Secondo gli ultimi dati della Protezione Civile, ad oggi l’epidemia di coronavirus ha ucciso oltre 23.000 italiani. Il nuovo virus sta facendo una strage nella popolazione anziana e i tassi di mortalità da febbraio ad oggi ne sono una prova schiacciante.
In questo articolo riportiamo il nuovo aggiornamento del rapporto del Sistema di sorveglianza della mortalità giornaliera (SISMG) dall’1 febbraio all’11 aprile. Il rapporto riporta “a scadenza settimanale i dati di mortalità della sorveglianza SISMG in relazione all’epidemia COVID-19 nelle 19 città (Aosta, Bolzano, Trento, Trieste, Torino, Milano, Brescia, Verona, Venezia, Bologna, Genova, Perugia, Civitavecchia, Roma, Frosinone, Bari, Potenza, Messina, Palermo) incluse nel bollettino settimanale di sorveglianza della mortalità pubblicato sul portale del Ministero della Salute. La mortalità giornaliera viene ricostruita attraverso le denunce di decesso inviate nelle 72 ore successive e confrontata con la serie storica di riferimento (valore atteso)”, si legge nel rapporto. “Per ogni città, la mortalità giornaliera attesa è definita come la media per giorno della settimana e numero della settimana calcolata nei 5 anni precedenti e pesata per la popolazione residente (dati ISTAT) per tenere conto del progressivo invecchiamento della popolazione. La stima dell’eccesso di mortalità viene calcolata come differenza tra i valori della mortalità osservata e i valori della mortalità attesa”, viene puntualizzato.
“La Figura 1A e 1B e Figura 2A e B mostrano l’andamento della mortalità settimanale per tutte le età e per le classi di età (65-74, 75-84, 85+) aggiornata al 7 aprile 2020 separatamente per le città del nord e del centro-sud. Nelle città del nord si rileva, a partire dall’inizio di marzo, l’incremento della mortalità per tutte le classi di età, mente nelle città del centro-sud l’incremento, più contenuto, a partire da metà marzo, interessa soprattutto le classi di età 75-84 e 85+ anni. Il grafico mostra nelle ultime tre settimane una flessione del fenomeno che interessa soprattutto la classe di età 75-84 anni (figura 1b, 2b, 3)”.
“La Figura 3 riporta la variazione settimanale nel numero di decessi totali e per classi di età (15-64, 65-74, 75-84, 85+) rispetto alla settimana precedente separatamente per le città del nord e del centro-sud. I dati mostrano un rallentamento nella crescita dei decessi a partire dalla settimana 25-31 Marzo ed un valore negativo nella settimana 1-7 marzo (-67% rispetto alla settimana precedente). Al centro-sud, si osserva una variabilità dell’incremento tra settimane e, dopo una riduzione nella settimana 25-31 marzo, nella settimana 1-7 aprile si osserva di nuovo una differenza positiva. Tuttavia riteniamo che il dato debba essere interpretato con cautela, poiché potrebbe essere almeno in parte dovuto ad una sotto-notifica nell’ultima settimana, tale trend dovrà essere confermato nelle settimane successive”.
“La figura 4 mostra l’eccesso di mortalità (variazione percentuale) per area geografica (città del nord e città del centro-sud) per genere e classi di età. I risultati evidenziano una differenza dell’incremento di mortalità per genere (pari a +87% negli uomini e +64% nelle donne del nord e a +17% negli uomini e +10% nelle donne al centrosud). Il grafico mostra inoltre un trend che aumenta con l’età sia al nord che al centrosud. Al nord, negli uomini l’eccesso osservato è compreso tra +53% nella fascia di età 15-64 anni a +100% nella classe +85 anni. Nelle donne l’incremento è compreso tra +18% nella fascia di età 15-64 anni e +72% nelle donne più anziane. Al Centro-Sud gli incrementi sono più contenuti, compresi negli uomini tra +8% nelle classi di età 65-74 4 anni e +27% nella classe 85+ anni. Mentre nelle donne l’eccesso si registra solo classe di età 85+ (+16%). Questo dato rappresenta una conferma rispetto a quanto emerso da studi precedenti (Onder 2020)”.
“La figura 6 mostra l’andamento stagionale della mortalità giornaliera negli ultimi 5 anni, con valori massimi nel periodo invernale (dicembre-febbraio) e valori minimi nel periodo estivo (giugno-agosto). Il grafico evidenzia il forte incremento osservato in concomitanza dell’epidemia COVID in corso. Da rilevare che nei mesi precedenti all’epidemia Covid-19 la mortalità è stata invece inferiore al valore atteso (linea nera) (Figura 5). Ciò può aver determinato un incremento del pool di soggetti più fragili con una ridotta capacità di difesa dell’organismo dovuta a fattori individuali (età avanzata, malattie croniche) che si sono trovati esposti all’epidemia di COVID-19, fenomeno che può aver aumentato l’impatto dell’epidemia sulla mortalità soprattutto nella popolazione più anziana”.
“Nella tabella 1 sono riportati i dati di mortalità a partire dall’inizio dell’epidemia di COVID-19 fino all’ultima data disponibile per ciascuna città. I dati aggiornati mostrano complessivamente per le città del nord un incremento pari a +72% della mortalità totale, mentre tra le città del centro-sud l’incremento rimane complessivamente contenuto, pari al +10%. Per le singole città si osservano incrementi significativi a Bolzano (+58%), Trento (+51%), Aosta (+142%), Torino (+55%), Milano (+96%), Brescia (+215%), Verona (+33%), Venezia (+16%), Genova (+81%) e Bologna (+40%). Tra le città del centro-sud gli incrementi osservati sono minori con incrementi significativi osservati a Roma (+6%), Civitavecchia (+41%), Potenza (+35%), Bari (+43%) e Messina (+22%)”, conclude il rapporto.
Per comprendere meglio la differenza degli effetti dell’epidemia tra Nord e Sud, ecco il confronto tra la città di Milano e quella di Reggio Calabria. Drammatico l’aumento della mortalità giornaliera osservato a Milano a partire da fine febbraio: il tasso è più che raddoppiato fino al picco avuto nei primi giorni di aprile. Totalmente diversa la situazione a Reggio Calabria, in cui il primo caso di coronavirus è stato registrato ai primi di marzo. Qui la mortalità non ha subito particolari variazioni al rialzo rispetto al normale per tutta l’epidemia, ad eccezione di un picco registrato nell’ultima settimana di marzo. Un’ulteriore prova delle differenze tra un Centro-Sud prevalentemente risparmiato dall’epidemia e un Nord, in particolare la Lombardia, che ne è stato messo in ginocchio.