In Europa era stato quasi abbandonato, soprattutto a seguito di precise direttive dell’Oms. Si tratta del farmaco antimalarico scoperto negli anni ’20 del ‘900, ovvero l’idrossiclorochina, che sembrava essere diventato un valido alleato nella lotta al Coronavirus, salvo poi essere sconsigliato dell’Organizzazione Mondiale della Sanità sulla base di ampi studi pubblicati da due autorevoli riviste scientifiche: The Lancet e il New England Journal of Medicine. Secondo quegli studi, basati sui dati riferiti a “1500 pazienti in 1200 ospedali in tutto il mondo“, l’idrossiclorichina sarebbe associata con una mortalità più alta, tra i malati di Covid, e un aumento dei problemi cardiaci.
Ad ogni modo, se da un lato l’idrossiclorochina è stata quasi accantonata in Europa, negli USA se ne fa largo uso nella lotta alla pandemia che ha piegato il globo. Donald Trump in persona ne ha consigliato l’utilizzo in maniera massiccia, proponendo di assumerla quotidianamente in funzione antivirale. Non solo. Gli Stati Uniti credono così tanto nella cura a base del farmaco antimalarico che ne hanno inviato due milioni di dosi al Brasile.
Ma torniamo alla Surgisphere, la sedicente azienda che ha raccolto i dati, perché è proprio intorno ad essa che ruota il nocciolo della questione. Il suo amministratore delegato, Sapan Desai, non solo è co-autore degli studi pubblicati a sfavore dell’idrossiclorochina, ma la sua pagina Wikipedia è improvvisamente scomparsa dopo l’avvio dell’inchiesta del Guardian. Ovviamente, neanche a dirlo, la società in questione non è riuscita a fornire alcuna spiegazione plausibile alle ‘stranezze’ individuate nell’inchiesta, né tanto meno a fare luce sulla metodologia utilizzata per il suo studio. Come ha fatto a raccogliere dati in tutto il mondo? Da oltre mille ospedali, per giunta. Chi si è occupato della ricerca e degli studi?
I giornalisti del Guardian si sono insospettiti sullo studio quando hanno letto il numero di morti in Australia: Surgisphere si riferiva a dati di “5 ospedali, su 600 pazienti, 73 dei quali deceduti“. Ma fino al 21 aprile, data in cui è terminato lo studio, i morti in Australia erano solo 67, secondo il report della Johns Hopkins University. Il Guardian ha quindi contattato cinque ospedali di Melbourne e due di Sydney e a quel punto è arrivata la conferma: non sapevano cosa fosse Surgisphere.
AGGIORNAMENTO. Tre dei quattro autori dietro lo studio sui possibili effetti dannosi dell’idrossiclorochina tra i pazienti Covid-19, pubblicato sulla rivista medica Lancet, hanno ritrattato. Non ha invece condiviso la ritrattazione il quarto autore, Sapan Desai, a capo dell’azienda Surgisphere. Il professor Mandeep Mehra, l’autore principale dello studio sull’idrossiclorochina e il Covid-19, ha chiesto la ritrattazione sostenendo di non poter piu’ garantire per l’accuratezza dei dati. Il direttore della prestigiosa rivista medica, Richard Horton, si e’ detto sconvolto da quanto avvenuto: “Questo e’ un esempio scioccante di prassi disdicevole nella ricerca nel mezzo di un’emergenza sanitaria globale”.