Coronavirus, i medici della Lombardia: “Sette gli errori che hanno generato una situazione disastrosa”

Almeno 7 errori nella gestione dell'emergenza coronavirus in Lombardia hanno prodotto "la situazione disastrosa in cui si è venuta a trovare la nostra regione"
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Almeno 7 errori nella gestione dell’emergenza coronavirus in Lombardia hanno prodotto “la situazione disastrosa in cui si è venuta a trovare la nostra regione, anche rispetto a realtà regionali” vicine. Li passa in rassegna la Federazione regionale degli Ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri (Fromceo), in una nuova lettera indirizzata ai vertici della sanità lombarda.

Sotto accusa una “evidente assenza di strategie relative alla gestione del territorio” e “l’interpretazione della situazione solo nel senso di un’emergenza intensivologica, quando in realtà si trattava di un’emergenza di sanità pubblica“, in un contesto in cui “la sanità pubblica e la medicina territoriale – sostengono i firmatari – sono state da molti anni trascurate e depotenziate nella nostra regione”.

“A fronte di un ottimo intervento sul potenziamento delle terapie intensive e semi intensive, per altro in larga misura reso possibile dall’impegno e dal sacrificio dei medici e degli altri professionisti sanitari”, i camici bianchi lombardi elencano 7 criticità “a titolo di esempio non esaustivo”.

Al punto 1, la Fromceo mette invece “la mancanza di dati sull’esatta diffusione dell’epidemia, legata all’esecuzione di tamponi solo ai pazienti ricoverati e alla diagnosi di morte attribuita solo ai deceduti in ospedale. I dati sono sempre stati presentati come ‘numero degli infetti’ e come ‘numero dei deceduti’ e la mortalità calcolata è quella relativa ai pazienti ricoverati, mentre il mondo si chiede le ragioni dell’alta mortalità registrata in Italia, senza rendersi conto che si tratta solo dell’errata impostazione della raccolta dati, che sottostima enormemente il numero dei malati e discretamente il numero dei deceduti“.

Punto 2, prosegue la Federazione regionale Ordini medici lombardi: “L’incertezza nella chiusura di alcune aree a rischio”.

Al punto 3, ve n’è una che riguarda un argomento particolarmente caldo in queste ore: “La gestione confusa della realtà delle Rsa (Residenze sanitarie assistenziali, ndr) e dei centri diurni per anziani, che ha prodotto diffusione del contagio e un triste bilancio in termini di vite umane: nella sola provincia di Bergamo, 600 morti su 6.000 ospiti in un mese”.

Punto 4:La mancata fornitura di protezioni individuali ai medici del territorio (medici di medicina generale, pediatri di libera scelta, continuità assistenziale e medici delle Rsa) e al restante personale sanitario. Questo ha determinato la morte di numerosi colleghi, la malattia di numerosissimi di essi e la probabile e involontaria diffusione del contagio, specie nelle prime fasi dell’epidemia“.

Punto 5: “La pressoché totale assenza delle attività di igiene pubblica (isolamenti dei contatti, tamponi sul territorio a malati e contatti, eccetera).”

Punto 6:La mancata esecuzione dei tamponi agli operatori sanitari del territorio e in alcune realtà delle strutture ospedaliere pubbliche e private, con ulteriore rischio di diffusione del contagio”.

Punto 7: “Il mancato governo del territorio ha determinato la saturazione dei posti letto ospedalieri con la necessità di trattenere sul territorio pazienti che, in altre circostanze, avrebbero dovuto essere messi in sicurezza mediante ricovero”. Secondo la Fromceo, “la presa d’atto degli errori occorsi nella prima fase dell’epidemia può risultare utile alle autorità competenti per un aggiustamento dell’impostazione strategica, essenziale per affrontare le prossime e impegnative fasi”. 

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