Da #Abbraccia1Cinese al metro di distanza: così la politica dell’anti-scienza ha sottovalutato il Coronavirus e portato l’Italia nel caos

In Italia, la situazione è seria, altrimenti non avremmo fatto ricorso alle drastiche misure adottate, ma a molti questo non sembra essere chiaro
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Il coronavirus continua ad espandersi nel mondo in quella che ormai è una vera e propria emergenza. Tanti Paesi, tra cui l’Italia, hanno messo in quarantena diverse città, sospeso eventi, manifestazioni e attività didattiche per tentare di frenare la diffusione del virus, che ad oggi conta oltre 95.000 casi nel mondo e oltre 3.200 vittime. In Italia, dove abbiamo oltre 3.000 contagi e più di 100 morti fino a questo momento, tutto è iniziato poco dopo la metà di febbraio, quando in Lombardia è esploso il focolaio di casi che ha portato alla creazione della “zona rossa”, con decine di comuni lombardi posti in isolamento. Questo, tuttavia, non ha impedito che il virus si diffondesse anche nelle altre regioni italiane, anche se i numeri di casi più alti li hanno ancora Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna.

La situazione in Italia è precipitata nell’arco di pochi giorni, da quando è stato individuato il “paziente 1”, il 38enne di Codogno ancora ricoverato in gravi condizioni. Fino a quel momento, la situazione in Italia era stata abbastanza tranquilla. Erano 3 i casi confermati nel nostro Paese prima che scoppiasse l’emergenza al Nord: la coppia di turisti cinesi e il ricercatore italiano (tutti e 3 ricoverati allo Spallanzani e ormai guariti). Il Governo allora predicava calma e dichiarava di aver adottato le misure migliori in tutta Europa, invocando anche la grande efficienza del sistema sanitario nazionale e il pieno controllo della situazione. Peccato, però, che nell’arco di qualche giorno la situazione sia totalmente cambiata, tanto che l’Italia è diventata il focolaio più grande d’Europa, grande preoccupazione, insieme ad Iran e Corea del Sud, anche per l’Organizzazione Mondiale della Sanità.

Quando l’Italia ha sospeso i voli diretti con la Cina, la mossa è stata presentata come una misura non adottata da nessun altro Paese europeo, tale da mettere l’Italia in una posizione di vantaggio rispetto alla lotta per contrastare l’arrivo del virus nel nostro Paese. Non è servita a niente, però, considerando che le persone provenienti dalla Cina hanno potuto comunque arrivare in Italia tramite scali intermedi e senza nessun controllo, misura adottata invece da tanti altri Paesi su cittadini cinesi e non. E se il 7 Febbraio Di Maio rispondeva al governo cinese che aveva criticato la scelta italiana, dicendo che “il blocco dei voli è una misura presa per affrontare l’emergenza nell’immediato e finché le autorità sanitarie ci diranno che è opportuna continueremo a tenerla in atto“, ora sostiene: “Per i voli la Farnesina è attiva da diversi giorni per chiedere a chi ha bloccato i voli per l’Italia di rimuovere il blocco in toto perché non ha senso. Posso capire le zone rosse messe sotto attenzione ma dire che si chiude da e per l’Italia è inaccettabile”.

Il virologo Roberto Burioni

Ho la sensazione che molta, troppa gente non abbia capito con che cosa abbiamo a che fare. Forse alcuni messaggi troppo tranquillizzanti hanno causato un gravissimo danno inducendo tanti cittadini a sottovalutare il problema. Non va bene, non va bene, non va bene. La gente in questo momento deve stare a casa“, raccomanda il noto virologo Roberto Burioni, che già prima che il virus dilagasse in Italia, invitava a mettere in quarantena chiunque arrivasse dalla Cina nel nostro Paese. Eppure le parole degli esperti non sono state ascoltate a tempo dovuto e ora l’Italia si ritrova in questa situazione: con il più grande focolaio in Europa e con gli italiani visti come “untori” all’estero.

Siamo passati, quindi, da una “situazione sotto controllo”, così come la descriveva il Governo, ad una in cui fino al 3 aprile sono sospesi congressi, riunioni, meeting, eventi sociali, manifestazioni, eventi di qualsiasi natura, competizioni sportive, attività scolastiche e di formazione superiore. Bisogna evitare assembramenti di persone e mantenere una distanza di almeno un metro con gli altri per tentare di arginare la diffusione del virus. Eppure a Venezia, per tutto il mese di marzo, in Piazza San Marco, cittadini e turisti sono invitati a fermarsi nei caffè per un aperitivo: per ogni drink acquistato, ne verrà offerto uno. Un’iniziativa del genere a Venezia, terza città d’Italia per flusso di turisti, potrebbe contribuire a diffondere l’epidemia che con immensi sforzi si sta tentando di arginare.

Oggi sono sconsigliati abbracci e strette di mano, ma il sindaco di Firenze, Dario Nardella, poche settimane fa aveva deciso di lanciare un’iniziativa con l’hashtag #Abbracciauncinese. “È giusto avere attenzione e precauzione e seguire le indicazioni delle autorità sanitarie per il coronavirus – spiegava Nardellama quello che non è accettabile è il terrorismo psicologico e lo sciacallaggio che alcuni fanno per trovare soltanto una scusa per l’odio e l’esclusione”. Come se il Coronavirus fosse un problema inventato dai razzisti…

Foto di Marco Di Lauro / Getty Images

Ma anche tra i cittadini, si registrano comportamenti che rischiano di aggravare una situazione già seria. Nei giorni scorsi, ad un giovane pakistano, infetto ma asintomatico, era stato di chiesto di restare in quarantena, ma ha pensato bene di andare al lavoro in un ristorante cinese di Pavia, per il quale esegue consegne a domicilio. È delle ultime ore, poi, la notizia di un uomo che si è sottratto alla quarantena per andare a sciare. Un 50enne di Vo’, in Veneto, è stato fermato in Trentino dopo essere caduto sugli sci ed essersi rotto una gamba. All’ospedale, è stata accertata la sua provenienza, ma fortunatamente i test eseguiti risultano negativi. Ma se non fosse stato così, il rischio che è stato corso è che l’uomo diffondesse il contagio all’interno dell’ospedale di Cavalese e di quello di Trento, dove è stato trasportato, infettando anche gli operatori sanitari. Il sistema sanitario nazionale è fortemente sovraccaricato in questo momento, con i casi di coronavirus che necessitano di ricovero o terapia intensiva che si vanno a sommare a quelli dell’influenza stagionale.

In Italia, la situazione è seria, altrimenti non avremmo fatto ricorso alle drastiche misure adottate, ma a molti questo non sembra essere chiaro. Per tanti, si tratta solo di “qualcosa in più di un’influenza”, ma non è così e gli scienziati non smettono di ripeterlo. Del resto, se ci ritroviamo in questa situazione, è proprio perché gli esperti non sono stati ascoltati.

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