Il Coronavirus e il marasma del Governo Conte: 15 task force e 450 esperti per non decidere, obiettivo “obesità di gregge”
Il Coronavirus e il Governo dell'indecisione: così dopo la pandemia stiamo sprofondando in una crisi sociale ed economica senza pari nel resto del mondo
Mentre i dati della pandemia di Coronavirus in Italia sono sempre più confortanti, l’intero Paese è ancora blindato: da Nord a Sud, 60 milioni di persone stanno vivendo il lockdown più rigido del mondo, più forte persino di quello della Cina che aveva chiuso soltanto la Provincia di Hubei dove c’era il focolaio più importante, ma aveva continuato a vivere regolarmente in tutto il resto del Paese dove pure c’erano migliaia di casi e centinaia di morti. Soltanto in Italia, invece, ci sono Regioni come Calabria e Sicilia – le meno colpite in assoluto – dove abbiamo appena 50 casi e 5 morti ogni 100 mila abitanti (numeri, questi sì, inferiori a quelli dell’influenza stagionale) ma da 40 giorni non si può uscire di casa neanche per una corsetta.
E’ sempre più lungo l’elenco dei Paesi in cui i bambini stanno regolarmente frequentando le scuole: dall’Australia al Giappone, dalla Corea del Sud alla Danimarca, da Taiwan alla Svezia. E poi ci sono quelli che le hanno chiuse per qualche settimana ma hanno già annunciato il ritorno in classe: la Polonia riaprirà le aule il 26 aprile, la Germania il 4 maggio, la Francia l’11 maggio. Israele – che aveva parzialmente chiuso alcune attività il 21 marzo, quindi due settimane dopo dell’Italia – oggi ha riaperto bar, ristoranti e negozi e ha annunciato il ritorno a scuola dal 29 aprile.
Persino in Spagna, dove l’epidemia è iniziata due settimane dopo dell’Italia, il lockdown finirà il 26 aprile e dal 27 si tornerà verso una graduale normalità. Tutte scelte annunciate con grande anticipo, chiarezza e senso di responsabilità da parte dei Governi dei vari Paesi.
L’Italia, invece, è l’unico Paese al mondo che non ha deciso ancora nulla. Persino in Iran il Governo è stato più scientifico e liberale. Nel nostro Paese, invece, nonostante la situazione sanitaria sia sempre meno pressante, la gente resta ai domiciliari e l’economia è al collasso. Tanto che aumentano le polemiche trasversali sull’approccio del Governo: “continuando così, moriremo tutti di fame e di depressione“. Dopo 40 giorni di lockdown abbiamo raccontato il dramma dei suicidi dei nonni che non potevano vedere i nipoti o andare a curare la vigna, il preoccupante aumento delle violenze domestiche sulle donne, del consumo di alcol e di pessimi stili di vita per la sedentarietà imposta dalle autorità.
Così mentre molti Paesi stanno tentando di raggiungere l’immunità di gregge con una diffusione controllata dell’epidemia nelle fasce più giovani della popolazione, seguendo i consigli degli scienziati, l’Italia ha scelto la strada dell’obesità di gregge, rinchiudendo la gente dentro casa e proibendo ogni tipo di attività salutare come il running, la vita all’aperto, l’esposizione al sole in riva al mare. Cioè quanto di più benefico e antivirale ci possa essere per rinforzare il proprio sistema immunitario e combattere i virus.
Il picco dell’epidemia è ormai passato da un mese, quando lo scorso 21 marzo abbiamo avuto ben 6.553 nuovi casi in un solo giorno (su appena 26 mila tamponi, quasi un terzo di quelli che si stanno analizzando negli ultimi giorni con 3.000 nuovi casi giornalieri). Ma Conte ieri sera è stato come al solito ottimista e rassicurante (sigh): “Le notizie sin qui filtrate circa l’apertura di attività produttive o l’allenamento di misure restrittive per lunedì prossimo sono prive di fondamento. Per la settimana prossima rimangono in vigore le misure già previste, che scadono il 3 maggio, e non è prevista nessuna modifica. Gli effetti positivi di contenimento del virus e di mitigazione del contagio si iniziano a misurare ma non sono tali da consentire il venir meno degli obblighi attuali e l’abbassamento della soglia di attenzione“.
Così il geniale ministro dell’istruzione Azzolina, quella che a marzo smentiva la chiusura delle scuole, ha già annunciato che non riapriranno più. “Forse a Settembre“. Ma forse, eh. Tanto, che vuoi che sia la scuola. Sti bambini possiamo lasciarli 12 ore al giorno davanti alla televisione, o possono imparare a impastare la pizza in cucina con mamma o a fumarsi le sigarette sul balcone con papà.
Fatto sta che l’Italia è l’unico Paese al mondo in cui le scuole non riapriranno quest’anno, e si mette addirittura in dubbio che potranno riaprire l’anno prossimo. “Ma c’è la didattica a distanza“, un incubo per molte famiglie i cui genitori devono lavorare e contemporaneamente seguire i figli sia dal punto di vista dei contenuti che sotto il profilo tecnologico.
Eppure il Governo che non decide è il più prolifico di “esperti” seduti intorno al tavolo del premier Conte. Il capo del nulla. Il Sole 24 Ore ha provato a contarli tutti: ci sono 15 task force per un totale di 450 scienziati, per decidere il nulla. Il portabandiera è sicuramente Walter Ricciardi, membro italiano dell’OMS e consulente del Ministro della Sanità Roberto Speranza, ultimo paladino del comunismo che anche dopo questo disastro continua ad esaltare quello italiano come “il miglior sistema sanitario al mondo“. Sì, Ricciardi, quello che in piena pandemia ha twittato un video con violenze sul presidente USA Donald Trump.
Sono 15, dicevamo, le task-force. O cabine di regia. O, ancora, “gruppi di lavoro“. Chiamatele come volete. Anche queste le pagano gli italiani che prendono i 600 euro o che sono in cassa integrazione: l’Italia che produce costretta a mantenere le zavorre dello Stato.
Eppure sono passati appena dieci anni dal Terremoto di L’Aquila del 6 aprile 2009: è stata la più grande emergenza dell’Italia nel terzo millennio, prima del Coronavirus. Un esempio di gestione efficiente e lungimirante: il Governo incaricò il Capo della Protezione Civile, che allora era Guido Bertolaso, ad occuparsi a 360°, e in deroga, dell’emergenza. Con risultati eccellenti e sotto gli occhi di tutti. Dopo 10 mesi, dichiarata conclusa la fase emergenziale, la gestione è passata ufficialmente al Commissario delegato per la ricostruzione, il Presidente della Regione Abruzzo, Giovanni Chiodi. L’Aquila è ripartita in modo tale che ancora oggi in Emilia Romagna (terremoto del 2012), e al Centro Italia (terremoti di agosto 2016 / gennaio 2017) auspicano provvedimenti analoghi, mentre da Amatrice a Norcia la gente vive ancora nei container.
Ma tanto è cambiato in Italia in questi anni. I manettari anti-casta e anti-scienza hanno scalato il potere e oggi paghiamo semplicemente il risultato del successo del qualunquismo. E se comanda L’Uomo Qualunque significa che non comanda nessuno. Siamo tornati il Paese cantato da Dante: “Ahi serva Italia, di dolore ostello, nave sanza nocchiere in gran tempesta, non donna di province, ma bordello!”