L’epatite D è sicuramente la meno diffusa e nota, ma allo stesso tempo è la più pericolosa fra i 5 tipi di epatite. A causarla è il virus D, una sovrainfezione che colpisce soggetti che hanno già contratto quello di tipo B e che, in base ai risultati di una metanalisi pubblicata sul ‘Journal of Hepatology‘, aumenta di ben 3 volte la forma più grave di cancro al fegato, il tumore epatocellulare, rispetto ai pazienti che hanno contratto solo l’epatite B. Secondo gli autori dello studio c’è la necessità di migliorare lo screening dell’epatite D nei pazienti con epatite B. Gli autori ricordano che ci sono 5 tipi di virus dell’epatite, con manifestazioni e conseguenze molto diverse: l’epatite A ed E che causano infezioni acute a volte gravi ma transitorie, l’epatite B, C e D che possono diventare croniche e causare disfunzione epatica, mesi o addirittura anni dopo l’infezione, con una possibile progressione verso la cirrosi e il cancro.
I ricercatori dell’Università di Ginevra hanno preso in esame i dati di circa 100 studi sull’argomento, che hanno coinvolto un totale di circa 100.000 pazienti. La metanalisi ha portato gli scienziati a una conclusione decisiva: i pazienti con epatite D hanno un rischio triplo di sviluppare carcinoma epatocellulare, tumore particolarmente aggressivo e spesso mortale, rispetto a quelli con sola epatite B. Come sottolineano gli esperti, non esiste alcun trattamento per l’epatite D, a parte l’interferone, ovvero “un antivirale e un immunomodulatore poco efficace con effetti collaterali deleteri“. Dunque “il nostro lavoro evidenzia la necessità di migliorare lo screening dell’epatite D nei pazienti affetti da epatite B, nonché l’urgente necessità di terapie antivirali efficaci, come il trattamento dell’epatite C che ha salvato la vita di milioni di persone”.