Tumore della prostata: la Commissione Europea approva darolutamide

Si stima che nel 2018, nel mondo, 1,2 milioni di uomini abbiano ricevuto una diagnosi di tumore della prostata e circa 358.000 siano deceduti a causa di questa patologia
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La Commissione Europea ha autorizzato la commercializzazione nell’Unione Europea (EU) di darolutamide, inibitore orale del recettore per gli androgeni (ARi). Il farmaco, sviluppato congiuntamente da Bayer e Orion Corporation, un’azienda farmaceutica finlandese che opera su scala mondiale, è raccomandato per il trattamento dei pazienti con tumore della prostata non metastatico resistente alla castrazione (nmCRPC), che sono ad alto rischio di sviluppare malattia metastatica. Bayer è responsabile della commercializzazione a livello globale, in cooperazione con Orion Corporation, in alcuni mercati europei, come Francia, Germania, Italia, Spagna, Regno Unito, Penisola Scandinava e Finlandia.

Darolutamide ha una struttura chimica peculiare che inibisce la crescita delle cellule di carcinoma prostatico, limitando al contempo gli effetti collaterali che impattano sulla vita quotidiana dei pazienti. L’approvazione in EU si basa sui dati dello studio di fase 3 ARAMIS, che ha valutato l’efficacia e la sicurezza di darolutamide in associazione alla terapia di deprivazione androgenica (ADT), rispetto a placebo associato a ADT. I risultati hanno dimostrato un miglioramento statisticamente significativo della sopravvivenza libera da metastasi (MSF), endpoint primario di efficacia di darolutamide in associazione con ADT, con una mediana di 40,4 mesi rispetto a 18,4 mesi di placebo in associazione a ADT (p < 0,0001), associato ad un profilo di sicurezza favorevole. Darolutamide è già stato approvato negli Stati Uniti, in Australia, Brasile, Canada e in Giappone, e autorizzazioni sono in via di approvazione o programmate in altri Paesi.

Poiché gli uomini con nmCRPC non hanno normalmente sintomi e conducono vite attive, è importante avere a disposizione opzioni di trattamento che ritardino la progressione del loro tumore e al contempo minimizzino gli effetti collaterali, permettendo loro di mantenere uno stile di vita il più possibile normale. Darolutamide è una nuova opzione di trattamento con un profilo di sicurezza favorevole, che aiuta i pazienti ad aderire alla terapia e ci permette di raggiungere questi obiettivi”, ha affermato Karim Fizazi, M.D., Ph.D., Head of the Department of Cancer Medicine at the Institut Gustave Roussy, Villejuif, Francia.

Il tumore della prostata che rimane confinato all’organo ma che, trattato con terapia di deprivazione androgenica (ADT), continua a progredire senza sviluppare metastasi anche quando il valore di testosterone nell’organismo si riduce a livelli molto bassi, è conosciuto come nmCRPC. Sulla base dei dati di incidenza del tumore della prostata, nel 2018, si stima che in Europa più di 67.000 uomini abbiano ricevuto la diagnosi di CRPC. Circa un terzo degli uomini con nmCRPC sviluppa metastasi entro due anni.

L’approvazione di darolutamide in Europa conferma il nostro impegno ad offrire terapie innovative che si differenziano dalle opzioni di trattamento disponibili e che rispondono a bisogni medici insoddisfatti, per migliorare le risposte cliniche mantenendo la qualità di vita dei pazienti, in ogni stadio del carcinoma prostatico”, ha dichiarato Robert LaCaze, Member of the Executive Committee of Bayer’s Pharmaceuticals Division e Head of the Oncology Strategic Business Unit. “Ci proponiamo di condividere i risultati della pre-pianificata analisi di sopravvivenza globale, a un convegno di oncologia prima della fine dell’anno”.

Satu Ahomäki, Senior Vice President, Commercial Operations of Orion Corporation, ha aggiunto: “Siamo entusiasti di collaborare con Bayer unendo la nostra esperienza per lo sviluppo di darolutamide e guardiamo alla commercializzazione congiunta in Europa per permettere a tutti i pazienti con nmCRPC eleggibili e ai loro clinici di beneficiare di questo nuovo trattamento”.

Nello studio ARAMIS, la sopravvivenza globale (OS) e il tempo alla progressione del dolore erano endpoint di efficacia secondari. Al momento dell’analisi finale di sopravvivenza libera da metastasi, è stato osservato un trend positivo nella sopravvivenza globale. I dati di OS non erano ancora maturi. I risultati dell’analisi di OS già pianificata saranno presentati a un prossimo convegno di oncologia entro il 2020. Oltre ai risultati di MFS, è stato osservato un ritardo del tempo alla progressione del dolore rispetto a placebo in associazione a terapia di deprivazione androgenica (ADT). Tutti gli altri endpoint secondari, il tempo alla chemioterapia citotossica e il tempo al primo evento scheletrico sintomatico (SSE), hanno mostrato un beneficio a favore di darolutamide al momento dell’analisi finale di MFS.

L’associazione di darolutamide e ADT ha dimostrato un profilo di sicurezza favorevole. Le reazioni avverse più frequenti nel braccio di darolutamide e ADT, che si sono manifestate con un incremento assoluto della frequenza ? 2%, rispetto a placebo e ADT, sono state fatigue/astenia (16% vs 11%), dolore agli arti (6% vs 3%) e rash (3% vs 1%). L’interruzione dovuta ad eventi avversi è stata osservata nel 9% dei pazienti in entrambi i bracci dello studio.

Lo studio ARAMIS
Lo studio ARAMIS è uno studio di fase 3 randomizzato, multicentrico, in doppio cieco, controllato verso placebo, disegnato per valutare la sicurezza e l’efficacia di darolutamide per via orale nei pazienti con nmCRPC in trattamento con ADT e ad alto rischio di sviluppare metastasi. Nel corso dello studio clinico, 1.509 pazienti sono stati randomizzati in rapporto 2:1 a ricevere 600 mg di darolutamide per via orale due volte al giorno o placebo in associazione con ADT. Nello studio erano ammessi anche i pazienti con storia di convulsioni.

Darolutamide
Darolutamide è stato approvato a marzo 2020 nell’ambito dell’Unione Europea per il trattamento di pazienti con carcinoma prostatico non metastatico resistente alla castrazione (nmCRPC), che sono ad alto rischio di sviluppare metastasi. Darolutamide ha anche ricevuto l’approvazione regolatoria negli Stati Uniti, in Australia, Brasile, Canada e Giappone, e autorizzazioni sono in via di approvazione o programmate in altri Paesi.

Darolutamide è un inibitore orale del recettore degli androgeni (ARi) con una struttura chimica peculiare: si lega al recettore degli androgeni con un’elevata affinità e mostra una forte attività antagonista, inibendo la funzione del recettore e la crescita delle cellule di carcinoma prostatico. È anche in corso uno studio di Fase III (ARASENS) di darolutamide nel tumore della prostata ormono-sensibile metastatico. Informazioni sullo studio sono disponibili nel sito www.clinicaltrials.gov.

Il carcinoma prostatico resistente alla castrazione (CRPC)
Il carcinoma prostatico è il secondo tumore per incidenza nella popolazione maschile in tutto il mondo. Si stima che nel 2018, nel mondo, 1,2 milioni di uomini abbiano ricevuto una diagnosi di tumore della prostata e circa 358.000 siano deceduti a causa di questa patologia. Il carcinoma prostatico rappresenta la quinta causa di morte per tumore negli uomini e si sviluppa in seguito alla proliferazione anomala delle cellule all’interno della ghiandola prostatica, che fa parte dell’apparato riproduttivo maschile. Interessa prevalentemente gli uomini di età superiore a 50 anni e il rischio aumenta con l’avanzare dell’età.

Le opzioni terapeutiche variano dalla chirurgia alla radioterapia fino alla terapia con antagonisti dei recettori ormonali, ossia sostanze che bloccano la produzione di testosterone o ne inibiscono l’effetto nella sede target. Tuttavia, in quasi tutti i casi, il tumore con il tempo diventa resistente alla terapia ormonale tradizionale.

Il CRPC è una forma avanzata della patologia in cui il tumore progredisce nonostante la terapia di deprivazione androgenica (ADT), anche in seguito alla forte riduzione dei livelli di testosterone nell’organismo. Negli uomini affetti da nmCRPC, un rapido tempo di raddoppiamento dei livelli di PSA è stato costantemente associato a una riduzione del tempo alla comparsa della prima metastasi e alla morte.

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