Vietato dare l’ultimo saluto ai nostri morti, consentito celebrare il 25 aprile (“in qualche modo”): l’ennesima scivolata del Governo sul Coronavirus

La Liberazione la festeggeremo da prigionieri, noi. Perché le Associazioni invece possono assembrarsi, purché rispettino le regole. Forse
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Si ritiene che si potranno, in qualche modo, ritenere consentite forme di celebrazione della tradizionale cerimonia di deposizione di corone, innanzi a lapidi o monumenti ai Caduti, che prevedano, oltre alla presenza dell’Autorità deponente, la partecipazione anche delle Associazioni partigiane e combattentistiche, con modalità di distanziamento interpersonale compatibili con la situazione emergenziale”. Questo sarebbe, secondo il Ministero dell’Interno, il paragrafo esplicativo e più importante di una circolare emessa per dare disposizioni in merito alle celebrazioni del 25 aprile, Festa della Liberazione. Domani, dunque, sarà consentito svolgere manifestazioni e, anche se non lo si dice espressamente, anche assembramenti. Già perché la circolare in questione dice tutto il contrario di tutto. Le celebrazioni sono consentite, o forse no. In gruppo, ma non proprio tanti gruppi. Alcuni sì, altri no, ma magari anche gli altri pure.

Dunque, il nostro caro confusionario governo cosa ci sta dicendo? Che dopo aver multato dei preti che portavano la Croce in processione da soli, ora consentono ad interi gruppi di celebrare il 25 aprile? Che dopo aver impedito, a chi (non) ha visto morire i propri cari, di accompagnarli per un ultimo saluto prima della sepoltura, adesso permetterà all’Anpi di partecipare in massa alle commemorazioni?

Con riferimento al comunicato dell’Associazione nazionale Partigiani d’Italia si precisa che la circolare inviata dalla Presidenza del Consiglio non esclude in alcun modo l’Anpi dalle celebrazioni del 25 aprile. Le associazioni partigiane e combattentistiche potranno quindi partecipare alle celebrazioni per il 75° anniversario della Liberazione, naturalmente in forme compatibili con l’attuale situazione di emergenza”, prosegue la nota della Presidenza del Consiglio con la quale si autorizzano le associazioni di partigiani a partecipare alle celebrazioni. Le polemiche, ovviamente, non sono mancate. E come poteva essere il contrario? Basta leggere quanto scritto nella circolare per comprendere come la confusione regni sovrana.

Se è possibile prendere parte a queste celebrazioni significa che è possibile tornare in ufficio, o in fabbrica, con le dovute precauzioni, ovviamente. Sembra quasi che si abbia paura a dirlo, a metterlo nero su bianco. Tanto più che nel documento si utilizzano termini che trasudano incertezza da tutti i pori: “in qualche modo“, “si ritiene di ritenere”. Facevano prima a scrivere “prego uscite pure, ma fate attenzione“. Insomma, la Liberazione noi italiani la festeggeremo da prigionieri, ignari del nostro destino.

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