Quando finirà l’epidemia di Coronavirus? E’ la domanda che oggi tutti si pongono, tra ansie e speranze. Purtroppo oggi nessuno è in grado a rispondere a questa domanda, perchè è un virus nuovo e sconosciuto e il percorso che ci porterà alla fine dell’epidemia è zeppo di incognite. Anche perchè quella in atto è soltanto la prima ondata, e nei prossimi mesi ce ne saranno altre. Ma per capirne di più, ci siamo posti un’altra domanda: come e quando sono finite le altre pandemie? In alcuni casi s’è trattato di spontanee mutazioni rapide dei virus verso forme meno letali, evento comune nei patogeni perchè gli ospiti dei ceppi più pericolosi tendono ad estinguersi. In altri casi è servito attendere l’intervento umano con il vaccino. In alcun caso, però, il virus si è estinto isolandolo con interruzione dei rapporti sociali: possono essere soluzioni di breve periodo, limitate nello spazio e nel tempo, nei focolai più virulenti. A medio e lungo termine non sarà la soluzione, neanche per la Cina o per Wuhan, a meno che non si voglia rimanere chiusi in casa per l’eternità o isolare intere comunità dal resto del mondo.
Le più grandi pandemie della storia: i precedenti
Il Coronavirus non è certo un evento senza precedenti. Nella storia dell’umanità, infatti, abbiamo avuto molte pandemie: con una certa frequenza capita che si manifestino nuovi virus influenzali trasmissibili da uomo a uomo e contro i quali non c’è alcuna immunità, perchè hanno appena fatto un salto di specie.
La pandemia più antica documentata risale al V secolo avanti Cristo con la febbre tifoide della guerra del Peloponneso detta “pesta di Atene“, che colpì tutto il Mediterraneo centro/orientale. Poi nel VI secolo dopo Cristo è dilagato il morbo di Giustiniano, una pandemia di peste bubbonica che, sotto il regno dell’imperatore Giustiniano I colpì l’Impero bizantino e in modo particolare Costantinopoli. Nel 1300 si è verificata la “Grande Pesta Nera” che decimò la popolazione di tutta l’Europa: anche in quel caso il virus arrivò nel “Vecchio Continente” dal Nord della Cina. Nei secoli successivi si sono succedute periodiche pandemie di colera e il vaiolo, ribattezzata la “malattia democratica” perché uccideva tanto i poveri quanto i sovrani, come Luigi XV di Francia.
Dopo le rivoluzioni industriali, con distanze sempre più corte, collegamenti più veloci e con l’enorme crescita della popolazione mondiale, anche i virus hanno iniziato a viaggiare in modo molto più rapido. E così nel secolo scorso, tra 1900 e 2000, ci sono state ben 4 pandemie influenzali: la più grave è stata la “Spagnola“, che tra 1918 e 1920 ha provocato almeno 50 milioni di morti in tutto il mondo nel corso di tre differenti ondate, uccidendo il 4% della popolazione mondiale e contagiando mezzo miliardo di persone. La “Spagnola” si è originata dal ceppo virale H1N1.
Tra 1957 e 1960 c’è stata l’influenza “Asiatica” provocata da virus A H2N2 dilagato ancora una volta dalla Cina. Soltanto grazie al vaccino la pandemia è rientrata nel 1960 appunto, lasciando 2 milioni di morti. Dopo pochi anni, tra 1968 e 1969 s’è verificata la “pandemia di Hong Kong“, un tipo di influenza aviaria che ha ucciso oltre un milione di persone. Infine nel 1977 un altro virus nato in Cina si è propagato in tutto il mondo colpendo soprattutto i bambini, ancora una volta proveniente dall’Asia, il continente dove si trovano le aree più densamente popolate del mondo e con un’igiene inappropiata.
Molti di quei virus, come il sotto-tipo A/H3N2, continuano a circolare fino ad oggi e sono i responsabili delle nostre influenze stagionali, a cui da dieci anni si è aggiunto il nuovo virus A/H1N1 proveniente dal Messico (l’influenza “Suina“) che ha fatto il giro del mondo tra 2009 e 2010 e continua a circolare in tutto il pianeta: in Italia furono contagiate subito un milione e mezzo di persone, ma fu subito chiaro che il tasso di mortalità era inferiore anche rispetto a quello della normale influenza e la paura passò dopo poche settimane.
Ma nel nuovo millennio il primo allarme mondiale era scattato nel 2003 per la Sars, acronimo di “Sindrome acuta respiratoria grave”, una forma atipica di polmonite apparsa per la prima volta nel novembre 2002 nella provincia del Guangdong in Cina. In un anno la Sars uccise 800 persone, tra cui il medico italiano Carlo Urbani, il primo a identificare il virus che lo ha poi stroncato. Venne classificata come epidemia e non come pandemia.
Quello che oggi volgarmente chiamiamo Coronavirus e che l’Oms ha chiamato ufficialmente Covid-19 è stato originariamente individuato scientificamente con il ceppo SARS-CoV-2, un virus facente parte del genere Betacoronavirus che è il settimo coronavirus riconosciuto in grado di infettare esseri umani.
Quale sarà la soluzione per il Coronavirus? L’abbiamo già anticipato: ad oggi è impossibile prevederlo. Ma è difficile pensare di sconfiggere questa malattia. I farmaci ci consentiranno di curarlo, i vaccini di prevenirlo. Ma in ogni caso dovremo imparare a conviverci, perchè stagionalmente farà il giro del mondo.
Ilaria Capua pochi giorni fa ha spiegato che “Il precedente più interessante ed emblematico riguarda il virus del morbillo, che deriva dal virus della peste bovina, il quale si è avvicinato all’uomo quando Homo sapiens ha addomesticato il bovino. Ecco, io mi immagino circa 10 mila anni fa, a un certo punto compare, come dal nulla una malattia che inizia a colpire l’uomo con rialzo della temperatura e manifestazioni cutanee. Questo virus che fu il virus della peste bovina, divenuto poi morbillo, si è spostato a piedi, passo dopo passo con gli uomini infetti di allora, e circola nella popolazione umana da millenni. Il Covid-19 è stato generato dal punto di vista biologico da un fenomeno rarissimo, sostanzialmente non diverso da quello che vi ho raccontato, ma il nostro coronavirus però è divenuto pandemico nel giro di qualche mese. […] Bisogna però essere anche consapevoli che questo fenomeno biologico eccezionale, immaginiamo uno sciame virale che attraversa la popolazione della terra, potrà essere caratterizzato da alcune sorprese che bisognerà gestire e che non siamo in grado di prevedere. La cosa che ci conforta è che praticamente tutte le specie animali suscettibili a coronavirus respiratori sono colpiti da forme lievi, spesso delle vie aeree superiori. Lo studio comparato mi suggerisce anche che alcuni ceppi virali potrebbero in futuro causare forme enteriche nei neonati e nei giovani. Vedremo. Non mi sorprenderebbe di certo se il virus fra qualche tempo si mostrasse in grado di infettare animali domestici o selvatici, casi che andranno gestiti. Stiamo assistendo a un fenomeno epocale, la fuoriuscita di un virus pandemico dal suo habitat silvestre e la sua diffusione globale che diventa un’onda inarrestabile, invade le nostre vite, le nostre case e i nostri affetti. È questo il Cigno nero che scuoterà violentemente il sistema? Lo vedremo. Quello che è certo è che questo virus ci terrà compagnia almeno per qualche altro mese“.
E questa è solo la prima ondata ci accompagnerà ancora a lungo, per poi concedere una pausa (presumibilmente in concomitanza con l’estate, almeno nel nostro emisfero) prima di scatenare la seconda ondata che potrebbe essere ancor più violenta, o almeno in passato è già andata così. Ma se intanto avremo sviluppato i farmaci, le conseguenze saranno meno dolorose. In attesa del vaccino.