Oggi è il 50° anniversario dell’Earth Day, l’evento di sensibilizzazione alla tutela del pianeta più importante al mondo con miliardi di persone coinvolte ogni anno attraverso l’opera di 75.000 partner in 193 Paesi. Anche Google ha voluto rendere omaggio alla giornata con un doodle interattivo, in cui è possibile guidare un’ape per impollinare i fiori, mentre si scoprono tante curiosità sul loro fondamentale ruolo sulla Terra. Ma come ha fatto l’Earth Day a diventare l’evento mondiale che conosciamo oggi? Per comprenderlo, il forum Climate Foresight propone una selezione dei momenti cruciali nel corso di questi 50 anni, anche attraverso l’infografica a lato.
Nel 1970, la protezione ambientale iniziava a farsi strada nei discorsi politici dopo eventi decisivi come la pubblicazione del libro “Silent Spring” di Rachel Carson sugli effetti dannosi dell’uso dei pesticidi. Il 22 aprile del 1970, le preoccupazioni per l’ambiente portarono 20 milioni di americani, il 10% della popolazione dell’epoca, a scendere in strada per chiedere maggiori azioni dai decisori politici: è stata la prima idea dell’Earth Day, la Giornata della Terra, lanciata dal senatore Gaylord Nelson. Sulla scia delle proteste, il governo americano approvò il Clean Air Act, il Clean Water Act e l’Endangered Species Act e nacque l’Agenzia per la Protezione Ambientale (EPA).
Alla prima conferenza delle Nazioni Unite sull’ambiente umano, tenutasi a Stoccolma nel 1972, i negoziatori si concentrarono sull’inquinamento da prodotti chimici, sui test della bomba atomica e sulla caccia alle balene, mentre con la firma del Protocollo di Montreal nel 1987 si cercava di regolamentare i prodotti chimici che danneggiano lo strato di ozono.
Con la crescita della consapevolezza sugli effetti dell’attività umana sui sistemi naturali, è cresciuta anche la ricerca scientifica sul clima, fino a diventare uno dei grandi temi del nostro tempo. Nel 1988, venne creato l’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC), mentre nel 1994 venne creato lo United Nations Framework Convention on Climate Change (UNFCCC) e l’anno seguente iniziarono a Berlino gli incontri annuali delle COP (Conference of the Parties). Il Second Assessment Report dell’IPCC pubblicato alla COP1 fu il primo a parlare di “influenza umana” sul clima della Terra.
Dal 1990, l’Earth Day non è più solo un evento americano, ma è globale. Quell’anno, 200 milioni di persone di 140 Paesi diversi sono scesi in strada per unirsi all’iniziativa. Alla COP21 tenutasi a Parigi nel 2015, tutte le nazioni hanno accettato di presentare i Contributi determinati a livello nazionale (NDC) per contenere l’aumento della temperatura media globale al di sotto di 2°C rispetto ai livelli pre-industriali. La COP25, tenutasi a Madrid nel 2019 per raggiungere obiettivi più ambiziosi, però si è rivelata un nulla di fatto, un’opportunità mancata che potenzialmente potrebbe essere aggravata dal rinvio della COP26 di Glasgow a causa della pandemia di coronavirus. Secondo Foresight, il 2020 è l’anno chiave per le negoziazioni, con i Paesi chiamati a presentare i loro NDC rivisti.
Negli ultimi anni, sono esplosi anche i movimenti come Extinction Rebellion e Fridays for Future, che utilizzano la protesta non violenta e la disobbedienza civile per chiedere che la scienza detti le politiche ambientali. In questo contesto, l’Earth Day rimane una importante strada per dare voce a tali preoccupazioni.