Si moltiplicano gli eventi estremi in un 2020 che, con una temperatura superiore di 1,41 gradi, si classifica come il più caldo da quando sono iniziate le rilevazioni nel 1800. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti sulla base dei dati Isac- Cnr relativi al primo quadrimestre dell’anno in riferimento all’allarme surriscaldamento lanciato in Italia dall’Ispra.
La tendenza al surriscaldamento – sottolinea la Coldiretti – è accompagnata da una più elevata frequenza di eventi estremi e sfasamenti stagionali che sconvolgono i normali cicli colturali ed impattano sul calendario di raccolta e sulle disponibilità dei prodotti che i consumatori mettono nel carrello della spesa.
Un allarme confermato dall’ultima ondata di maltempo con la caduta di chicchi di grandine grandi come noci che hanno colpito a macchia di leopardo in questa maledetta primavera che ha fatto perdere lungo la Penisola più un frutto su tre con il crollo dei raccolti, dalle pesche alle nettarine (-28%) fino alle albicocche (-56%), ed un rincaro dei prezzi al consumo.
L’agricoltura – conclude la Coldiretti – è l’attività economica che più di tutte le altre vive quotidianamente le conseguenze dei cambiamenti climatici con sfasamenti stagionali ed eventi estremi che hanno causato una perdita in Italia di oltre 14 miliardi di euro nel corso del decennio.