“In epoca Coronavirus stiamo assistendo alla rinaturalizzazione dei corsi d’acqua. Sarebbe utile prevedere con il riavvio delle attività delle procedure che possano garantire questi livelli di qualità delle nostre acque interne? Quali possono essere i sistemi gestionali e tecnologici da adottare dalle aziende nell’interesse della qualità dei nostri fiumi?
Secondo gli annunci fra poco si riprenderà come prima e più di prima per recuperare il fermo forzato economico e sociale; non appena i famosi numeri, quelli delle statistiche, quelli che faranno pubblicare centinaia di articoli scientifici ai ricercatori in medicina, indicheranno che stiamo superando in maniera stabile la fase di crisi delle strutture ospedaliere, cioè il numero dei posti disponibili in ospedale rispetto ai potenziali contagiati sintomatici, i decisori faranno le loro scelte e tutto tenderà verso la normalità. Ci sarà il potenziamento del sistema sanitario nazionale senza più preoccuparci se lo stile di produzione e di vita che avevamo prima della Ordinanza della Presidenza del Consiglio dei Ministri del 31 gennaio 2020, che ha dichiarato per 6 mesi lo stato di emergenza sanitaria, era quello migliore o almeno sufficiente per la qualità della nostra vita, per il nostro benessere fisico e psicologico”. Lo ha dichiarato Antonello Fiore, Presidente della Società Italiana di Geologia Ambientale ( SIGEA).
L’Italia Paese che deve puntare sulla prevenzione.
Per renderci meno vulnerabili non ci sarebbe da inventarsi nulla di nuovo se non dare seguito a quello che i Capi di Stato hanno deciso di adottare in occasione del Summit sullo sviluppo sostenibile tenutosi a New York il 25-27 settembre 2015, che fissa gli impegni per la sostenibilità dello sviluppo da realizzare entro il 2030. L’Agenda 2030 riconosce lo stretto legame tra il benessere umano e la salute dei sistemi naturali e la presenza di sfide comuni che tutti i Paesi sono chiamati ad affrontare. Nel farlo, tocca diversi ambiti, interconnessi e fondamentali per assicurare il benessere dell’umanità e del pianeta: dalla lotta alla fame all’eliminazione delle disuguaglianze, dalla tutela delle risorse naturali all’affermazione di modelli di produzione e consumo sostenibili. Sono tutti ambiti riconducibili all’emergenza sanitaria-economica-sociale-psicologica che stiamo vivendo e che potremmo rivivere nel futuro prossimo. Bisogna assolutamente avere un modello di sviluppo sostenibile anche nella nostra Italia.
Se non abbandoniamo la tendenza egemone dell’umanità moderna sulla natura, se non abbandoniamo l’incarnazione dell’essere umano che si pone l’obiettivo di trasformare il mondo in base alle sue esigenza senza realmente capire che il mondo nella sua complessità è confrontabile alla semplicità dell’acqua che allo stato liquido si adatta al suo contenitore, se non ci preoccupiamo delle altre emergenze e siamo solo pronti a rinviarle e ad affrontarle caso per caso, mese per mese, Governo per Governo senza attuare una seria politica di previsione e prevenzione che porta a un cambiamento radicale del nostro stile di vita, di consumo di beni e servizi e di produzione, se non avviamo quella conversione ecologica globale che in molti chiedono, torneremo tutti a essere esposti alla prossima pandemia. Così se non cambia nulla rispetto a ieri, non andrà tutto bene”.