Lo scompenso glicemico responsabile di complicanze nei pazienti anziani affetti da COVID-19. Una ricerca campana evidenzia gli effetti del controllo glicemico precoce sull’evoluzione della malattia COVID-19 e apre nuove prospettive terapeutiche indirizzate a ridurne la mortalità.
Lo studio, pubblicato su Diabetes Care, è frutto di un’analisi su 59 pazienti ricoverati presso i reparti di Malattie Infettive dell’ospedale Sant’Anna di Caserta e dell’Università degli Studi della Campania Luigi Vanvitelli. Il gruppo di ricerca composto da internisti, infettivologi, e biologi, e coordinato da Raffaele Marfella, professore ordinario di Medicina Interna all’Università Vanvitelli, ha evidenziato che valori elevati di glicemia, superiori a 140 mg/dl al momento del ricovero in ospedale, si associavano ad aumentato rischio di mortalità.
E’ ormai noto che i pazienti più anziani e con altre patologie presentano un maggior rischio di sviluppare forme severe di COVID-19 e una maggiore mortalità. Il sovrapporsi della pandemia di COVID-19 alla pandemia di diabete ha fatto sì che il diabete tipo 2 fosse una delle patologie più frequenti: è del resto ampiamente documentata l’associazione fra diabete e rischio di mortalità nei pazienti con COVID-19. Meno chiaro era invece l’impatto del controllo glicemico sull’intensità del trattamento richiesto e sulla mortalità nei pazienti con COVID-19.
La ricerca ha evidenziato che il sangue dei pazienti iperglicemici presentavano alti livelli di infiammazione e di fattori che favorivano la coagulazione. Da qui l’ipotesi che lo scompenso glicemico possa peggiorare la malattia COVID-19 provocando gravi alterazioni dell’apparato respiratorio e cardiovascolare.
“Abbiamo osservato – spiega Marfella – che la normalizzazione precoce della glicemia, mediante insulina, si associa ad una riduzione dell’infiammazione, della coagulazione della mortalità. Quindi una maggiore attenzione ai livelli glicemia potrebbe migliorare in modo significativo la sopravvivenza dei pazienti affetti da COVID-19. Ecco perché questi risultati oltre ad aver indicato la modalità con cui il diabete peggiora la malattia COVID-19, aprono nuove prospettive terapeutiche indirizzate a ridurre la mortalità”.