Il coronavirus e l’esodo verso Sud, la lettera di una milanese: “Questa gente non merita di tornare. I meridionali rimasti hanno tutta la mia stima”

"Per quel che ne so le regioni del Sud non saranno mai in grado di reggere i numeri che stanno mettendo in serie difficoltà anche la Lombardia. Sarà una catastrofe"
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Riceviamo e pubblichiamo la lettera di una studentessa di medicina che vive e studia a Milano, che ha voluto rendere pubbliche alcune considerazioni in merito all’emergenza Coronavirus e in particolare all’esodo che in questi giorni confusi si è verificato dal Nord verso il Sud, con migliaia di persone che sono tornate nei paesi e nelle città di origine.

Gentile redazione, ho 23 anni e vivo e studio a Milano, mia città natale. Sto vivendo con ansia e apprensione, come buona parte d’Italia, questo periodo frenetico e buio che il nostro Paese sta attraversando. Ma oltre ai timori legittimi sto cercando anche di fare leva, quanto più possibile, su tutta la razionalità di cui sono capace. Sono una studentessa di medicina e dunque la scienza è il mio pane quotidiano. La mia regione, che è la più piagata in questo momento in Italia con le centinaia di morti per via del Coronavirus, sta vivendo uno dei momenti più drammatici di sempre. La sanità è quasi al collasso, i posti in terapia intensiva scarseggiano e addirittura ci sono problemi con il numero di ambulanze. Personalmente non avrei mai pensato di vivere una situazione del genere e mi auguro che le misure prese dal Governo, che personalmente credo sarebbe stato opportuno arrivassero prima, possano effettivamente frenare i contagi e la diffusione così capillare del Covid-19. 

coronavirus passeggiataIl motivo però per cui ho deciso di scrivere questa lettera proprio a voi è perché seguendovi da tempo so che vi siete occupati più volte dell’inspiegabile esodo che dal Nord si è verificato verso le regioni del Sud. Tutto lecito, ovviamente, visto che il Governo ci permette di spostarci verso i luoghi di residenza, ma forse approvando questo non hanno tenuto conto delle migliaia di persone che studiano e lavorano al Nord, ma risiedono al Sud. Tra i miei colleghi di facoltà ce ne sono molti che arrivano da regioni del Meridione: Sicilia, Calabria, Basilicata. Tra di loro c’è chi ha capito e ha deciso di rimanere, perché fuggire da Milano sarebbe stato non solo inutile ma dannoso, e chi invece è partito, ha preferito tornare a casa per stare in famiglia. Ma quello che mi chiedo è: perché? Secondo quale logica migliaia di persone hanno pensato bene di spostarsi e andarsene al Sud, dove come ben sappiamo la sanità langue da sempre? Ciò che mi fa riflettere ancor di più è che molti di questi sono miei colleghi, dunque gente che la medicina in qualche modo la ‘mastica’, gente che dovrebbe avere un certo livello culturale, e invece hanno dimostrato l’esatto contrario.

Capisco e giustifico, in parte, solo chi aveva familiari anziani da accudire, oppure chi ha rispettato la prassi e si è auto denunciato mettendosi in quarantena, ma so anche che molti non lo hanno fatto. Per quel che ne so le regioni del Sud non saranno mai in grado di reggere i numeri che stanno mettendo in serie difficoltà anche la Lombardia. Sarà una catastrofe. E’ brutto dirlo e anche pensarlo, ma buona parte della responsabilità sarà proprio di chi è scappato di notte, alla rinfusa, come fossero dei ladri. Ne ho parlato con un’amica calabrese rimasta qui, anche lei in università con me e mi ha detto: ‘Se io adesso andassi a casa e fossi infetta ma asintomatica, metterei in serio pericolo chi ha viaggiato con me e anche chi mi accoglierà a casa. Chi mi dice che io non sia infetta?”. E io mi chiedo la medesima cosa: come fanno quelle migliaia di persone partite verso Puglia, Campania, Calabria, Sicilia, Sardegna, a sapere di non essere infette? Il Coronavirus, nella maggior parte dei casi può manifestarsi con sintomi lievi o addirittura può essere asintomatico. Dunque queste persone stanno mettendo in pericolo se stessi e gli altri spostandosi verso regioni che di fatto non possono garantire loro le cure adeguate.

Mi auguro che tutto si risolva per il meglio, ma di una cosa sono certa: apprezzo la coerenza e la dignità di chi è rimasto. Chi se ne è andato invece, tra cui anche amici, non avrà mai più la mia stima, perché questo era il momento di usare la ragione, non di lasciarci prendere dalla paura. La paura è padrona dell’incosciente non dell’uomo di cultura. Forse non meritano nemmeno di tornare. Un abbraccio a tutte le popolazioni del Sud che in questo momento pregano per non finire nell’inferno in cui siamo noi“.

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