Mihajlovic e la lotta contro la leucemia: “Mi sento più forte”. Il medico: “E’ un esempio di forza per rialzarsi”

"Ci sono persone che, a un certo punto, possono per una condizione non esplorata, inginocchiarsi ma" bisogna trovare "la forza per rialzarsi e per riprendere il loro cammino"
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L’esempio di Sinisa Mihajlovic, l’allenatore ed ex campione di calcio che sta affrontando la leucemia, “credo sia stato quello di trasferire a tutti i pazienti la capacità di essere consci e consapevoli che non esistono guerrieri e perdenti. Non ci sono vincitori e perdenti. Ci sono persone che, a un certo punto, possono per una condizione non esplorata, inginocchiarsi ma che trovano la forza per rialzarsi e per riprendere il loro cammino“: lo ha detto il direttore dell’Istituto di ematologia “Seragnoli” del Policlinico S.Orsola, Michele Cavo, che ha seguito il tecnico del Bologna nel percorso terapeutico contro la leucemia. Il medico è intervenuto alla videoconferenza di presentazione dell’iniziativa “Con Sinisa per la Ricerca“, una campagna di raccolta fondi promossa dall’Ail Bologna, a sostegno dei giovani ricercatori dell’Istituto di ematologia “Seragnoli” del policlinico Sant’Orsola di Bologna.

“La ricerca è fondamentale perché ti può salvare la vita. Altrettanto importante è la donazione” e su questo “noi siamo ancora come Paese un po’ indietro rispetto ad altri“: è il messaggio lanciato da Mihajlovic. Il tecnico rossoblu che l’estate scorsa annunciò di essere malato di leucemia, sette mesi fa fu sottoposto a trapianto di midollo osseo. “Donare il proprio midollo e salvare un’altra persona – ha sottolineato l’allenatore – è una soddisfazione che non ha paragoni“. Ora “non posso donare ma se lo avessi saputo prima lo avrei fatto perché è un piccolo sacrificio per chi lo fa ma è un grande dono per la persona che lo riceve perché salvare una vita è la cosa più bella che può avvenire“, ha detto.

Mi sento più forte di prima anche nelle cose che faccio. Sono molto contento. Mi sento bene, grazie al mio fisico ma soprattutto grazie ai medici che mi hanno seguito in maniera meravigliosa e senza sbagliare un colpo. Sto molto bene, mi sento forte. Ormai sono passati quasi sette mesi dal trapianto. Il peggio – ha spiegato Mihajlovic – dovrebbe essere passato. Poi ci vuole un anno prima che si possa ritornare alla normalità. Ma anche questo dipende da persona a persona“. Ad esempio “io è già da due mesi che faccio dieci chilometri di corsa, alzo i pesi. L’importante – ha sottolineato il mister del Bologna – è fare ciò che ci si sente. Ci sono stati momenti dove io mi sentivo stanco, all’inizio, poi piano piano mi sono ripreso. L’importante è non esagerare e non fare l’eroe“, ha concluso.

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