Dagli Usa alla Francia, passando per la Gran Bretagna, aumentano i dubbi sull’origine e la gestione da parte di Pechino del virus che ha stravolto il mondo. Se Washington sta indagando sull’ipotesi (finora solo tale) che il Coronavirus arrivi non dal mercato degli animali bensi’ dal laboratorio di virologia di Wuhan, dove si conducevano rischiose ricerche sui coronavirus dei pipistrelli, Parigi si dice certa che sono ancora molti i tasselli mancanti. Sulla gestione del virus in Cina “sono successe cose che non sappiamo“, ha tagliato corto il presidente Emmanuel Macron. Mentre da Londra il ministro degli Esteri Dominic Raab, che sta sostituendo un Boris Johnson ancora convalescente, ha assicurato che quando la bufera sara’ passata la Cina dovra’ rispondere a “domande difficili” su “come tutto questo sia accaduto” e “come non si sia potuto fermarlo prima”.
Ma il primo passo resta l’origine di tutto cio’, sulla quale indagano gli 007 americani, come ha rivelato la Cnn sulla base di varie fonti di intelligence dopo che il capo dello stato maggiore congiunto Mark Milley ha ammesso che i servizi segreti stanno dando “un’occhiata seria” all’ipotesi laboratorio, riaprendo uno scenario alimentato da teorie complottiste con reciproche accuse tra Washington e Pechino. Gli Usa non credono che il virus sia legato a ricerche su fantomatiche armi biologiche, ovvero che sia stato bio-ingegnerizzato. E anche la comunita’ scientifica propende per un virus proveniente dagli animali e non da provetta.
Ma il governo americano non esclude che ci possa essere stato qualche ‘incidente’ che lo abbia fatto uscire dal laboratorio, magari per un’errata o inadeguata gestione dei materiali che ha infettato qualche dipendente. Le fonti ritengono che sarebbe prematuro trarre qualsiasi conclusione, ma le indagini sono in corso. “Stiamo conducendo un’inchiesta completa su come questo virus si e’ propagato”, ha spiegato il segretario di Stato Usa Mike Pompeo alla Fox.
“Quello che sappiamo e’ che questo virus e’ nato a Wuhan e che l’istituto di virologia di Wuhan e’ solo a qualche chilometro di distanza dal mercato all’aperto”, ha aggiunto Pompeo, che recentemente ha accusato il Partito comunista cinese di aver nascosto e manipolato molti dati. A rafforzare i timori di un incidente sono anche due cable inviati nel 2018 da diplomatici dell’ambasciata americana a Pechino che avevano visitato diverse volte l’istituto di virologia di Wuhan, rimanendo molto preoccupati. Tanto da mettere in guardia, ha raccontato il Washington Post, sulle carenze gestionali e di sicurezza del laboratorio e proporre piu’ attenzione e aiuti non solo per l’importanza degli studi sui coronavirus dei pipistrelli ma anche per la loro pericolosita’.
Il Wp sostiene inoltre che la versione di Pechino sul fatto che il virus sia emerso dal wet market di Wuhan e’ debole, citando ricerche di esperti cinesi su Lancet secondo cui il primo paziente noto di coronavirus, identificato il primo dicembre, non aveva alcun legame con il mercato e neppure un terzo dei contagiati nel primo grande cluster. Il mercato, inoltre, non vendeva pipistrelli. Il governo cinese, ricorda sempre il giornale, ha imposto intanto un blocco totale sulle informazioni relative al virus e non ha ancora fornito agli Usa campioni del nuovo coronavirus raccolti dai primi casi. Infine, il laboratorio di Shangai che l’11 gennaio pubblico’ il genoma del Covid-19 e’ stato chiuso rapidamente dalle autorita’ per “rettifica”, mentre diversi medici e giornalisti che riportarono per primi l’epidemia sono scomparsi. Ad aumentare le tensioni con Pechino sono anche i sospetti, contenuti in un rapporto del Dipartimento di Stato Usa non ancora pubblicato, che la Cina conduca segretamente test nucleari con potere esplosivo molto basso, nonostante le sue rassicurazioni sul pieno rispetto del trattato internazionale del 1996 che vieta qualsiasi test nucleare. Trattato pero’ che non e’ mai stato ratificato ne’ da Washington ne’ da Pechino.