Coronavirus Cina, tutta la verità da Pechino: nessuna seconda ondata ne’ lockdown, diffidate del terrorismo

Coronavirus, in Cina non c'è alcuna seconda ondata ne' un nuovo lockdown. Ecco cosa sta succedendo davvero a Pechino
MeteoWeb

In Cina non c’è alcuna seconda ondata di Coronavirus. Diffidate dagli allarmismi e dai terrorismi che sui media italiani dilagano in queste ore. E’ successo semplicemente che nella capitale della Cina, Pechino, una metropoli che ospita 24 milioni di abitanti, si è verificato un piccolo focolaio di contagio. Parliamo di appena 158 casi in una settimana, numeri assolutamente contenuti e non preoccupanti, inferiori a quelli di quasi tutte le Regioni italiane. Il focolaio è partito dal mercato all’ingrosso di Xinfadi, la principale fonte di frutta e verdura della capitale. Il “paziente uno” di questo focolaio è diventato ormai molto popolare in Cina, viene chiamato “Daye Tang” che significa “Zio Tang“, ha 52 anni e si è fatto testare all’insorgere dei primi sintomi, facendo emergere il contagio. Accertata la positività di Covid-19, le autorità hanno ricostruito tutti i contatti dell’uomo e bloccato il focolaio sul nascere, individuando 158 positivi e isolandoli.

Foto di Kevin Frayer / Getty Images

Un’ottima notizia, perchè così il Coronavirus non potrà diffondersi ulteriormente. Tanto in Italia quanto all’estero, così come sta succedendo in Germania in queste ore e come accadrà per mesi, forse anni, in tutto il mondo, l’emergere di nuovi casi deve essere visto in modo assolutamente positivo, perchè riesce a bloccare sul nascere nuovi focolai di contagio, a differenza di quanto accaduto 3-4 mesi fa quando nel silenzio il virus si diffondeva nella popolazione ignara, in modo subdolo, per poi deflaglare con emergenze ospedaliere.

Non è affatto vero, infatti, che “basta un caso, uno, per provocare un disastro”: un caso non provoca nulla. Il disastro succede solo se da uno diventano due, cinque, dieci, cento, mille in modo incontrollato. Circostanza oggi impossibile alla luce dell’attenzione, dei test e dei tamponi che vengono fatti. E’ stato così a Roma la scorsa settimana, ed è così in Cina in questi giorni.

Foto di Kevin Frayer / Getty Images

A Pechino è in corso una vasta campagna per lo screening dei residenti e la disinfezione dei ristoranti: tecnicamente si tratta di un “rimbalzo di Covid-19“, e Wu Zunyou, il capo epidemiologo del Centro di controllo e prevenzione delle malattie (Cdc), ha spiegato in conferenza stampa che un alto numero di infezioni è stato riscontrato tra venditori di frutti di mare, carne di manzo e di montone. Il picco è stato toccato intorno al 13 giugno e ora l’infezione “è stata portata sotto controllo. Questo non vuol dire che non ci saranno nuovi casi domani. La curva proseguirà per altro tempo ancora, ma il numero di casi sarà sempre più basso“.  Il focolaio di Covid-19 a Pechino “non ci ha colto di sorpresa, ma è stata una sorpresa perchè è capitato ancora una volta in un mercato. Le autorità hanno trovato l’epidemia molto velocemente e chiuso molto velocemente la fonte e reciso i suoi contatti. Se Pechino non avesse preso subito le misure adottate quello che e’ successo a Wuhan avrebbe potuto ripetersi. Ma così non è stato“, ha aggiunto Wu nella conferenza stampa quotidiana.

Foto di Kevin Frayer / Getty Images

Non c’è, quindi, alcuna seconda ondata. Non c’è alcun lockdown. Anche perchè a Pechino non c’era mai stata una prima ondata, non c’era mai stato contagio e non c’era mai stato lockdown. E il Presidente della Cina Xi Jinping non vuole fare alcun lockdown a Pechino, per non compromettere l’immagine e l’economia del Paese dopo quanto già accaduto a Wuhan.

Wuhan dista da Pechino oltre 1.250 chilometri (la stessa distanza che c’è tra Roma e Parigi), e a differenza di Wuhan, a Pechino non c’era mai stata la diffusione del contagio a Gennaio-Febbraio, ne’ c’era stato alcun lockdown. Quindi ammesso – e non concesso – che a Pechino il Coronavirus iniziasse a dilagare, sarebbe in ogni caso la prima ondata e non la seconda.

Foto di Kevin Frayer / Getty Images

In ogni caso, a differenza di quanto erroneamente riportato in Italia da molti media evidentemente asserviti alle esigenze di continuare ad alimentare panico e terrore, a Pechino non c’è alcuna chiusura. L’ufficio di pubblica sicurezza di Pechino ha vietato l’uscita dalla città esclusivamente per le 158 persone positive al coronavirus, i loro familiari e i casi sospetti con sintomi palesi di infezione.

In una conferenza, il portavoce dell’ufficio, Pan Xuhong, ha affermato che le restrizioni all’uscita da Pechino non significano che la città sia stata sigillata, ma mirano a impedire la diffusione del virus in altre parti della Cina.

Foto di Kevin Frayer / Getty Images

Pan ha spiegato che la capitale continuerà a implementare la quarantena di 14 giorni per le persone che entrano da fuori la Cina, in linea con la risposta di emergenza di livello 2; coloro che rientrano da aree ad alto e medio rischio fuori Pechino non sono autorizzati ad alloggiare in alberghi nella capitale. Pechino ha anche esteso i tamponi da sei a dieci categorie di persone, includendovi, tra gli altri, anche i proprietari dei ristoranti, i venditori del mercato e i dipendenti di mense.

Foto di Kevin Frayer / Getty Images

Intanto proprio oggi la Commissione Nazionale per la Sanità cinese ha detto che non ci sono prove che il Covid-19 possa diffondersi dai prodotti alimentari, compreso quelli ittici. La Commissione Nazionale per la Sanità cinese lo ha scritto in un articolo pubblicato sul suo account ufficiale WeChat, la piattaforma di messaggistica istantanea più popolare in Cina, per dissipare i timori legati al focolaio di Covid-19 sviluppatosi dal mercato all’ingrosso di generi alimentari Xinfadi, nel distretto di Fengtai, a Pechino. La Commissione conferma, in base a una recente ricerca, la trasmissione tramite le goccioline e il contatto ravvicinato, ma “altre modalita’ di trasmissione sono ancora da confermare“, specifica l’ente per la Sanita’ cinese, che suggerisce di usare taglieri diversi per cibi crudi e cotti, dopo che il primo indiziato del nuovo focolaio è stato proprio un tagliere usato per il salmone.

Coronavirus, il vaccino antinfluenzale aumenta il rischio di contagio? Un’altra fake news dei “no-vax”. La verità sullo studio del Pentagono

Condividi