«L’ultimo dpcm è uno scandalo costituzionale. Non possiamo calpestare i diritti costituzionali. Trasformiamolo in un decreto», Ha detto duramente Matteo Renzi. E non è l’unico a pensarla così. Il polverone sollevato da più parti ha richiesto anche l’intervento del premier, Giuseppe Conte: «La tipologia di questa emergenza ci impone di dover intervenire decidendo anche nel giro di poche ore. Questo non significa che le prerogative del Parlamento non siano rispettate: continuerò a riferire. I decreti saranno convertiti in legge. Siamo riusciti a farlo anche in un contesto molto difficile, e il nostro ordinamento non era pronto. Ma è un percorso che non esilia affatto le prerogative del parlamento». Ma Renzi non ci sta: «Non può esistere uno Stato etico che ti fa autocertificare se la tua relazione affettiva è stabile o saltuaria: se nessuno si indigna per questo, significa che abbiamo un problema. La libertà di movimento, la libertà religiosa e tutte le altre libertà non sono consentite da un governo: la libertà viene prima del governo. E se anche rimanessi il solo a dirlo, continuerò a farlo».
E la questione non si limita solo ad una diatriba tra parti politiche. In merito si è espressa anche la Corte Costituzionale, soprattutto riguardo al concetto espresso da Conte del ‘decreto emergenziale’: «Non esiste un diritto speciale per i tempi eccezionali», ha precisato il presidente della Consulta Marta Cartabia nella tradizionale relazione annuale. «La piena attuazione della Costituzione richiede un impegno corale, con l’attiva, leale collaborazione di tutte le Istituzioni, compresi Parlamento, Governo, Regioni, Giudici. Questa cooperazione è anche la chiave per affrontare l’emergenza. La Costituzione, infatti, non contempla un diritto speciale per i tempi eccezionali, e ciò per una scelta consapevole, ma offre la bussola anche per navigare per l’alto mare aperto nei tempi di crisi, a cominciare proprio dalla leale collaborazione fra le istituzioni, che è la proiezione istituzionale della solidarietà tra i cittadini», ha precisato Cartabia.
Ma, molto schematicamente, verrebbe da chiedersi: cosa dice la legge? Ecco cosa si legge sul sito web laleggepertutti.it:
“Da tempo in molti si chiedono se la legislazione emergenziale “a colpi di Decreto” in tempo di Coronavirus sia o meno costituzionale. Ce ne siamo occupati anche noi quando, all’indomani del Decreto che metteva tutta Italia in lockdown, abbiamo indagato sulla possibilità che le prime sanzioni penali per chi violava i divieti di spostamento fossero incostituzionali e quando, prima ancora, ci eravamo chiesti se le stesse restrizioni alla libertà di circolazione dei cittadini potessero considerarsi costituzionali.
Adesso la problematica esplode nuovamente riguardo al nuovo Dpcm del 26 aprile, che regolerà i nostri comportamenti nella Fase 2 a partire dal prossimo 4 maggio.
Ad intervenire sul tema è l’autorevole voce dell’ex presidente della Corte Costituzionale, Antonio Baldassarre, che in un’intervista rilasciata alla nostra agenzia stampa Adnkronos non usa mezzi termini e definisce il Dpcm “in tutto incostituzionale“, arrivando ad accusare anche il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, di “pensiero autoritario“.
L’illustre giurista si concentra in particolare su due aspetti: la limitazione degli spostamenti alle sole visite ai “congiunti” – escludendo quindi i fidanzati che stando al testo letterale del Decreto non potranno vedersi mentre sarà consentito andare a trovare nonni, cugini e zii – e sul divieto di celebrare le messe nelle chiese, consentendo, invece, i funerali che coinvolgono fino a un massimo di 15 partecipanti.
Nell’intervista rilasciata a Roberta Lanzara, alla domanda se il Dpcm che inaugura la Fase 2 dell’emergenza Coronavirus a partire dal 4 maggio e liberalizza le visite ai ‘congiunti’ possa considerarsi un atto legittimo, l’ex presidente della Corte risponde secco: “Limitare le libertà con un Dpcm, è un atto, in tutto, incostituzionale”.
“Inoltre – prosegue Antonio Baldassarre – la limitazione ai ‘congiunti’ è “discriminatoria ed illegittima“, perché “nasconde una concezione del familismo assurda e fuori della realtà sociale attuale”.
Ma secondo Baldassarre in tutto questo c’è anche lo “specchio della arbitrarietà generale e del pensiero autoritario del presidente del Consiglio” che emerge da “espressioni apparentemente marginali, ma ieri da lui frequentemente usate, come ‘noi consentiamo’, ‘noi permettiamo’”.
Passando ai contenuti del Decreto, il costituzionalista rileva che il termine ‘congiunti‘ “può essere usato come sinonimo di parenti ma mai affini” e così arriva ad escludere “certamente gli amici, attraverso un pregiudizio familistico” e questo penalizza “in modo incostituzionale, perché discriminatorio, chi è legato da un rapporto affettivo diverso dalla classica famiglia”.
“Ma – chiosa l’ex presidente della Consulta – ci si ricorda della famiglia solo in questo caso? E le coppie di fatto, che convivono senza legame né di parentela né di affinità: che fanno, non si possono incontrare perché non rientrano nella categoria?” Così a giudizio di Baldassarre nel nuovo Decreto e non solo in esso prevale “il pregiudizio familistico di cui parlano gli studiosi stranieri quando si discute dell’Italia”.
Inoltre – prosegue Baldassarre – “nella nostra Costituzione c’è un dovere di solidarietà: le associazioni a difesa degli interessi solidali chiedano dunque di cambiare il Decreto e che sia consentita l’uscita a tutti, per considerevoli motivi di solidarietà sociale”.
Duro, quindi, il giudizio dell’ex presidente della Consulta: “Ci si sta approfittando di una situazione grave con disposizioni costituzionalmente assolutamente illegittime“.
Per Baldassarre su questo “non c’è dubbio” e spiega che “c’è una concezione autoritaria dietro al ‘noi consentiamo’ di Conte. Deriva dal fatto che il Dpcm è un atto amministrativo individuale. Prevede limiti alle libertà costituzionali che non hanno base in un atto legislativo. Dunque se il premier disciplina tutto attraverso il Dpcm è chiaro che dica: ‘io, noi’. È lui che concede, dall’alto della sua autorità, quello che deve esser fatto”. Ma questo – continua – è “esattamente l’opposto di quello che prevede la Costituzione dei diritti del cittadino, dell’uomo, della persona umana”.
Infine, arrivando al problema della celebrazione delle messe nelle chiese, Baldassarre rileva che “anche qui c’è un arbitrio autoritario: Se io faccio entrare le persone in un supermercato con il rispetto del distanziamento sociale, perché non in una chiesa? Mangiare è un bisogno fondamentale, ma anche il culto per un credente. Per la Costituzione – conclude – sono pari libertà quella al sostentamento e quella spirituale”.
Un’opinione diversa arriva, invece, non da un costituzionalista, ma da uno scrittore: Erri De Luca, che, sempre all’Adnkronos dice: ”Essere ristretti negli spostamenti in questo momento non è ancora una minaccia della libertà. L’unica minaccia consistente della libertà è il divieto di libertà di espressione. Finché c’è libertà di espressione – scandisce – siamo ancora in democrazia”.
Intanto sulla questione dei fidanzati si registrano le prime aperture del Governo: potrebbe consentire gli incontri, stando alle indiscrezioni che trapelano. Il permesso arriverà, probabilmente, nei prossimi giorni attraverso una Faq, una delle risposte a domande frequenti dei cittadini sui temi più avvertiti, come è accaduto nei giorni scorsi per la possibilità di fare il bagno al mare”.