Da quando sono stati confermati i primi casi negli Stati Uniti il 21 gennaio scorso, oltre 1,6 milioni di americani hanno contratto il coronavirus e ormai il numero delle persone decedute sfiora quota 100.00 (al momento in cui scriviamo sono 97.722). Il 12 aprile, gli Stati Uniti sono diventati il Paese con il maggior numero di morti a livello globale, ma finalmente ci sono i primi segnali che indicano che casi e decessi si stanno stabilizzando. Il pattern, però, non è omogeneo in tutto il Paese, con nuovi hotspot che emergono e altri che si riducono.
Una grande parte dei casi degli Stati Uniti è centrata nella città di New York, diventata ben presto epicentro dell’epidemia negli USA. Quel che è rilevante notare è che dal 20 marzo, gli stati di New York, Connecticut e New Jersey hanno rappresentato circa il 50% di tutti i casi del Paese. Al 9 aprile, quasi il 60% di tutte le vittime del Covid-19 è stato registrato in questi 3 stati.
Finora, sono stati registrati 29.141 decessi a New York, 11.138 nel New Jersey e 6.372 nel Massachusetts, per un totale di 46.651 morti sui 97.722 di tutti gli USA (48%). Al momento, la somma dei casi confermati in questi 3 stati è di 608.344 su 1.643.347 casi totali del Paese, ossia il 37% (361.515 a New York, 154.154 nel New Jersey, 92.675 nel Massachusetts). Mentre ora lo stato di New York sembra aver raggiunto il plateau, tra il 31 marzo e il 12 aprile ha toccato ogni giorno tra gli 8.000 e i 10.000 nuovi casi.
In alcune aree, si iniziano a vedere i primi segnali di speranza. Le aree dove l’epidemia è scoppiata per prima, come California e Washington, sembrano aver avuto successo nel bloccare la malattia. Altrove, l’accesso limitato ai test potrebbe portare ad un numero dei casi più piccolo di quanto in realtà sia.