Ricorre oggi 8 marzo la Giornata Internazionale della Donna, più comunemente nota come “Festa della Donna“: lo scopo è la ricordare sia le conquiste sociali, economiche e politiche, sia le discriminazioni e le violenze di cui le donne sono state e sono ancora oggetto ovunque nel mondo.
Il falso storico dell’incendio e la controversa scelta della mimosa
Le origini di quella che impropriamente viene definita “festa” sono controverse e spesso, ad un fondo di verità, si aggiungono mix fantasiosi. Si parla quasi universalmente dell’incendio presunto che sarebbe divampato a New York nel 1908 nei locali dell’industria tessile “Cotton”, dove 129 operaie protestavano sui propri turni lavorativi quotidiani massacranti. L’8 marzo il proprietario della fabbrica, un certo Mr Johnson, bloccò tutte le porte per impedire loro di uscire. Divampò un incendio che provocò la morte di tutte le donne rimaste intrappolate all’interno. In realtà un incendio si verificò, ma non in quella data.
La verità è depositata nel Museum of the city of New York, che custodisce un’imponente serie di foto che documentano fatti e avvenimenti che devastarono la città. In questi archivi non ci sono tracce dell’incendio della Cotton ma sono presenti immagini sconvolgenti riguardanti un altro incendio, divampato il 25 marzo 1911 alla “Triangle Shirtwaist Company”, una fabbrica di camicie ubicata negli ultimi 3 piani di un edificio di Washington Place in cui 500 donne comprese tra i 15 e i 25 anni ed un centinaio di uomini lavoravano in condizioni di totale sfruttamento 60 ore a settimana, oltre agli straordinari imposti dal proprietario. Le donne poi, erano strettamente sorvegliate da personale esterno, gli ingressi erano chiusi a chiave per impedire loro anche di assentarsi per una semplice pausa e tutti i lavoratori, maschi e femmine, erano privi di diritti e di norme che tutelassero la loro sicurezza. Alle 16:40 del venerdì 25 marzo 1911 scoppiò un incendio all’8° piano, che raggiunse da lì a poco anche il 9° ed il 10°. Alcune donne, nel tentativo disperato di salvarsi la vita, fuggirono sulla scala anticendio che crollò sotto il loro peso, così come l’ascensore che si schiantò. Alcune rimasero arse dalle fiamme al decimo piano, dove si erano rifugiate con la speranza di stare al sicuro, mentre 146 si lanciarono nel vuoto, sfracellandosi. Quest’avvenimento è stato descritto in un articolo del Corriere della Sera dell’8 marzo 2004 dal giornalista Gian Antonio Stella e può essere una delle possibili origini reali della ricorrenza celebrata in tutto il mondo.
La prima giornata ufficiale della donna fu celebrata il 28 febbraio 1909 negli Stati Uniti. Nel 1911 in Germania si ebbe la settimana rossa di agitazioni femminili mentre, con lo scoppio della Prima Guerra Mondiale le celebrazioni furono interrotte, fino all’8 marzo 1917, quando, a San Pietroburgo, le donne guidarono una grande manifestazione per rivendicare la fine della guerra.
In Italia, la prima manifestazione si ebbe nel 1922 e solo nel 1945 l’8 marzo venne adottato come data ufficiale.
L’8 marzo 1945 venne proclamato “Anno Internazionale della Donna” dalle Nazioni Unite e le organizzazioni femminili celebrano oggi in tutto il mondo la giornata dedicata alle donne. Nel 1977, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite adottò una risoluzione sancendo l’8 marzo come “Giornata delle Nazioni Unite per i diritti delle donne e la pace internazionale”, chiedendo agli Stati membri di osservarla e riconoscere l’urgenza di mettere fine alle discriminazioni per raggiungere un piena e paritaria partecipazione delle donne alla vita civile e sociale del proprio paese.
Perché proprio la mimosa per celebrare l’8 marzo? Appartenente alla famiglia delle Mimosaceae, è il simbolo per eccellenza della Festa delle Donne, per via di un avvenimento storico tutto italiano. Nel 1946, su iniziativa delle attiviste Rita Montagnana e Teresa Mattei, l’UDI (Unione Donne in Italia), giunse a scegliere la mimosa, dopo un percorso alquanto complesso. Le donne preferivano l’orchidea, ma la Mattei, che l’anno dopo avrebbe fatto parte dell’Assemblea Costituente, per evitare la scelta ricadesse su un fiore costoso come quello, si inventò una leggenda cinese, raccontando che la mimosa rappresentava per quel popolo il calore familiare e il simbolo della gentilezza femminile, convincendo così il gentil sesso a propendere per i rametti.
Le celebrazioni in Italia e nel mondo
L’idea di associare la mimosa alla Festa della donna è quindi tutta italiana, da attribuire a Rita Montagnana e Teresa Mattei, due grandi attiviste dell’Unione Donne Italiane che, nell’organizzare la prima Festa della donna del Dopoguerra, vollero trovare un fiore che potesse trovarne il simbolo. Fu scelta la mimosa proprio perché fioriva ai primi di marzo. Teresa Mattei disse: “Scegliamo un fiore povero, facile da trovare nelle campagne”. L’Acacia dealbata, appartenente alla famiglia delle Mimosaceae, dal profumo intenso e delicato, in apparenza fragile, nasconde, in realtà, una grande forza, attecchendo su qualsiasi terreno, anche in quelli difficili e questa sua caratteristica lo accomuna alla determinazione delle donne nel cercare di raggiungere i loro obiettivi.
Nel resto del mondo come si festeggia l’8 marzo? In Russia è festa nazionale, trascorsa nel cerchio familiare con uno sfarzoso pasto e champagne, oppure facendo visita agli amici. Gli uomini, secondo la tradizione, devono dare il meglio di sé, dedicandosi alle faccende domestiche (lavaggio dei piatti, cucina e cura dei bambini), in modo che le donne possano sentirsi delle regine, godendosi la loro giornata di riposo. In Ecuador, nel “Parque de las Mujeres”, dietro la Chiesa della Dolorosa, si organizzano iniziative culturali, spettacoli e movimenti ed i ristoranti offrono menù speciali; in Colombia le donne non ammettono gli uomini ai festeggiamenti, riunendosi nei quartieri per organizzare la “pollada” (vendita di patate, pollo, tamales ecc.); usando i fondi raccolti per rafforzare le attività delle organizzazioni di donne. E se l’Honduras festeggia la donna il 25 gennaio, a New York ci pensa il Code Pink Women for Peace ad organizzare una serie di attività che vanno dal 6 all’8 marzo ed in Africa la festa è sentita dalle donne in lotta: in Cameroon, ad esempio, le associazioni di donne organizzano dei festeggiamenti che durano tutta la settimana a cavallo dell’8 marzo, con vari eventi e iniziative artistiche e culturali.
In Indonesia le donne artiste si incontrano per dibattere, organizzando mostre ed eventi culturali; così come nelle Filippine dove le donne, tra le più istruite dell’Asia, fanno sentire forte la loro voce. In Vietnam, in cui il sesso femminile costituisce una grande forza lavoro, c’e’ la Women Union, vero caposaldo della cultura comunista; il vicepresidente del Paese è una donna e l’8 marzo di festeggia regalando mazzi di fiori a tutte le donne che portano cose da mangiare anche sul luogo di lavoro per stare tra loro in maniera conviviale.
Storia e curiosità della mimosa, fiore simbolo dell’8 marzo
Sono passati 70 anni dall’8 marzo 1946, data in cui la mimosa fu scelta come fiore simbolo della Festa della Donna. L’idea di abbinare questo fiore alla ricorrenza è solo italiana.
Alcune curiosità sulla mimosa: per gli Aborigeni australiani ha proprietà curative, tanto da essere utilizzata come preparato di uno speciale decotto contro diarrea, malattie veneree, nausea e disturbi nervosi.
Le mimose, tra i cibi più appetitosi per le giraffe, che ne possono ingurgitare fino a 66 kg al giorno, sono simbolo di moralità e pudicizia nel linguaggio dei fiori. Un’antica leggenda narra di un pastore, perdutamente innamorato di una ninfa, al punto da perseguitarla senza tregua, costringendola, per difesa, a nascondersi tra i boschi. La fanciulla, esausta, supplicò il dio delle nozze Imene di mutarla in un fiore. Fu così che venne trasformata in mimosa. Gli indiani dell’America settentrionale, invece, preferiscono la mimosa durante le feste o le promesse d’amore. In questi casi, infatti, scelgono un ramoscello di acacia, donato dal giovane innamorato alla ragazza che lo ha conquistato.
Come conservare al meglio la mimosa
Per conservare al meglio la mimosa – consiglia la Coldiretti – è bene tagliare quanto prima gli steli che devono rimanere per due ore in acqua pulita e inacidita con due gocce di limone. Vanno quindi collocati in penombra e mantenuti in ambiente fresco e umido perché – continua la Coldiretti – la mimosa rilascia molta acqua attraverso la traspirazione e bisogna evitare che la perdita di liquidi faccia seccare rapidamente il fiore.
Dal punto di vista botanico si tratta in realtà un’acacia dealbata, arbusto sempreverde originario delle zone tropicali, che insieme al genere della mimosa appartiene all’unica famiglia delle Leguminose. Le varietà più diffuse sono – precisa la Coldiretti – la Floribunda e la Gaulois che è più rigogliosa. Le foglie di mimosa, composte da tante foglioline verde chiaro, in caso di pericolo (per esempio se vengono sfiorate o la temperatura supera i 20 gradi) si ritraggono, ed è per questo particolare atteggiamento che ha preso il nome scientifico “mimus”, dal latino attore mimico.