“Passo dopo passo, un giorno alla volta, con prudenza, con ottimismo, verso la fine“: il virologo Guido Silvestri, della Emory University di Atlanta, ha dedicato un post di approfondimento, sulla sua pagina Facebook (l’ormai ben nota “Pillola di Ottimismo“) alle strategie che possono aiutare a tenere a bada il virus senza impedire il ritorno ad una piena normalità.
Ecco il post:
“LA RITIRATA CONTINUA
DECALOGO DI “NAVIGAZIONE INTELLIGENTE”
Ricordate l’allegoria dei DUE SCOGLI (il virus da un lato, i danni delle “chiusure” dall’altro)?
Qui sotto trovate, sotto forma di decalogo, alcuni proposte per una NAVIGAZIONE INTELLIGENTE tra questi due scogli, soprattutto pensando ad una probabile seconda ondata di COVID-19 a fine autunno/inizio inverno (perché, come ovvio, il fenomeno della stagionalità ci aiuta adesso, ma non ci aiuterà a dicembre/gennaio).
Sono tutte strategie su cui INVESTIRE perché hanno il grandissimo pregio di poter controllare la diffusione e i danni di COVID-19 senza infliggere i danni socio-economici dei lockdown prolungato e altre misure “generalizzate”. In altre parole: strategie che aiutano a tenere a bada il virus senza impedire il ritorno ad una piena normalità.
1. MONITORAGGIO, 3T e ZONE ROSSE
Questo comprende studi sierologici per valutare il livello generale di immunità in una popolazione, ma soprattutto TEST VIROLOGICI, che servono a (i) identificare e quindi isolare e curare subito gli infetti; (ii) identificare e, se necessario, isolare i contatti infettati, senza mandarli in ambienti chiusi comunitari; (iii) se necessario, creare delle “zone rosse”, ben definite nello spazio e nel tempo, in cui limitare ogni movimento al fine di circoscrivere focolai multipli ma ravvicinati che sono sfuggiti ai punti (i e (ii).
2. PREPARAZIONE A LIVELLO OSPEDALIERO
Gli ospedali devono essere protetti a tutti i costi per evitare che diventino fonti di contagio e mortalità. Questo richiede organizzazione, training, riserva di posti letto ed attrezzature, uso massiccio dei dispositive di protezione individuale (DPI), preparazione all’uso rapido di possibili terapie salvavita (antivirali, anticorpi monoclonali, plasma convalescente, etc), e così via.
3. PREPARAZIONE A LIVELLO DI MEDICINA DEL TERRITORIO
Identificare margini di miglioramento nella formazione e protezione dei medici di medicina generale; sviluppare di una task-force infermieristica specializzata che gestisca il pronto intervento ed il monitoraggio extra-ospedaliero; creare potenziali “COVID Hotel” per persone da isolare che non richiedono interventi ospedalieri.
4. PROTEZIONE DELLE CASE DI RIPOSO ED ALTRE STRUTTURE PER ANZIANI
COVID-19 ha ucciso in modo sproporzionato gli anziani, ed ha fatto stragi nelle case di riposo di tutto il mondo (50-70% dei contagi fatali), mentre la mortalità è molto bassa per persone sane con meno di 60-65 anni. Questo deve permetterci di concentrare il nostro sforzo di protezione sulle strutture per anziani, usando tutti i metodi qui descritti, come monitoraggio, DPI, training, isolamento, etc.
5. PROTEZIONE DELLA “CATENA DEL FREDDO” NELL’INDUSTRIA ALIMENTARE
Soltanto negli USA (al 1 maggio) ci sono stati 119 casi dimostrati di “outbreaks” di COVID-19 con 4.900 casi e 20 morti nelle aree di produzione, processazione e distribuzione della carne e di altri generi alimentari che richiedono la cosiddetta catena del freddo, in cui si usano temperature che favoriscono la diffusione del virus. Anche queste strutture devono essere monitorate come ad alto rischio.
6. USO ESTESO DI HAND-SANITIZERS E MIGLIORAMENTO DELL’IGIENE INDIVIDUALE
Il 99% dei contatti fisici tra persone non-conviventi coinvolgono le mani. Una cosa mirata che possiamo fare è tenere le mani pulite. Il modo più semplice è usare “hand sanitizers” ed evitare di raccogliere con le mani fomiti dell’apparato respiratorio (tosse, starnuti, sbadigli, etc). E diamoci un po’ di “spazio vitale”, please – quelli che ti parlano a 10 cm dalla faccia non si sopportavano neanche prima, figuriamoci adesso.
7. USO RAGIONEVOLE DEI CONTROLLI DI TEMPERATURA
I controlli di temperatura non sono dei salvavita (sappiamo benissimo che ci sono persone senza sintomi che possono infettare altri) ma sono rapidi, innocui, poco costosi, e servono da deterrente contro la pessima abitudine di andare al lavoro o in giro per il mondo con sintomi simil-influenzali.
8. SMART & REMOTE WORKING, WHENEVER POSSIBLE
Lo scrivo in inglese perché fa figo. Scherzi a parte, quando possible lavorare a distanza è utile e salutare per tutti: fa risparmiare tempo ed energie, riduce il traffico, aiuta l’ambiente e la salute ambientale, etc. Si può fare moltissimo in questo senso, con creatività, buon senso e senza imposizioni dall’alto.
9. INGEGNERIA E DESIGN DEGLI AMBIENTI CHIUSI
Contatti prolungati e ripetuti in ambienti chiusi possono essere causa di contagio tra asintomatici. Per limitare questo rischio potrebbe servire un design “intelligente” che riduca i fattori associati alla trasmissione (bassa temperatura ambientale, alta umidità relativa, scarsa ventilazione, scarsa esposizione al sole, scarsa disponibilità di hand sanitizers, etc)
10. DATI, TANTI DATI, E TANTA INTELLIGENZA ARTIFICIALE (AI)
Qui ci vorrebbe un trattato. Dico solo: ricordiamoci della nostra enorme capacità di generare dati e di elaborarli attraverso AI e “machine learning”. Applichiamo queste straordinarie tecnologie per sviluppare una nuova branca dell’epidemiologia che sfrutti appieno la potenza di fuoco di AI.
PILLOLE DI OTTIMISMO 2.0
Con questa pillola/decalogo mi prendo qualche giorno di riposo e da mercoledi’ le “PILLOLE DI OTTIMISMO” diventano una nuova pagina pubblica su Facebook a cura del fantastico “DREAM TEAM” che è nato a partire dal mio post del 20 maggio (RITORNO ALLA NORMALITA’)
Un grande immenso GRAZIE a Chiara, Walter, Ilaria, Mimmo, Costanza, Sergio, Francesca, Roberto, Federica, Luca, Sara, Donato, Francesca Paola, Stefano, Francesco Ce., Silvia, Clementina, Elena, Maria Luisa, Francesco Ca., Barbara, Andrea, Cynthia, Luciano, Nicolò, Valentina, Paolo, Raffaella, Margherita, Luigi…. (solo per citare i primi 30 )”