Il ciclone Amphan, che ieri ha toccato terra al confine tra India e Bangladesh, ha provocato già 95 vittime e ha lasciato una distesa di rovine dietro di sé. Amphan ha investito Calcutta, capitale del Bengala Occidentale con 14 milioni di abitanti, con piogge torrenziali e venti che hanno raggiunto i 185km/h, lasciandola praticamente in ginocchio. Ovunque è un paesaggio di alberi sradicati e abitazioni distrutte. L’intera citta’ e’ senza energia elettrica e le linee telefoniche non funzionano dopo il passaggio di quello che e’ stato valutato come il peggior ciclone degli ultimi 100 anni.
“L’impatto di Amphan e’ peggio del coronavirus“, secondo Mamata Banerjee, primo ministro del Bengala Occidentale. “Oggi – ha detto – ho sperimentato una situazione di guerra“. Analogo il quadro del disastro nello Stato di Orissa. Domani il premier indiano Narendra Modi sorvolera’ in aereo le aree colpite per rendersi conto di persona della situazione e poi partecipera’ a una serie di incontri per dare una prima risposta all’emergenza.
Oltre al ciclone, preoccupa anche l’emergenza coronavirus. Quasi tre milioni di persone sono state evacuate in rifugi o in aree fuori dalla traiettoria del ciclone: quasi due milioni e mezzo in Bangladesh e 650 mila in India. Spesso non e’ stato possibile rispettare il distanziamento sociale per contenere la diffusione del contagio. “Il distanziamento sociale non e’ praticabile quando la gente viene evacuata nei rifugi – ha detto alla Bbc il coordinatore degli interventi d’emergenza della Croce Rossa in Africa orientale Marshal Makavure – in queste circostanze le persone sono state di fatto obbligate a rompere il protocollo e le linee guida per la difesa dal Covid-19”. “Siamo di fronte a tre crisi – ha sintetizzato il primo ministro del West Bengala – il coronavirus, le migliaia di lavoratori migranti che stanno tornando a casa e ora il ciclone”.