“Non abbiamo affatto autorizzato l’ora del passeggio coi bambini. Abbiamo solo detto che quando un genitore va a fare la spesa si può consentire anche l’accompagno di un bambino. Ma non deve essere l’occasione di andare a spasso e avere un allentamento delle misure restrittive“. Così il premier Giuseppe Conte, questa sera, ha spiazzato l’Italia. Dunque, proviamo a ricapitolare per capirci qualcosa. Tutti sapevamo di non poter mettere il naso fuori di casa, esclusi i motivi ritenuti indispensabili, ovvero la salute, la spesa e il lavoro. Poi ci avevano detto, “no, ma potete passeggiare, purché siate da soli o al massimo con il coniuge“. Poi hanno cambiato di nuovo versione: “Tutti a casa, parchi chiusi e niente passeggiate, nemmeno in solitaria. Unica eccezione per chi deve portare il cane a fare i propri bisogni“. E ci siamo adattati.
Ieri, poi, la notizia quasi scoop di una circolare che chiariva il decreto: “Potete portare i vostri figli a passeggio, purché restiate a 200 metri dalla vostra abitazione. Un genitore e un figlio per volta“. Nel giro di 24 ore le polemiche si sono susseguite alla velocità della luce: chi era d’accordo e chi no; chi insultava gli altri e chi rideva delle scelte dalla propria. Questa sera, infine, l’ultimo (per ora) colpo di scena: “Avete capito male, cari italiani. Non potete uscire a passeggiare con i figli. Ve li potete solo portare solo con voi a fare la spesa“.
Ora, chi tra noi non aveva patteggiato né per una scelta né per un’altra, ma solo per il semplice buon senso, aveva quasi convinto i due schieramenti avversari che la scelta migliore, come sempre, e fare ciò che si preferisce, nei limiti di legge, ma con criterio e cognizione di causa. Bastava usare il cervello. L’ennesimo dietrofront del governo, però, ha spiazzato anche noi razionali amanti della scienza: non ci stiamo capendo più nulla nemmeno noi.