Fino alla scorsa settimana la campagna veneziana era colpita da una siccità allarmante, poi finalmente è arrivata la pioggia, non si è trattato di una pioggerellina primaverile, ma di scrosci violenti, di vere e proprie bombe d’acqua che hanno, nei migliori dei casi, allagato i campi. A Venezia, nell’ isola delle Vignole, la pioggia torrenziale è stata accompagnata da chicchi di grandine che hanno letteralmente maciullato le colture, provocando un danno a tutta la produzione in campo.
“Non abbiamo tregua” afferma Zangrando agricoltore dell’isola che deve ancora riprendersi dalla batosta dell’acqua alta di Novembre scorso – ieri pomeriggio la pioggia è arrivata con una tale abbondanza che non riuscivamo a capire se fosse arrivata dalla laguna o dal cielo. I campi erano sotto di almeno mezzo metro d’acqua- racconta Zangrando denunciando anche il malfunzionamento delle chiaviche in assenza di pompe d’acqua capaci di far defluire l’acqua in casi straordinari come quello che si è verificato ieri. Zucchine, pomodori, peperoni, rape, angurie, meloni, prugne, sono tutti da buttare.
“Ci stiamo convincendo che senza reti antigrandine, ormai è impossibile fare agricoltura – sottolinea Zangrando. Nel resto della provincia non è andata meglio in quanto ad allagamenti, dal miranese al portogruarese si riscontra un eccesso di acqua che nelle zone dove gli scoli non sono meccanici ma naturali, comporta allagamenti dannosi per le colture.
“Fino a lunedì la situazione era sotto controllo, i terreni necessitavano d’acqua per cui è stata subito assorbita- puntualizza Andrea Pegoraro presidente di Coldiretti Portogruaro- le piogge successive invece, sono state violente e l’acqua in eccesso, specie nei punti più bassi, ha creato un ristagno-. Nel miranese Davide Montino, presidente di Agrimercato Venezia non è stato in grado di raccogliere la produzione di fragole, “i campi sono impraticabili” afferma.
Il monitoraggio dei tecnici è costante, le conseguenze dei cambiamenti climatici segnano anche l’Italia dove l’eccezionalità degli eventi atmosferici è ormai la norma, con una tendenza alla tropicalizzazione che – continua la Coldiretti – si manifesta con una più elevata frequenza di manifestazioni violente, sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi ed intense ed il rapido passaggio dal sole al maltempo, con sbalzi termici significativi che compromettono le coltivazioni nei campi con costi per oltre 14 miliardi di euro in un decennio, tra perdite della produzione agricola nazionale e danni alle strutture e alle infrastrutture nelle campagne. Un allarme confermato – conclude la Coldiretti – anche quest’anno dalla perdita lungo la Penisola di più un frutto su tre con il crollo dei raccolti dovuto all’andamento climatico, dalle pesche alle nettarine (-28%) fino alle albicocche (-56%), ed un rincaro dei prezzi al consumo.