Rivelare il diabete di tipo due nelle donne prima della sua manifestazione tramite una semplice analisi del sangue. Questo l’obiettivo di uno studio, pubblicato sulla rivista Plos Medicine e condotto dagli esperti della University of Toronto e del Donnelly Center for Cellular and Biomolecular Research, che hanno identificato i metaboliti nel sangue che potrebbero predire accuratamente se una donna svilupperà il diabete di tipo 2 dopo aver sperimentato una forma transitoria di malattia durante la gravidanza.
“Questa scoperta potrebbe portare a un test che aiuterebbe i medici a identificare le pazienti a maggior rischio e potenzialmente aiutare i soggetti a prevenire la malattia con una dieta specifica e una attività fisica mirata“, afferma Michael Wheeler, docente di Fisiologia presso la University of Toronto. “Esiste una disregolazione metabolica che si verifica in alcune donne nel primo periodo post partum e continua a progredire fino a sviluppare un diabete di tipo 2 (T2D). Questo suggerisce che esiste già un problema di base e che può essere rilevato con largo anticipo”, aggiunge Hannes Rost, docente di Genetica molecolare presso il Donnelly Center for Cellular and Biomolecular Research.
“Secondo i nostri studi, la firma metabolica può raggiungere un’accuratezza dell’85%. Sappiamo che circa una donna ogni dieci sviluppa il diabete gestazionale (GD) durante la gravidanza, e il 30-50%delle neomamme sviluppa il T2D entro dieci anni dal parto”, spiega Wheeler, ricordando che il diabete è una patologia che ostacola la capacità del corpo di regolare i livelli di zucchero nel sangue e può portare a gravi complicazioni tra cui perdita della vista, problemi neurologici, nonche’ malattie cardiache e renali.
“Alle donne che hanno mostrato sintomi di GD viene chiesto di monitorare annualmente la tolleranza al glucosio, ma la procedura richiede tempo e lavoro e meno della meta’ delle donne la esegue. Per questo abbiamo voluto sviluppare un semplice esame del sangue in grado di consentire alle neomamme di ridurre il numero di visite in ospedale”, commenta ancora il ricercatore, specificando che questo studio si basa su un’indagine preliminare del 2016 condotta su 1.033 donne con GD.
“Abbiamo seguito le stesse partecipanti per un periodo di tempo più lungo, grazie alle cartelle cliniche elettroniche, basandoci sui campioni di sangue raccolti tra le sei e le nove settimane dopo la nascita e poi due volte nell’arco di due anni, per un massimo di otto anni“, spiega Erica Gunderson, ricercatrice presso il Kaiser Permanente Division of Research, in California. “173 donne hanno sviluppato diabete di tipo due, i loro campioni di sangue sono stati quindi confrontati con quelli di 485 donne in base a peso, età, razza ed etnia, che non avevano pero’ sviluppato la malattia”, prosegue l’esperta.
“Questo studio è unico in quanto non stiamo semplicemente confrontando persone sane con pazienti in uno stadio avanzato, ma donne clinicamente simili, a cui era stato diagnosticato il diabete gestazionale, che in alcune si è evoluto in T2D e in altre si è risolto naturalmente”, commenta Rost, aggiungendo che la ricerca potrebbe essere considerata una pietra miliare nella medicina personalizzata. Il team spera di rintracciare le differenze molecolari nelle persone apparentemente sane e prevedere quali svilupperanno una malattia.
“Tra i composti considerati sono presenti ovviamente gli zuccheri, ma anche aminoacidi e molecole lipidiche, che indicano problemi di fondo nel metabolismo delle proteine e dei grassi. Le informazioni che raccoglieremo grazie a questo studio ci avvicineranno ancora di più al nostro obiettivo di sviluppare questo esame del sangue in grado di predire la possibilita’ dell’incidenza della malattia, per aiutare ostetrici e personale sanitario in generale a prendersi cura delle pazienti più a rischio“, conclude Gunderson.