Quei 277 metri che separano il laboratorio di Wuhan dal mercato degli animali: e se i complottisti stavolta avessero ragione?

I pipistrelli avevano attaccato un ricercatore e il loro sangue era finito sulla sua pelle: in quel laboratorio si studiavano i rischi dovuti a epidemie
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E’ uscito da un laboratorio? E’ di origine naturale? Non ci sono ancora risposte certe a queste domande, sebbene buona parte del mondo scientifico si sia affannata a farci sapere che sull’origine naturale del nuovo Coronavirus, causa dell’epidema di Covid-19 che stiamo vivendo, non si discute. Eppure i punti a sfavore di questa teoria sono diversi, primo fra tutti il fatto che nel SARS-CoV-2, ovvero il nuovo Coronavirus, sono presenti inserti di Hiv. Non possiamo escludere del tutto che la pandemia sia partita per un errore compiuto in un laboratorio di Wuhan”. Derubricata prima come fake news, la notizia è tornata di nuovo alla ribalta sui tabloid britannici, ovvero nel paese il cui governo pare essere convinto che la pandemia di coronavirus sia stata causata da una fuga del virus da un laboratorio cinese, “nonostante la gran parte degli scienziati continui a dire che il nuovo Coronavirus abbia un’origine naturale e sia stato trasmesso per la prima volta all’uomo da un mercato di animali vivi a Wuhan”. La fuga da un laboratorio di massima sicurezza presente a Wuhan “non è campata in aria”. La rivelazione sarebbe arrivata da un membro del Cobra, il comitato di emergenza guidato da Boris Johnson, che riceve informazioni dettagliate direttamente dai servizi di sicurezza d’oltremanica: “Esiste una visione alternativa credibile sulla natura del virus. Forse non è un caso che quel laboratorio sia proprio a Wuhan. Non è così scontata come coincidenza”, avrebbe dichiarato.

A Wuhan c’è un ormai noto istituto di virologia, il più avanzato del suo genere presente in Cina. E si trova a pochi chilometri dal mercato degli animali dal quale è partita l’epidemia poi trasformatasi in pandemia. In base a quanto riferito dal membro del comitato di emergenza britannico, diversi lavoratori dell’istituto di Wuhan sarebbero stati contagiati dopo essere entrati in contatto col sangue di animali infetti, portando poi senza volerlo l’infezione nella popolazione locale. In quel laboratorio, tra le altre ricerche, venivano condotti studi ed esperimenti su animali come pipistrelli per esaminare la trasmissione dei Coronavirus.

Il professor Richard Ebright, esperto americano di biosicurezza, del Waksman Institute of Microbiology della Rutgers University, nel New Jersey, ha affermato che mentre le teorie più diffuse sembrano suggerire che l’epidemia di Covid-19 non sia stata creata in uno dei laboratori di Wuhan, il virus potrebbe verosimilmente essere fuggito proprio da lì mentre veniva analizzato. Si sarebbe trattato, dunque, di un grave quanto semplice errore umano.

Come si legge sul quotidiano Il Tempo, secondo uno studio citato da Mariano Bizzarri e Alessandro Sansoni, in Cina sono presenti 30 laboratori semi-segreti dove ci si occupa della costruzione di armi biologiche. Questi va aggiunto anche il Wuhan Center, che come abbiamo detto è un laboratorio biologico ad alto contenimento, dove si lavora al contrasto dei rischi dovuti a epidemie naturali, abusi intenzionali e diffusioni accidentali. Il laboratorio in questione è stato realizzato nel 2004 con la collaborazione dei francesi.

Il dubbio è che il virus SARS-CoV-2 sia stato intenzionalmente manipolato. Uno studio di Nature tende ad escludere questa ipotesi, ma non del tutto, proprio perché nel nuovo Coronavirus sono presenti “numerose sostituzioni di amminoacidi rispetto alla Sars per le quali non possiamo al momento proporre spiegazioni ragionevoli”. Questo sommato agli inserti di Hiv di cui abbiamo già parlato, porta a dubitare che il virus, effettivamente, possa non essere del tutto naturale. Il Tempo fa ricorso a diverse fonti e studi che supportano la teoria del laboratorio, concludendo che “è assodato che la Cina da 20 anni si sia lanciata nel settore delle biotecnologie, spesso con effetti disastrosi in mancanza di laboratori di controllo, di esperienza specifica e di protocolli etici adeguati e pertanto non è da escludere a priori la possibilità che nel laboratorio di Wuhan qualcosa sia andato storto”.

E questa teoria, lo ricordiamo, era stata messa in campo dalla stessa Cina, quando l’epidemia di Covid-19 era appena scoppiata da loro e in Italia, come nel resto del mondo, lo vedevamo come un problema che non ci riguardava, lontano anni luce da noi. Secondo due biologi della South China University of Technology, che contestano la versione ufficiale fornita dalle autorità di Pechino per la quale l’agente patogeno si sarebbe trasmesso direttamente dai pipistrelli all’uomo, il virus avrebbe ‘preso vita’ in uno dei due laboratori che si trovano nei pressi del mercato del pesce di Wuhan. Come scriveva il Daily Mail, Botao Xiao e Lei Xiao erano convinti che “le possibili origini del coronavirus 2019-nCoV potrebbero avere come causa gli animali infetti tenuti in laboratorio dal Centro per il Controllo delle Malattie di Wuhan (WHCDC), tra cui 605 pipistrelli. Il WHCDC è anche vicino all’Union Hospital dove il primo gruppo di medici è stato infettato durante questa epidemia. È plausibile che il virus sia trapelato e che alcuni di essi abbiano contaminato i pazienti iniziali, sebbene siano necessarie nuove prove“, si legge.

Nel documento si legge anche che i pipistrelli una volta avevano attaccato un ricercatore e “il loro sangue è finito sulla sua pelle“. Lo scienziato, essendo consapevole del pericolo di infezione, si è messo in quarantena volontaria per 14 giorni. In seguito, lo stesso studioso, si era messo in quarantena dopo che un pipistrello gli ha urinato addosso. Il WHCDC si trova a poche centinaia di metri di distanza dal mercato degli animali dal quale è partita l’epidemia, come si può vedere nell’immagine in evidenza dell’articolo.

Ma perché non possono essere stati dei normali pipistrelli a portare il virus nel mercato? Soprattutto visto che, come scrivono i due scienziati “Le sequenze del genoma dei pazienti erano identiche al 96% o all’89% al coronavirus Bat CoV ZC45 originariamente trovato nel Rhinolophus affinis“. Secondo lo studio, questi pipistrelli si trovano a circa 960 chilometri di distanza dal mercato del pesce di Wuhan e la probabilità che i pipistrelli abbiano compiuto un volo così lungo, dalle province di Yunnan e Zhejiang, è davvero bassa. Come è minima anche la possibilità che l’infezione sia nata dalla tendenza locale di mangiare i pipistrelli.

pipistrelli caldo australiaOltre al WHCDC, nel rapporto si legge che anche l’Istituto di Virologia, quello a circa 12 km da Wuhan, avrebbe potuto far trapelare il virus. “Questo laboratorio ha riferito che i pipistrelli Rhinolophus affinis erano serbatoi naturali per la grave sindrome respiratoria acuta coronavirus (SARS-CoV) che ha causato la pandemia del 2002-3“, si legge nel documento che poi conclude:?”Il coronavirus killer probabilmente proviene da un laboratorio di Wuhan“.

Foto di Woohae Cho / Getty Images

Gli scienziati, dunque, avevano lanciato immediatamente l’allarme sulla sicurezza del laboratorio creato nel 2017 a Wuhan per studiare alcuni dei patogeni più pericolosi al mondo. Si tratta del primo biolaboratorio di una serie di 5-7 progettati per la massima sicurezza allo scopo di studiare i patogeni più ad alto rischio, tra cui l’ebola e i virus SARS. Tim Trevan, un consulente della biosicurezza del Maryland, ha dichiarato a Nature, poco dopo lo scoppio dell’epidemia in Cina, la sua preoccupazione che la mentalità cinese possa rendere l’istituto poco sicuro, perché “è importante in queste strutture che ognuno si senta libero di parlare e di divulgare informazioni”. In effetti, secondo l’articolo di “Nature” del 2017 il virus SARS era “fuggito” più volte da un laboratorio di Pechino. A preoccupare Trevan era il fatto che i regolamenti per la ricerca sugli animali sono molto più rigidi in Cina che negli Stati Uniti e in altri paesi occidentali, e dunque le sperimentazioni sono meno costose e i limiti sono inferiori.

Foto di Chung Sung-Jun / Getty Images

Ipotesi, calcoli, supposizioni, dunque, ma tutto supportato da tesi, teorie e dati attraverso i quali è difficile districarsi. Ad oggi ciò che importa è difendersi dal nuovo Coronavirus e il discorso sulle sue origini si potrebbe mettere in secondo piano. Ma se è vero che per combattere e vincere un nemico, è necessario prima conoscerlo, forse sapere qualcosa in più ci potrebbe aiutare a trovare la soluzione, il vaccino, la chiave di volta, utili ad allontanare il pericolo che come un spada di Damocle incombe sulle nostre teste. E sulla nostra vita.

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