La Cina è il Paese in cui a fine 2019 si è manifestata per la prima volta l’epidemia del nuovo coronavirus che sarebbe poi sfociata nella pandemia che sta mettendo in ginocchio al mondo. Da diverso tempo ormai, il Paese asiatico si è lasciato alle spalle la fase più dura dell’emergenza sanitaria che ha provocato oltre 84.000 contagi e più di 4.600 vittime entro i confini cinesi.
Secondo un nuovo studio, condotto presso la Yale School of Public Health da Kai Chen e pubblicato sulla rivista Lancet Planetary Health, l’emergenza sanitaria ha avuto un risvolto importante: grazie alla riduzione del traffico e delle attivita’ industriali durante la quarantena, sono stati evitati oltre 12 mila decessi da inquinamento in Cina. Gli esperti hanno calcolato che con la quarantena l’inquinamento atmosferico e’ di gran lunga diminuito in Cina: i livelli di ossidi di azoto (in particolare NO2) si sono ridotti del 37% e le polveri sottili (il particolato fine) del 30% in ben 367 citta’ cinesi. Con questi dati alla mano e sulla base di precedenti studi epidemiologici, gli esperti hanno stimato in 12.125 le morti da smog evitate in quarantena, decessi che sarebbero avvenuti soprattutto per malattie cardiovascolari e respiratorie fortemente collegate all’inquinamento urbano.
Secondo gli epidemiologi Usa analoghe situazioni si sono registrate in Europa e America, con analoghe riduzioni dei morti da smog, anche se al momento non hanno stimato le rispettive cifre.