Giorgio Pasotti: “Per il Coronavirus ho perso mia zia, era su uno di quei camion. Mio cugino non sapeva dove la stavano portando”

Giorgio Pasotti ha parlato del lockdown raccontando una sua vicenda personale legata al Coronavirus
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Giorgio Pasotti è intervenuto ai microfoni di Rai Radio2 nel corso del format “I lunatici”, condotto da Roberto Arduini e Andrea Di Ciancio, in diretta dalla mezzanotte e trenta alle sei dal lunedì al venerdì notte.

Pasotti ha parlato di lockdown raccontando una sua vicenda personale legata al coronavirus: “Nel periodo di lockdown ho iniziato ad andare a letto molto tardi la sera. Mi sono concentrato sulla lettura, su alcune serie televisive, ho proprio scoperto la notte. Di solito andavo a dormire molto presto la sera. Con il coronavirus ho perso una zia, è un dramma molto diffuso tra i miei conterranei, condivido questo dolore con molte persone che conosco. Porto la mia testimonianza, mio cugino ha perso sua madre non potendo starle accanto, e questo è un dramma nel dramma, non poter dare l’ultimo saluto alla propria madre è una cosa rispetto alla quale non riesco a trovare dolore più grande. Lei era in uno di quei camion che sono diventati immagine iconiche di questa tragedia. E mio cugino non sapeva dove stesse andando il corpo di sua madre. Sono state diverse le persone che hanno affrontato questo dramma. Ai complottisti dicono che parlare di complotti in una vicenda del genere è irrispettoso. Bisogna avere rispetto. Come ne ho parlato con mia figlia? I bambini hanno stupito per la capacità di adeguarsi a un problema che è stato molto drammatico, soprattutto per loro. Hanno vissuto per quasi tre mesi e mezzo chiusi in una casa, proprio nell’età in cui si ha esigenza di uscire, vedere altri bambini, vedere altra gente, stare a scuola. Si sono adeguati in modo incredibile. A mia figlia ho raccontato la verità. Ha capito cosa stava succedendo, quando ci sono tragedie simili, si matura sempre un po’ più in fretta“.

Sugli esordi: “Quando avevo 19 anni ho vissuto in Cina per 3 anni. Dovevo diventare un medico, il fatto che io sia diventato un attore è stato un caso, è iniziato tutto in modo completamente casuale. Facevo sport, ero un professionista delle arti marziali, facevo quello di lavoro. Mi allenavo sei giorni su sette, e studiavo medicina tradizionale cinese. Una produttrice venne a cercare un ragazzo occidentale che sapesse fare arti marziali da inserire in un film. Ero l’unico con quelle caratteristiche, ho vinto il casting a mani basse. Ho accettato di fare questo film solo per curiosità, e invece poi hanno iniziato a chiamarmi per farne un secondo, un terzo, un quarto. Ma pensavo che quello fosse un lavoro occasionale, un modo per divertirmi e fare qualche soldo. Poi sono tornato in Italia e ho fatto ‘I piccoli maestri’, il mio primo film italiano. Lì per me è cambiato tutto“.

Sul rapporto con le donne: “Io sex symbol? Non mi ci sento affatto. Ho sempre ricercato la possibilità di raccontare delle storie che potessero da un lato intrattenere, dall’altro far riflettere. Stimolare un pensiero. Non mi sono mai considerato un sex symbol, ma un bravo artigiano, un attore che si dedica con tutto se stesso a questo lavoro. Fan che esagerano? Ogni tanto capitano. Soprattutto in un momento della mia carriera, quando sono uscito di scena da ‘Distretto di polizia’. Lì ho capito cosa potesse fare la televisione“.

Sull’Ultimo Bacio: “E’ stata una esperienza meravigliosa, condivisa con un gruppo di colleghi e amici con cui sono praticamente cresciuto. C’era Accorsi, c’era Favino, eravamo un gruppo di attori amici anche nella vita“.

L’attore e regista ha raccontato del film ‘Abbi Fede’, che lo vede regista e protagonista su Raiplay: “E’ un remake di un film danese che ha vinto molti premi anche se è a tutti gli effetti una commedia. Me ne sono innamorato a prima vista, erano anni che sognavo di riproporlo al pubblico italiano. Si parla di un estremista di destra, di un fondamentalista islamico e di un cleptomane che vivono in una comunità gestita da un prete che deve recuperare queste pecorelle smarrite per rimetterle sulla strada giusta. Trattiamo tematiche molto attuali. Io interpreto un sacerdote molto bizzarro. Chi vedrà il film capirà che il sacerdote che interpreto è il più folle tra i folli. Questa è una commedia all’inglese, si ride molto ma il divertimento non è mai fine a se stesso“.

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