Coronavirus, 7 ragioni per cui i rientri dal Nord non devono preoccupare il Sud: la pandemia non esploderà

Coronavirus, ansia nelle Regioni del Sud per i rientri delle prossime ore dall'Italia settentrionale. Ma non c'è motivo di avere paura: ecco perchè
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Oltre 30 mila meridionali fuori sede torneranno a partire da Lunedì 4 Maggio nelle loro abitazioni del Sud Italia: il governo guidato dal premier Conte, infatti, con l’ultimo Dpcm sulla fase 2 del Coronavirus ha finalmente consentito ai fuori sede che sono rimasti bloccati per l’emergenza nelle loro sedi di studio o lavoro, di tornare a casa. Domani partiranno due treni a lunga percorrenza dalla Stazione di Torino Porta Nuova con destinazione Reggio Calabria, e i biglietti sono esauriti da una settimana. Molti altri treni partiranno anche da altre stazioni di altre città e di altre Regioni, tutti carichi di passeggeri. Anche gli aerei sono pieni, e in molti hanno noleggiato auto o scenderanno con mezzi propri. La decisione del Governo ha scatenato l’ira dei governatori delle Regioni del Sud e di tante persone che sono molto preoccupate, ma in realtà ci sono 10 ragioni per cui questa situazione non deve scatenare ulteriore allarmismo. Ecco quali:

1 – Il Coronavirus non sta circolando come a marzo neanche al Nord, quindi la probabilità che ci siano positivi è molto bassa

Il Coronavirus negli ultimi giorni non sta circolando in modo diffuso neanche nelle Regioni del Nord. I dati degli ultimi giorni sono limitati a 400-500 casi giornalieri in Piemonte e Lombardia, 100-200 in Emilia Romagna, 100-150 in Veneto e Liguria, su un numero di tamponi elevatissimo. La percentuale dei positivi sui controllati è inferiore al 6%, quindi la probabilità che ci siano positivi tra i fuori sede che tornano dal Nord al Sud è molto bassa. A marzo, quando c’era stato il primo esodo dal Nord, avevamo oltre 5.000 casi giornalieri al Nord con il 60% dei positivi sui tamponi che venivano effettuati. La probabilità che ci fossero positivi era altissima, a differenza di oggi. Dati alla mano, significa che due mesi fa ogni 100 persone provenienti dal Nord, 60 portavano il Coronavirus. Oggi, invece, sono 6.

2 – Anche i fuori sede che rientrano al Sud sono rimasti in lockdown, chiusi in casa per due mesi, quindi la probabilità che siano positivi è ancora più bassa

La totalità dei contagiati degli ultimi giorni nelle Regioni del Nord è personale ospedaliero, delle RSA o di forze dell’ordine e operatori che lavorano in condizioni di alto rischio e hanno contratto il virus. I fuori sede che invece torneranno nelle prossime ore al Sud sono in gran prevalenza studenti, o lavoratori che non possono lavorare e quindi da due mesi sono chiusi in casa senza rapporti sociali. La probabilità che quindi ci siano positivi tra coloro che domani scenderanno al Sud è estremamente più bassa.

3 – I viaggiatori che rientrano adesso, sono i più responsabili: a marzo avevano deciso di rimanere al Nord per rispetto nei confronti dei loro corregionali

Le persone che nelle prossime ore torneranno al Sud, sono quelel che con maggior senso di responsabilità a marzo avevano evitato di tornare a casa nel momento peggiore, in cui era alta la probabilità che fossero contagiati e c’era il timore che il Sud non fosse preparato ad affrontare la pandemia. Hanno deciso di rimanere al Nord, molto spesso con sacrifici e disagi enormi, senza lavoro, senza soldi e senza affetti in monolocali (nella migliore delle ipotesi) o addirittura in stanze di 10 metri quadri con un lettino e una stufetta, in un appartamento con bagno e cucina in comune con altri studenti o lavoratori fuori sede. L’hanno fatto per amore e per rispetto nei confronti del meridione. Quindi continueranno ad agire con senso di responsabilità: non bisogna considerarli untori, ma piuttosto ringraziarli per il comportamento adottato a differenza di chi invece era scappato nottetempo in modo egoistico e irrazionale.

4 – Le Regioni sono già organizzate con protocolli rodati

Le Regioni del Sud sono organizzate e pronte ad ogni evenienza, a differenza di due mesi fa. I governatori hanno già agito disponendo zone rosse per ogni focolaio, bloccando il contagio, seguendo un protocollo vincente che adesso è rodato. E rassicurante. Anche qualora dovesse esserci qualche altro caso di contagio proveniente dal Nord, non sarà l’apocalisse.

5 – Negli Ospedali del Sud c’è enorme disponibilità di posti letto e vengono adottate tutte le misure anti-contagio

Tutte le Regioni hanno incrementato i posti letto, e oggi hanno una enorme disponibilità perchè i reparti sono fortunatamente vuoti. Nelle terapie intensive abbiamo appena 4 pazienti in Calabria (su 200 posti letto disponibili per la rianimazione), 29 in Sicilia (su 600 posti letto), 30 in Campania (su 500 posti letto), 40 in Puglia (su 300 posti letto). Ma soprattutto le ultime terapie con l’eparina e il plasma dei guariti, le cure sono molto più efficaci e sono molti di meno rispetto a marzo i pazienti che necessitano della terapia intensiva. Gli ospedali sono attrezzati con tutte le misure anti contagio e c’è grande preparazione a curare bene i pazienti, portandoli alla guarigione senza contagi ospedalieri, come invece è successo al Nord tra Febbraio e Marzo.

6 – La disponibilità di tamponi consente di controllare tutti gli arrivi

La disponibilità di tamponi e reagenti consentirà di testare tutti gli arrivi: le Regioni si sono già attrezzate per sottoporre a test tutti coloro che arriveranno, addirittura con laboratori mobili predisposti nelle autostrade, negli aeroporti e nelle stazioni ferroviarie, bloccando tutti coloro che rientreranno e sottoponendoli a tampone, accertando l’eventuale presenza del virus e isolando subito gli eventuali casi infetti.

7 – Al Sud la pandemia non esploderà per le condizioni meteorologiche e ambientali

Come confermano sempre più numerosi studi scientifici, il Sud è protetto dalla pandemia grazie alle sue condizioni meteorologiche e ambientali. Il rischio di un’esplosione del contagio può concretizzarsi soltanto a partire da Dicembre, con il prossimo inverno. Adesso, invece, la luce solare e le temperature più elevate ostacolano la diffusione del contagio e la sopravvivenza del virus, che di settimana in settimana si sta spostando sempre più a Nord (vedi boom di casi nel Regno Unito, in Canada e in Russia proprio nell’ultima settimana) con l’avanzare della stagione primaverile, mentre i Paesi in cui in questo periodo fa caldo come Israele, Australia, Nuova Zelanda, Argentina, Uruguay, Sud Africa, hanno avuto un numero estremamente contenuto di casi. Come la Grecia, Malta, il Sud della Spagna, il Sud degli USA, il Sud del Giappone. E il Sud Italia: non è un caso. Il clima sta giocando un ruolo decisivo nell’evoluzione mondiale della pandemia. E a prescindere da tutte le altre già di per sè rassicuranti considerazioni, il meteo mite del Sud sta aiutando moltissimo a limitare i danni. Che in tutto il mondo sono stati catastrofici soltanto nelle aree molto inquinate come Wuhan in Cina, Teheran in Iran, la Lombardia in Italia, Madrid in Spagna, Bruxelles in Belgio e New York negli USA.

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