E’ giunto infine l’Equinozio di Primavera, che segna l’inizio della primavera astronomica. L’evento quest’anno si verifica appunto oggi, 20 marzo, alle ore 03:50 UTC (le 04:50 ora italiana).
L’inverno si fa da parte
Archiviato l’inverno, oggi 20 Marzo 2020 è il giorno dell’equinozio di primavera.
“Proviamo a seguire il percorso apparente che il Sole compie nel cielo, lo vediamo sorgere a est, poi culminare quindi tramontare a ovest. Questo percorso apparente, che lo vede passare da un segno zodiacale all’altro, si chiama eclittica e incrocia l’equatore celeste in 2 punti: l’equinozio di primavera e l’equinozio d’autunno. Il Sole viaggia da sotto a sopra l’equatore e, nel nostro emisfero, aumentano le ore di luce e quindi il calore mentre nell’emisfero australe avviene il contrario,” ha spiegato l’astrofisica dell’Inaf Daria Guidetti.
Se oggi ci trovassimo all’equatore vedremmo sorgere il sole precisamente a est, culminare allo zenit e tramontare a ovest.
L’equinozio di primavera però cade in date variabili, tra il 19 e il 21 marzo, e ciò a causa del calendario: il calendario gregoriano comprende 12 mesi per un totale di 365 giorni, 366 negli anni bisestili. “In realtà però la Terra, a causa del moto di precessione, per compiere un’orbita completa intorno al Sole ci mette 365 giorni più 6 ore. Gli anni bisestili cercano di correggere questo sfasamento, facendo in modo che l’equinozio di primavera si verifichi sempre tra il 19 e il 21 marzo“.
Equinozi e solstizi
La parola “equinozio” deriva dal latino “equi” e “nox”, da intendersi come “notte uguale al dì”, definizione puramente teorica in quanto gli effetti della rifrazione atmosferica, il semidiametro del Sole e la parallasse solare fanno sì che negli equinozi la lunghezza del giorno ecceda quella della notte.
Gli equinozi di marzo e settembre sono i due giorni dell’anno nei quali ha inizio la primavera e l’autunno. Si chiama equinozio di primavera o Punto Gamma o nodo ascendente o Punto d’Ariete, il punto d’intersezione tra eclittica ed equatore celeste in cui il Sole passa dall’emisfero australe a quello boreale (cioè il Sole appare salire a nord dell’equatore celeste). Invece, è detto equinozio d’autunno o punto Omega o nodo discendente o primo punto della Libra, il punto di intersezione tra eclittica ed equatore celeste in cui il Sole passa dall’emisfero boreale a quello australe (cioè il Sole appare scendere a sud dell’equatore celeste).
Analogamente ai solstizi, gli equinozi sono considerati convenzionalmente il momento di avvicendamento delle stagioni astronomiche sulla Terra. Il nostro pianeta ruota sul suo asse polare una volta ogni 24 ore, determinando in questo modo la consueta alternanza tra giorno e notte; ma la Terra ruota anche lungo la sua orbita intorno al Sole una volta ogni 365,25 giorni, determinando così il ciclo annuale delle stagioni. Quando questi due movimenti si intersecano, ecco i due equinozi: quello di primavera a marzo, e quello di autunno a settembre. Due volte l’anno, quindi, la nostra stella attraversa l’equatore celeste, passando dall’emisfero nord a quello sud o viceversa. In entrambi gli equinozi (boreale e australe), il Sole passa a sud del tropico del Cancro e a nord di quello del Capricorno; allo Zenit equatoriale il Sole si trova declinato di 66°33′ su entrambi i tropici e di 23° 27′ su entrambi i circoli polari.
Come noto, la Terra gira su se stessa ed intorno al Sole lungo un’orbita particolare che si sviluppa sul piano dell’eclittica.
Se l’asse di rotazione fosse perpendicolare a questo, il giorno e la notte avrebbero sempre la stessa durata in ogni zona del pianeta (ai poli ci sarebbe sempre luce).
L’asse di rotazione della Terra, però, è inclinato rispetto all’orbita di circa 67°, con tutto ciò che ne consegue.
Significato simbolico, miti e leggende
Alcuni miti connessi all’evento sono duri da sfatare: ad esempio si ripete spesso che la regione artica, nel corso dell’anno, vive sei mesi di luce e sei mesi di buio. Cosa che che libri, articoli e guide turistiche continuano a riportare, attribuendo al termine “notte”, il significato di “presenza del Sole sotto l’orizzonte”: in realtà quando il Sole scende sotto la linea dell’orizzonte, quel che osserviamo è il crepuscolo. Ogni volta che il bordo più alto del Sole è inferiore a 18 gradi sotto l’orizzonte, si verifica il limite del crepuscolo astronomico, oltre al quale ne esistono altri due tipi: quello civile, che si verifica quando il Sole è sotto di 6°, e quello nautico, ossia quando la nostra stella scende a 12 gradi sotto l’orizzonte. Il momento in cui sono necessari i fari artificiali, coincide con la fine del crepuscolo. Questa fase interessa il Polo Nord sino ad ottobre, per cui siamo ben lontani dal definire questo periodo come “buio totale”.
Il mito si interseca quindi con la realtà e con i ritmi vitali dell’uomo, che nonostante la tecnologia, continuano ad essere intimamente legati con l’ancora, per certi versi, misterioso movimento degli astri.
Equinozio di primavera: i proverbi più famosi e curiosi
Un detto molto noto, riferito proprio all’equinozio di primavera, recita: “Marzo marzotto/il giorno è lungo come la notte”; un altro dice: “Quando cantano le botte/ il giorno è lungo come la notte” , dove le “botte” in forma dialettale, sono i rospi che, uscendo all’aperto per l’accoppiamento, più che cantare gracchiano. Sempre il rospo è il protagonista di un altro proverbio: “Quando canta il botto/ l’inverno è morto”, ossia l’inverno è finito, anche se marzo, dal punto di vita meteorologico, è davvero imprevedibile.
Un detto popolare molto conosciuto, riguardante San Benedetto dice: “San Benedetto la coperta giù dal letto” oppure “San Benedetto, la rondine sotto il tetto” e se qualcuno obietta di non aver visto ancora una rondine volare, la saggezza dei proverbi popolari, pensando davvero a tutto, controbatte con: “Una rondine non fa primavera”.
Il giorno dell’equinozio di primavera il contadino poteva cambiare padrone, com’era nell’uso contrattuale: “Quando canta il ghirligò (tordo), chi ha cattivo padrone mutar lo può” , in contrapposizione al detto: “Quando canta il fringuello/ buono o cattivo si tenga quello”. Il fringuello canta in autunno, periodo durante il quale non si poteva cambiare padrone.
La letteratura popolare è piena di proverbi, provenienti da tutte le regioni d’Italia, riguardanti il mese di marzo. Eccone alcuni più famosi: “Marzo pazzerello guarda il sole e prendi l’ombrello”, “Al primo tuon di marzo escon fuori tutte le serpi”.
“Quando marzo va secco, il gran fa cesto e il lin capecchio”; “Di marzo ogni villan va scalzo” o “Di marzo, chi non ha scarpe vada scalzo e chi le ha, le porti un altro po’ più in là”.
Ricordiamo anche: “Se marzo non marzeggia, giugno non festeggia” (oppure aprile mal pensa), “Se febbraio non febbreggia, marzo campeggia” ; “Marzu, acqua e suli, carricari fa li muli”. “Chi nel marzo non pota la sua vigna, perde la vendemmia”; “La nebbia di marzo non fa male ma quella di aprile toglie il pane e il vino” e “La luna marzolina fa nascere l’insalatina”.
Altri proverbi sul terzo mese dell’anno: “Marzo ventoso, frutteto maestoso”, “Marzo molle, gran per le zolle”; “Le api sagge in marzo dormono ancora”; “Marzo o buono o rio, il bue all’erba e il cane all’ombra”; “Vento di marzo non termina presto”, “Marzo non ha un dì come l’altro” per cui “Chi ha un buon ciocchetto lo serbi a marzetto”. Vi è poi un divertente proverbio che racchiude tutti i mesi dell’anno: “Gennaio zappatore, febbraio potatore, marzo amoroso, aprile carciofaio, maggio ciliegiaio, giugno fruttaio, luglio agrestaio, agosto pescaio, settembre ficaio, ottobre mostaio, novembre vinaio, dicembre favaio”.