione nazionale dell’industria automobilistica”, aggiunge Virdis.

A questo proposito, un approfondimento dedicato allo sviluppo delle tecnologie più rilevanti per la mobilità elettrica (ad esempio le batterie a ioni di litio) mostra come l’Italia sia un importatore netto, rischiando di restare tale anche in uno scenario di rapido sviluppo del settore. “Nonostante alcuni validi punti di forza, persiste una sostanziale mancanza di preparazione del sistema industriale italiano a far fronte a questi cambiamenti del mercato e a cogliere le opportunità dell’auto elettrica. Ma per fortuna, si iniziano a registrare cambiamenti di rotta sia a livello di politica industriale che da parte delle grandi imprese”, sottolinea la ricercatrice ENEA.

In generale, l’analisi mostra che per gli scenari volti a contenere l’aumento di temperatura al di sotto dei 2°C (ad esempio 1,5°C) tutti i paesi dell’Ue dovrebbero perseguire strategie più ambiziose e accelerare le tappe rispetto a scenari di riferimento o anche miranti a 2°C. Entro il 2050 si dovrebbero progressivamente abbandonare le fonti fossili, mentre le energie rinnovabilidovrebbero soddisfare più della metà della domanda di elettricità, così come è previsto per Italia, Spagna e Germania. In Polonia, Repubblica Ceca, Regno Unito è previsto un aumento del ricorso all’energia nucleare da fissione, che Paesi come Francia e Germania hanno deciso di ridurre o abbandonare entro il 2025, e che dovrebbe essere ‘sostituita’ con massicci investimenti in efficienza energetica e rinnovabili.

Per la decarbonizzazione dei trasporti – cioè un abbattimento delle emissioni di CO2 dell’85% (rispetto ai livelli del 2014) entro il 2050 in uno scenario al di sotto dei 2°C – il progetto COP21 RIPPLES sottolinea la necessità di un maggiore ricorso all’elettrificazione e alle batterie di nuova generazione (come le litio-ione), mentre l’idrogeno potrebbe rimanere ancora un mercato di nicchia, coprendo circa l’1% della domanda di trasporto della Ue entro il 2050 (per le incertezze sul costo delle celle a combustibile). In Italia oltre la metà della domanda totale di energia per trasporti dovrebbe essere soddisfatta dall’elettricità; quote elevate di consumi elettrici sono attesi anche in Francia, Germania e Repubblica Ceca, ma questi ultimi Paesi farebbero anche un forte ricorso ai biocarburanti. “In generale, a livello europeo, non siamo ancora in linea con gli impegni assunti nell’ambito degli accordi di Parigi per la mitigazione del cambiamento climatico. La sfida attuale è quella di comprendere meglio la natura del gap fra impegni presi e obiettivi nazionali a medio-lungo termine e di approfondire il dibattito sulle politiche di attuazione a tutti i livelli. Il Green Deal europeo rappresenta oggi un’opportunità per sviluppare una risposta adeguata e concreta agli obiettivi fissati dalla COP21”, conclude Virdis.

Per rispettare gli accordi di Parigi, il progetto ha definito una serie di linea guida nazionali ed europee per accelerare il processo di decarbonizzazione, come ad esempio anticipare gli investimenti in nuove tecnologie, promuovere un sistema finanziario più green, rafforzare gli obiettivi di decarbonizzazione al 2030 e, soprattutto, porre al centro di questa sfida la politica industriale, a partire da settori fondamentali come quello automobilistico e siderurgico.

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