Ieri sera, abbiamo assistito ad un nuovo episodio di informazione, se non cattiva quanto meno opinabile. Una nota virologa ha sostenuto in tv che: “Una sorpresa potrebbe essere che questo virus passi agli animali. I gatti hanno recettori simili a quelli che il coronavirus va a ricercare”. E ancora: “Ad oggi gli animali sono stati infettati da persone, ma non posso escludere che possa verificarsi il contrario da qui a un anno”. Questa sua personalissima teoria è stata snocciolata davanti ai telespettatori senza menzionare studi scientifici o prove. La stessa virologa, peraltro, non è nuova a simili esternazioni poichè, qualche giorno fa, aveva rilasciato dichiarazioni confuse sulla possibilità di un’emergenza sanitaria tra animali, poi chiarite, che hanno generato molta apprensione nel mondo animalista.
Ma la laurea in medicina, in veterinaria o la specializzazione in virologia non sono titoli che garantiscono di per sè le competenze necessarie a diffondere il “Verbo” sanitario. In questo difficile momento, in cui noi tutti ci abbeveriamo alla fonte delle ultime notizie per placare la sete di informazione e di certezze, ogni scienziato degno di questo nome dovrebbe assumere un comportamento serio e responsabile. Dovrebbe parlare senza lasciare spazio ad allarmismi e interpretazioni.
Come si dice: “le parole sono importanti”. Specialmente se ci si rivolge a distanza ad un’ampia ed eterogenea platea e quando possibili fraintendimenti potrebbero mettere a repentaglio la vita di tanti animali, innocenti e indifesi. E’ anche importante non rilasciare dichiarazioni a singhiozzo, poichè tra un chiarimento e l’altro, tra una smentita e l’altra, potrebbe accadere l’irreparabile ai loro danni. L’abbandono ad es. o il letale bagnetto con la candeggina per scongiurare il rischio contaminazione, come è già accaduto in Lombardia o le percosse e l’assassinio dei randagi in strada.
Se è vero che, secondo l’ISS, Istituto Superiore di Sanità “le conoscenze sul virus SARS-Co-2 sono in rapida evoluzione” e, dunque, quanto viene divulgato “è da considerarsi ad interim”, è anche vero che esistono ad oggi specifiche linee guida.
Per ovviare alla diffusione delle numerose fake news degli ultimi giorni, riportiamo di seguito le indicazioni ufficiali.
Secondo gli ultimi aggiornamenti pubblicati dall’ISS il 3 aprile: “Non esiste alcuna evidenza che gli animali giochino un ruolo nella diffusione di SARS-coV-2 che riconosce, invece, nel contagio interumano la via principale di trasmissione. Tuttavia, poichè la sorveglianza veterinaria e gli studi sperimentali suggeriscono che gli animali siano, occasionalmente, suscettibili a SARS-CoV-2, è importante proteggere gli animali di pazienti affetti da COVID-19, limitando la loro esposizione. Il virus SARS-CoV-2, lasciato il suo probabile serbatoio animale selvatico” (quello dei pipistrelli- ndr) “si è diffuso rapidamente in tutti i continenti, trovando nella specie umana una popolazione recettiva e in grado di permettergli una efficiente trasmissione intraspecifica. L’elevata trasmissione del virus tra gli esseri umani sembra però non risparmiare, in alcune occasioni, gli animali che condividono con l’uomo ambiente domestico, quotidianità e affetto. Al 2 aprile 2020, a fronte di 800 mila casi confermati nel mondo di COVID-19 nell’uomo, sono solamente 4 i casi documentati di positività da SARS-Cov-2 negli animali da compagnia: due cani e un gatto ad Hong Kong e un gatto in Belgio. In tutti i casi, all’origine dell’infezione negli animali, vi sarebbe la malattia dei loro proprietari, tutti affetti da COVID-19 … Vivendo in ambienti a forte circolazione virale a causa della malattia dei loro proprietari, non è inatteso che anche gli animali possano, occasionalmente, contrarre l’infezione. Ma, nei casi osservati, gli animali sono stati incolpevoli vittime”. Nel frattempo, aggiungiamo che sono risultati positivi al virus una tigre malese e qualche altro esemplare di tigre e leone ospiti dello zoo di New York, anch’essi infettati da un uomo, impiegato nella struttura. Vittime, quindi, e non “untori”.
Sempre il 3 aprile, l’AMVI Associazione Medici Veterinari Italiani ha confermato che è in corso uno studio per “dimostrare quel che si sa: che Covid-19 per l’uomo è una pandemia, mentre per cani e gatti è trascurabile … Gli animali in questo momento possono avere 2 ruoli: uno è quello del trasportatore passivo, come potrebbe essere un oggetto inanimato … L’altro ruolo è quello dell’animale che si contamina con il virus a basso titolo e, anche in questo caso, il ruolo epidemiologico che può giocare in questa fase dell’epidemia è trascurabile … La situazione attuale vede certamente decine di migliaia di animali che sono a contatto con persone positive al Covid-19, ma il fatto che le notizie sugli animali contaminati siano del tutto trascurabili fa pensare che i quattrozampe non siano un problema, che non giochino un ruolo importante”.
Dunque, ad oggi la posizione della scienza ufficiale sembra chiara: gli animali domestici non sono contagiosi per l’uomo. Non trasmettono il Coronavirus.
Come ben sa chi li apprezza, forse potrebbero trasmetterci qualcos’altro: lealtà, sconfinata capacità di amare, gratitudine per sempre. Ma sarà molto difficile, poichè il genere umano è immune da secoli a questi malanni.