Coronavirus, grande attesa per i test sierologici: “al Sud potrebbero averlo già contratto tutti, sarebbe fantastico”
Coronavirus, al Sud Italia il Covid-19 potrebbe essere già stato contratto da milioni e milioni di cittadini: l'ipotesi che da' una grandissima speranza verrà chiarita con i test sierologici
C’è grande attesa per i test sierologici che, a partire da Lunedì 4 Maggio, saranno effettuati in tutt’Italia per capire quante persone hanno sviluppato gli anticorpi al Coronavirus e, quindi, hanno già contratto il Covid-19 senza accorgersene.
Oggi conosciamo soltanto le persone risultate positive al tampone, cioè coloro che avevano la malattia in atto al momento del controllo. Sappiamo che in Lombardia il 32,2% delle persone sottoposte a test è risultata positiva, una percentuale elevatissima come in Liguria (26,7%), Piemonte (23,2%) e Valle d’Aosta (19,4%), mentre al contrario al Sud i dati sono molto differenti, con appena il 3,1% di positivi in Calabria e il 4,1% in Sicilia. Questi dati fanno capire quanto la pandemia si sia concentrata al Nord, sfiorando appena il Sud. Ma se davvero in Calabria e Sicilia più del 95% della popolazione non è venuta a contatto con il virus, significa che quasi tutti sono ancora esposti al rischio di essere contagiati a differenza del Nord dove “soltanto” il 70% della popolazione, una percentuale comunque più bassa, correrebbe questo rischio. Ma il tampone non fornisce informazioni storiche sul paziente: è possibile che tanti soggetti risultati negativi al tampone, pur non avendo la malattia in quel momento, l’avessero contratta in precedenza.
L’ipotesi di molti esperti, infatti, è che la percentuale delle persone colpite sia in realtà molto più alta: in base al numero di morti e al calcolo del reale tasso di letalità del Covid-19 che è inferiore all’1%, è verosimile che il numero dei contagiati sia stato elevatissimo negli ultimi due mesi e che la stragrande maggioranza dei positivi non abbia avuto alcun sintomo e non si sia neanche accorta di essere malata. Tanto al Nord quanto al Sud.
Infatti di giorno in giorno, in base agli studi epidemiologici e virologici sul Coronavirus, si sta ricostruendo la storia del contagio e a differenza di qualche settimana fa, oggi sappiamo che il Covid-19 circolava in Italia già almeno da Gennaio, quando non c’era alcuna limitazione agli spostamenti e ogni giorno avevamo migliaia di persone che viaggiavano dal Nord al Sud e viceversa.
C’erano partite di calcio, concerti, proiezioni cinematografiche, spettacoli teatrali, scuole regolarmente aperte per i bambini, notti in discoteca per i ragazzi, tra l’altro nel periodo più freddo dell’anno in cui le persone frequentavano quotidianamente luoghi chiusi e affollati: la situazione ospedaliera sarebbe letteralmente esplosa soltanto a fine Febbraio tra Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna per i tempi di incubazione e probabilmente per le condizioni ambientali locali, con la complicità delle condizioni meteorologiche e dell’inquinamento dell’aria che potrebbero aver contribuito in modo considerevole nel determinare una letalità di gran lunga superiore al resto del Paese, ma in linea con le altre realtà con simili caratteristiche climatiche e ambientali (Wuhan, Madrid, Bruxelles, New York).
Paolo Biasci, presidente della Federazione italiana medici pediatri, ha detto in un’intervista rilasciata ieri all’HuffingtonPost che “già tra dicembre e gennaio, tra noi pediatri di famiglia, avevamo notato e commentato il fatto che stavamo diagnosticando nei bambini un numero superiore, rispetto agli anni passati, di broncopolmoniti con caratteristiche diverse da quelle che si presentano sempre, come complicazioni, nelle epidemie influenzali. Quando è emerso il problema della pandemia, abbiamo ipotizzato che il virus stesse circolando già da mesi“.
Anche nelle Regioni del Sud, molti bambini si sono ammalati tra Gennaio e Febbraio di un’influenza “anomala“, con febbre alta che durava più di una settimana, a volte anche due, e non scendeva con i farmaci tradizionali. Adesso l’ultimo indizio arriva da Andrea Locatelli, dermatologo dell’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, che ha testimoniato come decine di bambini sono arrivati in ospedale con geloni a mani e piedi, nelle ultime settimane, ad aprile e in piena primavera, quindi fuori stagione. “E’ un fenomeno singolare che continua. Chi è arrivato in ospedale con i geloni, aveva già avuto nei periodi precedenti sintomi che sono riconducibili ad alcune manifestazioni del Covid-19 come dissenteria, congiuntivite, febbre. E poi questi geloni, arrivati in un periodo in cui non c’erano condizioni meteorologiche tali da giustificarne la comparsa“.
Anche al Sud, molti pediatri hanno assistito ad un fenomeno simile che ha colpito molti bambini di tantissime famiglie. I geloni sono vasculopatie, e quest’evidenza sarebbe la conferma che il Coronavirus colpisce l’endotelio, provocando trombi come il prof. Alessandro Mascitelli ha spiegato ai microfoni di MeteoWeb in un’intervista molto approfondita.
Un altro sintomo che in molti hanno avuto insolitamente negli ultimi mesi sono le emorroidi. Un disagio che è già normalmente particolarmente molto diffuso nella popolazione, e quindi difficile da attribuire ad un’anomalia epidemica. Ma essendo le emorroidi provocate da un coagulo sanguigno, cioè da un trombo (la malattia si chiama infatti “trombosi emorroidaria“), potrebbero essere legate – seppur non in modo diretto – alla presenza del Coronavirus nell’organismo.
Milioni di persone nelle Regioni del Sud sono convinte di aver avuto a che fare con il Coronavirus nei mesi scorsi: influenze anomale, polmoniti, congiuntiviti, adesso anche geloni ed emorroidi. Si tratta soltanto di ipotesi, ma gli indizi aumentano in base alle evidenze scientifiche che emergono di settimana in settimana. E se nei prossimi giorni anche i test sierologici confermeranno che una gran parte della popolazione meridionale ha già contratto il Covid-19 senza accorgersene, significa che le condizioni meteorologiche (sole e caldo) e ambientali (vicinanza al mare e scarso inquinamento dell’aria) sono proprio la chiave che può trasformare questa malattia da una simil-influenza stagionale ad un’apocalisse sanitaria.
Per il Sud sarebbe una notizia fantastica (al netto della beffa di due mesi di lockdown che a quel punto si rivelerebbero completamente inutili), non solo perchè il peggio sarebbe comunque già alle spalle senza aver determinato scenari catastrofici, ma soprattutto perchè si potrebbe guardare al domani senza alcuna paura di nuove ondate epidemiche: diventerebbe un semplice virus endemico come tra l’altro si sta già rivelando – almeno per il momento – in Africa e in tutti i Paesi caldi dell’emisfero australe.