L’Istituto Superiore di Sanità ha aggiornato al 16 aprile i dati che forniscono l’identikit delle persone più colpite dall’epidemia di Coronavirus in Italia, con l’analisi di un campione stavolta molto vasto: ben 19.996 morti. Il dato più significativo riguarda l’età delle vittime: soltanto 227 (l’1,1% del totale) aveva meno di 50 anni, e appena 49 (lo 0,2% del totale) aveva meno di 40 anni. Si tratta di 34 uomini e 15 donne con età compresa tra i 5 e i 39 anni. Di 6 pazienti di età inferiore ai 40 anni non sono disponibili informazioni cliniche, mentre ben 35 presentavano gravi patologie preesistenti (patologie cardiovascolari, renali, psichiatriche, diabete, obesità) e soltanto 8 non avevano diagnosticate patologie di rilievo. Il numero dei morti under-40 sani, cioè senza patologie, è quindi dello 0,04% rispetto al totale.
Per quanto riguarda le vittime, questi sono i dati forniti dall’Istituto Superiore di Sanità:
- Età media morti per Coronavirus in Italia: 80 anni
- Età media delle donne morte per Coronavirus in Italia: 83 anni
- Età media degli uomini morti per Coronavirus in Italia: 79 anni
- Percentuale delle donne morte per Coronavirus in Italia: 34,7%
- Percentuale degli uomini morti per Coronavirus in Italia: 65,3%
- Numero medio di patologie pregresse nel totale dei morti per Coronavirus in Italia: 3,3
- Percentuale dei morti per Coronavirus che non avevano patologie: 3,6%
- Percentuale dei morti per Coronavirus che avevano 1 patologia: 14,4%
- Percentuale dei morti per Coronavirus che avevano 2 patologie: 20,7%
- Percentuale dei morti per Coronavirus che avevano 3 o più patologie: 61,3%
- Percentuale dei morti per Coronavirus che seguivano terapie con ACE-inibitori: 24%
- Percentuale dei morti per Coronavirus che seguivano terapie con Sartani: 16%
La patologia più diffusa tra le vittime di Covid-19 risulta l’ipertensione arteriosa, comune al 70% delle vittime, seguita da diabete (32%), cardiopatia ischemica (27%), insufficienza renale cronica (22%), fibrillazione atriale (22%), broncopneumopatia cronica ostruttiva (18%), cancro attivo negli ultimi 5 anni (16%), scompenso cardiaco (15%), demenza (15%), obesità (12%), ictus (11%).
Nelle 92,7% delle diagnosi di ricovero erano menzionate condizioni (per esempio polmonite, insufficienza respiratoria) o sintomi (per esempio, febbre, dispnea, tosse) compatibili con COVID-19. In 107 casi (7,3% dei casi) la diagnosi di ricovero non era da correlarsi all’infezione. In 13 casi la diagnosi di ricovero riguardava esclusivamente patologie neoplastiche, in 52 casi patologie cardiovascolari (per esempio infarto miocardico acuto, scompenso cardiaco, ictus), in 18 casi patologie gastrointestinali (per esempio colecistite, perforazione intestinale, occlusione intestinale, cirrosi), in 38 casi altre patologie.
I sintomi più comunemente osservati prima del ricovero nei pazienti deceduti positivi all’infezione da SARS-CoV-2 sono febbre, dispnea e tosse. Meno frequenti sono diarrea e emottisi. Il 5,9% delle persone non presentava alcun sintomo al momento del ricovero.
La terapia antibiotica è stata comunemente utilizzata nel corso del ricovero (84% dei casi), meno usata quella antivirale (56%), più raramente la terapia steroidea (35%). Il comune utilizzo di terapia antibiotica può essere spiegato dalla presenza di sovrainfezioni o è compatibile con inizio terapia empirica in pazienti con polmonite, in attesa di conferma laboratoristica di COVID-19. In 338 casi (19,6%) sono state utilizzate tutte e tre le terapie. Al 3,6% dei pazienti deceduti positivi all’infezione da SARS-CoV-2 è stato somministrato Tocilizumab.
La figura mostra i tempi mediani (in giorni) che trascorrono dall’insorgenza dei sintomi al decesso (10 giorni), dall’insorgenza dei sintomi al ricovero in ospedale (5 giorni) e dal ricovero in ospedale al decesso (5 giorni). Il tempo intercorso dal ricovero in ospedale al decesso è di 4 giorni più lungo in coloro che sono stati trasferiti in rianimazione rispetto a quelli che non sono stati trasferiti (8 giorni contro 4 giorni).