Meteo e Coronavirus, le Previsioni della Pandemia: come il clima sta influenzando il contagio [MAPPE]

Coronavirus, le Previsioni Meteo della pandemia: come il contagio si sta muovendo in base ai fattori meteorologici
MeteoWeb

La pandemia di Coronavirus sta dimostrando una forte stagionalità: sono passati quasi tre mesi da quando indicavamo le correlazioni tra clima e contagio sbilanciandoci nelle previsioni meteo sull’andamento del Covid-19: “è probabile che con l’avanzare della Primavera l’epidemia si sposti sempre più a Nord (Russia, isole Britanniche, Penisola Scandinava, ma anche Canada) e in tutto l’emisfero australe” scrivevamo su MeteoWeb il 15 marzo. Ed è proprio quello che è successo. Molti Paesi, nonostante siano in lockdown da marzo, vedono dilagare il contagio adesso che sta iniziando l’inverno nell’emisfero australe e la stagione delle piogge tropicale boreale, a testimonianza che una volta entrato in circolazione, il virus segue un andamento stagionale a prescindere dalle misure di contenimento che si rivelano assolutamente inefficaci.

cintura del coronavirusUno studio dell’Università del Maryland, realizzato in modo congiunto da virologi e climatologi, aveva individuato caratteristiche meteorologiche comuni in tutte le aree in cui il contagio era dilagato a fine Febbraio: Wuhan, Teheran, Milano e Seul. Si trattava, nello specifico, di temperature medie giornaliere intorno ai +10°C, elevati tassi di umidità relativa (tra 60 e 80%) e scarso soleggiamento (quindi frequenti precipitazioni). Un’altra ricerca dell’Ospedale di Greifswald e dell’Università Ruhr a Bochum, in Germania, dimostrava che con temperature superiori ai +30°C il virus non riesce a diffondersi in modo significativo.

Nessuno, ovviamente, ha mai ipotizzato che le temperature più calde potessero completamente debellare il contagio. Ma, pur non uccidendo il virus, ne limitano la proliferazione e gli effetti negativi sulla popolazione: lo dimostra quello che sta succedendo in Africa, dove il primo caso è stato documentato a inizio Febbraio, più o meno nello stesso periodo in cui si verificavano i primi contagi in Europa e nel continente americano, eppure oggi in tutto il continente africano abbiamo appena 144 mila casi e 4 mila morti, a fronte dei 6 milioni e 200 mila casi e 371 mila morti totali nel mondo, nonostante l’Africa ospiti oltre un miliardo e 200 mila abitanti, quasi il doppio dell’Europa e delle Americhe.

Come l’Africa, tutta l’area Mediterranea è stata risparmiata dagli effetti più gravi del Covid-19: l’abbiamo visto al Sud Italia, solo sfiorato dalla pandemia che ha messo in ginocchio il Nord, con appena 16 mila casi e 1.450 morti su una popolazione di quasi 20 milioni di abitanti, tra l’altro tutti legati a persone provenienti dal focolaio della pianura Padana e a piccoli focolai esplosi in case di cura.

In tutti gli altri Paesi del Mediterraneo il Coronavirus ha avuto un andamento analogo: appena 23.500 casi e 900 morti in Egitto (oltre 100 milioni di abitanti), 17 mila casi e 280 morti in Israele (9 milioni di abitanti), 9 mila casi e 600 morti in Algeria (43 milioni di abitanti), 7.700 casi e 204 morti in Marocco (37 milioni di abitanti), 2.900 casi e 175 morti in Grecia (10 milioni di abitanti), mille casi e 48 morti in Tunisia (12 milioni di abitanti), 900 casi e 17 morti a Cipro (un milione di abitanti), 734 casi e 9 morti in Giordania (10 milioni di abitanti) e infine 600 casi e 9 morti a Malta (mezzo milione di abitanti).

Esattamente come previsto a Marzo, con l’avanzare della Primavera la pandemia s’è spostata verso Nord: il contagio è esploso in Canada, Russia, Regno Unito e nei Paesi Scandinavi, inizialmente risparmiati quando ancora faceva più freddo. In questo periodo, infatti, proprio nelle aree a ridosso della taiga (vedi mappa sulla destra), si continuano a registrare trend giornalieri di aumento dei casi e dei morti, con la Russia che continua a vedere oltre 9 mila nuovi casi giornalieri e ha superato i 400 mila totali, il Canada (37 milioni di abitanti) che ha superato i 90 mila casi e i 7 mila morti con oltre 100 vittime al giorno e il Regno Unito che con oltre 38 mila morti è uno dei Paesi più colpiti al mondo.

Anche negli Stati Uniti d’America assistiamo allo stesso trend: il contagio sta continuando a dilagare esclusivamente negli Stati del Nord/Est del Paese, quelli più freddi (New York, New Jersey, Connecticut, Massachussetts) mentre gli Stati più caldi sono quelli meno colpiti. In Florida, infatti, abbiamo 2.400 morti su 22 milioni di abitanti, in California 4.200 morti su 40 milioni di abitanti, in Texas siamo a 1.600 morti su 20 milioni di abitanti, cifre in linea con i dati del Sud Italia e dell’area Mediterranea. Ancora meglio alle Hawaii, dove si sono verificati 17 decessi e appena 650 casi su una popolazione residente di un milione e mezzo di abitanti.

Con l’avanzare della Primavera, invece, il Sud America è diventato nuovo epicentro della pandemia: non solo il Brasile (500 mila casi totali con un aumento di 30 mila casi giornalieri negli ultimi due giorni), ma anche il Perù (155 mila casi totali, ieri record di oltre 7 mila in un giorno) e il Cile (94 mila casi con un aumento di oltre 4 mila al giorno) evidenziano un ritmo di crescita esponenziale del contagio. Se consideriamo la popolazione, con i 212 milioni di abitanti del Brasile, i 33 milioni del Perù e i 19 milioni del Cile, ci rendiamo conto di quanto la circolazione sia diffusa su tutto il continente. Numeri importanti anche per l’Ecuador, che sfiora i 40 mila casi su 17 milioni di abitanti, mentre negli ultimi giorni i contagi stanno aumentando rapidamente anche in Colombia e Argentina, Paesi che avevano disposto il lockdown con rigide misure di distanziamento sociale già dal mese di Marzo.

BrasileAll’interno del Brasile, un Paese molto vasto, gli Stati più colpiti sono quelli più freddi, in cui in questo periodo dell’anno le temperature sono analoghe a quelle di Marzo nel nord Italia: la situazione più critica è quella dello stato di San Paolo, che conta oltre 45 milioni di abitanti e si trova nel Sud del Paese, dove sta iniziando l’inverno che è la stagione fredda, con temperature non troppo diverse da quelle dell’inverno dell’Italia meridionale. Non rare sono le nevicate sulle colline e i fronti freddi provenienti da Sud fanno scendere le temperature minime spesso e volentieri sotto i +5°C, e le massime stabilmente sotto i +15°C. Condizioni ideali, quindi, per il proliferare del virus. Già nei giorni scorsi si sono verificate le prime ondate di freddo con temperature vicine allo zero. E nei giorni scorsi i ricercatori della Oswaldo Cruz Foundation hanno ricostruito come la prima vittima di Covid-19 in Brasile risalga a fine Gennaio: se il contagio però non ha dilagato fino a metà Maggio, è stato proprio grazie alle temperature elevate e al clima secco e soleggiato. Era piena estate e faceva molto più caldo rispetto alle ultime due settimane, quando la situazione è degenerata proprio in concomitanza con l’arrivo del primo freddo, nella fase finale dell’autunno.

‘L’inverno australe deve ancora iniziare: fine Maggio in Sud America equivale a fine Novembre in Europa, quindi è molto probabile che nei prossimi mesi, durante l’inverno australe, il contagio galoppi ulteriormente in tutti i Paesi dell’America Latina, ancora lontani dal loro picco epidemico. Ci attendiamo lo stesso trend nell’Africa meridionale, già iniziato in SudAfrica dove negli ultimi giorni il ritmo dei nuovi casi è aumentato fino a duemila nuovi positivi giornalieri (31 mila totali nel Paese), in Australia e in Nuova Zelanda che fin qui sono riuscite a salvarsi ma hanno sempre avuto un clima mite, e soltanto adesso sta entrando nel vivo l’autunno.

Al tempo stesso, vedremo la pandemia arretrare sempre di più dagli Stati Uniti d’America e dall’Europa: con l’arrivo dell’estate, il contagio si sposterà anche nell’emisfero boreale verso Sud, come già sta accadendo negli ultimi giorni in cui stiamo assistendo a una veloce diminuzione dei casi nel Vecchio Continente e nel nord America, in concomitanza ad un repentino aumento del contagio in MessicoIndia, Pakistan e Bangladesh, tutti Paesi in cui in questo periodo dell’anno inizia la stagione delle piogge e quindi aumenta il tasso di umidità e diminuisce il soleggiamento. Anche qui si tratta di Paesi che avevano disposto il lockdown addirittura a Marzo, quando ancora avevano pochissimi casi: nonostante due mesi abbondanti di coprifuoco, il Coronavirus è arrivato lo stesso dimostrando la scarsa efficacia delle misure di contenimento più rigide e invece la strettissima relazione tra la stagionalità e la circolazione dell’infezione.

La mappa che pubblichiamo in coda all’articolo mostra l’andamento medio delle temperature nel mondo da Gennaio a Dicembre: proprio in base a questa mappa, possiamo prevedere in modo abbastanza lineare l’evolversi della pandemia, che quindi il prossimo inverno tornerà anche in Europa e in Italia (molto probabilmente a partire da Dicembre, e non certo da Settembre/Ottobre come profetizzano i soliti catastrofisti), ma in ogni caso sarà più attenuata perchè stavolta avremo tutti gli strumenti per affrontarla senza brutte sorprese come quelle che invece abbiamo avuto a Febbraio quando siamo stati colti impreparati.

 

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