Il mondo è alle prese con la pandemia di coronavirus, che ha imposto il lockdown nella stragrande maggioranza dei Paesi per evitare i contatti sociali e dunque il diffondersi della malattia. Ovviamente, gli effetti di queste misure si riflettono su molti aspetti di quella che era la nostra quotidianità prima che venisse stravolta della pandemia. Uno di questi aspetti è la mobilità. Dal grafico in evidenza nell’articolo, emerge come l’Italia abbia una percentuale altissima per quanto riguarda la riduzione della mobilità, ben l’85% in meno da gennaio 2020. Il Regno Unito, invece, registra un calo del 70%, -46% in Germania e -45% negli Stati Uniti (quasi la metà rispetto all’Italia).
Da questi dati emerge che c’è lockdown e lockdown. I vari Paesi del mondo hanno reagito in maniera diversa all’emergenza sanitaria. È ormai famoso il caso della Svezia, che ha puntato tutto sul distanziamento sociale e sul senso di responsabilità dei suoi cittadini, evitando qualsiasi forma di lockdown. Da un estremo all’altro, il lockdown dell’Italia appare il più rigido, come testimoniato anche dal dispiegamento delle forze dell’ordine per le strade per controllare il comportamento della popolazione e addirittura il divieto di passeggiate solitarie, che ha eguali probabilmente solo in Cina.
Eppure i nostri numeri, soprattutto quelli della Lombardia, restano peggiori di quelli delle altre nazioni, se non li si guarda in valore assoluto ma tenendo conto della popolazione: gli Stati Uniti, per esempio, hanno una popolazione oltre 5 volte quella dell’Italia e la stessa Cina, dove tutto è iniziato nel mese di dicembre, ha 1,4 miliardi di abitanti. La Svezia senza lockdown registra 11.927 casi e 1.203 morti su 10 milioni di abitanti (gli stessi della Lombardia, dove i morti sono oltre 11.000). Ne consegue che con ogni probabilità il modo migliore per combattere la pandemia non è restare reclusi in casa, con tutti gli svantaggi economici e sociali che comporta, bensì rispettare il distanziamento sociale con il senso di responsabilità che questa situazione di emergenza richiede, per la propria sicurezza e per quella degli altri.
Abbiamo un lockdown tra i più estremi al mondo, eppure ci troviamo nelle condizioni peggiori. E il motivo non sono le violazioni delle regole imposte, bensì agli errori che sono stati commessi ad inizio emergenza, cioè pochi tamponi effettuati rispetto alla popolazione, ospedali infettati per carenza di preparazione all’emergenza, così come gli operatori sanitari per carenza di protezioni. E in questo contesto è impossibile non pensare al dopo, a come faremo a riprendere la vita di tutti i giorni quando la fase cruciale dell’emergenza sarà finita. Parliamo di mezzi pubblici, spesa al supermercato, attività sportive, momenti di svago come andare al ristorante, al bar, al parco, al mare. Le nostre vite non torneranno ad essere quelle di prima dall’oggi al domani. Per tornare a fare tutte queste cose, servirà ancora mantenere la distanza con le persone, cosa che altri Paesi, come Austria e Danimarca, stanno già facendo, riaprendo scuole e negozi proprio in questi giorni. Germania e Francia hanno già annunciato la riapertura delle scuole a inizio Maggio. In Italia, invece, c’è chi mette in dubbio persino di tornare in classe a settembre! Due sono le cose: o siamo gli unici al mondo ad aver scelto il metodo giusto per combattere il Coronavirus, o abbiamo sbagliato tutto. E i dati, almeno fino al momento, non danno ragione alle scelte disposte dalle autorità del nostro Paese rispetto a quelle del resto del mondo.