Con 130.072 casi di coronavirus e solo 3.194 morti, il tasso di mortalità in Germania è meno del 2,4%, rispetto allo spaventoso 12,8% dell’Italia, al circa 10% di Spagna, Francia, Regno Unito, al 4% della Cina e degli Stati Uniti. Il livello di partecipazione e impegno di risorse pubbliche nella lotta all’emergenza aiuta a spiegare uno degli enigmi più interessanti della pandemia: perché il tasso di mortalità della Germania è così basso? Ci sono diverse risposte, sostengono gli esperti, un mix di differenze reali nel modo in cui il Paese ha affrontato il problema.
L’età media di coloro che sono stati infettati in Germania è più bassa di quella di molti altri Paesi. Molti dei primi pazienti hanno preso il virus nelle stazioni sciistiche di Austria e Italia e sono relativamente giovani e in salute. “È iniziata come un’epidemia di sciatori”, spiega il Prof. Hans-Georg Kräusslich, direttore di virologia dell’University Hospital di Heidelberg, uno dei principali ospedali di ricerca della Germania. Con la diffusione dell’infezione, sono state colpite anche le persone anziane e il tasso di mortalità, che era appena dello 0,2% a fine marzo, è aumentato. Ma l’età media delle persone che contraggono la malattia rimane relativamente bassa, a 49 anni. In Francia è 62,5 anni e in Italia 62.
Un’altra spiegazione per il basso tasso di mortalità è che la Germania ha testato molte più persone rispetto alla maggior parte delle nazioni (oltre 1 milione 317 mila test – dato aggiornato a 3 giorni fa – contro oltre 1 milione in Italia, superata solo dagli Stati Uniti con quasi 3 milioni di test). Questo significa che registra più persone con sintomi lievi o asintomatiche, aumentando il numero dei casi noti, ma non quello dei decessi. “Questo automaticamente abbassa il tasso di mortalità”, aggiunge il Prof. Kräusslich. Ma consente anche di limitare il contagio, perchè è molto più alta la percentuale dei casi emersi, che quindi vengono posti in isolamento.
Ma ci sono anche importanti fattori dal punto di vista medico che giustificano un numero di decessi così basso in Germania. Prima di tutto, test e trattamento precoci e diffusi, alta disponibilità di letti di terapia intensiva e un governo le cui linee guida di distanziamento sociale sono state ampiamente osservate.
Test
A metà gennaio, molto prima che la maggior parte dei tedeschi pensasse al virus, l’ospedale Charité a Berlino aveva già sviluppato un test e pubblicato la formula online. Quando la Germania ha registrato il suo primo caso di Covid-19 a febbraio, i laboratori del Paese avevano già una riserva di kit per i test. “Il motivo per il quale noi in Germania abbiamo così pochi decessi al momento rispetto al numero di infetti può essere ampiamente spiegato dal fatto che stiamo facendo un numero estremamente grande di diagnosi in laboratorio”, afferma il Dott. Christian Drosten, virologo al Charité, il cui team ha sviluppato il primo test. La Germania sta conducendo circa 350.000 test a settimana, molto più di qualsiasi altro Paese europeo. I test precoci e diffusi hanno permesso alle autorità di rallentare la diffusione della pandemia isolando i casi noti.
Questo ha anche permesso che le cure salvavita potessero essere somministrate in modo più puntuale. “Quando ho una diagnosi precoce e posso trattare i pazienti presto, per esempio collegandoli al respiratore prima che peggiorino, le possibilità di sopravvivenza sono molto più alte”, spiega Kräusslich. Anche il personale medico, particolarmente a rischio di contrarre e diffondere il virus, viene testato regolarmente.
Una chiave per assicurare un ampio controllo è non far pagare nulla ai pazienti, dice il Prof. Hendrik Streeck, direttore dell’Istituto di Virologia dell’University Hospital Bonn. Questa è stata un’importante differenza rispetto agli Stati Uniti nelle prime settimane dell’epidemia (poi i test sono stati resi gratuiti). “È improbabile che una persona giovane senza assicurazione sanitaria e con il mal di gola vada dal dottore e quindi rischia di infettare più persone”, spiega Streeck.
Alla fine di aprile, le autorità pianificano di lanciare uno studio a larga scala sugli anticorpi, testando campioni casuali di 100.000 persone in Germania ogni settimana per valutare dove si stia creando l’immunità.
Tracciamento
Alla fine di febbraio, Streeck ha ricevuto la notizia che per la prima volta, un paziente del suo ospedale a Bonn era risultato positivo al test per il coronavirus. Si trattava di un uomo di 22 anni che non mostrava sintomi. Ma la scuola per la quale lavora gli aveva chiesto di fare un test dopo aver appreso che aveva partecipato ad un evento di Carnevale in cui c’era qualcuno risultato positivo al test. Nella maggior parte dei Paesi, i test sono ampiamente limitati ai pazienti più malati, quindi probabilmente all’uomo sarebbe stato negato il test, ma non in Germania. Appena conosciuto il risultato del test, la scuola è stata chiusa e a tutti i bambini e al personale è stato chiesto di stare a casa con le loro famiglie per due settimane. Sono state testate circa 235 persone.
“I test e il tracciamento sono la strategia che ha avuto successo in Corea del Sud e noi abbiamo cercato di imparare da questo”, ha spiegato Streeck. E la strategia del tracciamento dei contatti è stata applicata più rigorosamente. Tutti coloro che erano tornati in Germania da Ischgl, stazione sciistica austriaca che ha avuto un focolaio, per esempio, avrebbero dovuto essere rintracciati e testati, ha aggiunto Streeck.
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Un robusto sistema sanitario pubblico
Prima che l’epidemia di coronavirus colpisse la Germania, l’University Hospital di Giessen aveva 173 letti di terapia intensiva dotati di ventilatori. Nelle ultime settimane, l’ospedale si è affrettato a creare altri 40 letti e ha aumentato il personale che lavora nelle terapie intensive del 50%. “Abbiamo tanta capacità e ora stiamo accettando pazienti da Italia, Spagna e Francia. Siamo molti forti nel campo della terapia intensiva”, afferma Susanne Herold, specialista in infezioni polmonari.
In tutta la Germania, gli ospedali hanno esteso le loro capacità in termini di terapia intensiva e partivano già da un alto livello. A gennaio, la Germania aveva circa 28.000 letti di terapia intensiva dotati di ventilatori, 34 ogni 100.000 persone. In Italia, questo tasso è 12, nei Paesi Bassi è 7. Ora ci sono 40.000 letti di terapia intensiva disponibili in Germania. Alcuni esperti sono cautamente ottimisti che le misure di distanziamento sociale potrebbero appiattire la curva in modo che il sistema sanitario della Germania riesca a resistere all’epidemia senza produrre una scarsità di attrezzature salvavita, come i ventilatori.
Fiducia nel governo
Oltre ai test di massa e alla preparazione del sistema sanitario nazionale, molti vedono anche la leadership della Cancelliera Angela Merkel come uno dei motivi per un tasso di mortalità così basso. La Merkel, che ha una formazione accademica da scienziata, ha comunicato in maniera chiara, calma e regolare per tutta la crisi, mentre imponeva le misure di distanziamento sociale al Paese. Le restrizioni, fondamentali per ridurre la diffusione della pandemia, sono state ampiamente seguite e l’indice di gradimento della Cancelliera è aumentato. “Forse la nostra più grande forza in Germania è il processo decisionale razionale al livello più alto del governo combinato con la fiducia di cui il governo gode nella popolazione”, ha concluso Kräusslich.