Quello tra l’inquinamento e il coronavirus è un legame sempre più analizzato dall’occhio della scienza. In particolare, secondo una ricerca pubblicata sulla rivista Environmental Pollution e condotta tra Universita’ di Siena e Aarhus in Danimarca rispettivamente da Bruno Frediani e Edoardo Conticini, e da Dario Caro, anche l’inquinamento potrebbe essere correlato alla elevata mortalita’ da coronavirus nel Nord Italia (che ammonta a circa il 12% dei contagiati), in particolare in Lombardia ed Emilia Romagna. La mortalita’ media in Italia per il nuovo coronavirus e’ di circa il 4,5%, ben piu’ bassa di quella registrata in Lombardia e Emilia Romagna.
Gli esperti hanno valutato i livelli di inquinamento nelle diverse regioni italiane usando i dati del satellite NASA Aura e sostengono che, dati gli elevati livelli nelle due regioni, e’ probabile che le persone che hanno contratto il virus fossero gia’ indebolite a causa dell’esposizione prolungata allo smog per parecchi anni e che quindi l’inquinamento sia un co-fattore che contribuisce ad aggravare la malattia. “Forniamo evidenze – scrivono gli autori del lavoro – che le persone che vivono in aree con elevati livelli di inquinamento sono piu’ suscettibili a sviluppare malattie respiratorie croniche e vulnerabili a qualsiasi agente infettivo. In piu’ un’esposizione prolungata ad inquinamento atmosferico – continuano – porta a infiammazione cronica, anche in individui giovani e sani. Concludiamo che gli elevate livelli di inquinamento del Nord Italia dovrebbero essere considerati un co-fattore aggiuntivo degli alti livelli di letalita’ in quell’area“, anche se altri fattori come l’elevata eta’ media della popolazione, le ampie differenze di organizzazione dei sistemi sanitari regionali, la capacita’ dei reparti di terapia intensiva, la tempistica nel riportare i nuovi casi e i decessi hanno avuto un ruolo notevole presumibilmente maggiore dell’inquinamento.