Domani martedì 16 giugno si celebra la Giornata Mondiale delle tartarughe marine, che coincide con il compleanno di Archie Carr, conosciuto nel mondo come “il padre della biologia delle tartarughe marine”, specie a cui ha dedicato la sua intera carriera di ricercatore. Questi animali abitano i nostri mari, nidificano sulle nostre coste e sono protagonisti di importanti progetti del WWF rivolti alla loro conservazione e tutela. La salvaguardia delle tartarughe marine, per l’Italia in particolare della specie Caretta caretta, però, è possibile solo grazie al lavoro di esperti e volontari che, anche attraverso l’utilizzo di tecnologie d’avanguardia, si occupano di recupero, cura, monitoraggio e protezione di nidi. Solo nel 2019 il WWF in Basilicata, Calabria, Puglia e Sicilia ha coinvolto centinaia di volontari, affiancati da personale esperto, alla ricerca delle tracce di tartaruga marina.
I volontari hanno monitorato più di 2.400 chilometri di costa tra Calabria, Basilicata e Puglia e circa 1.000 in Sicilia. 39 i nidi individuati nel 2019, che hanno portato verso il mare circa 2.200 tartarughini.
TECNOLOGIA A FIANCO DEGLI ESPERTI
Tag satellitari. Le tartarughe, come i cetacei e gli squali, sono diventate di recente protagoniste di nuovi progetti di monitoraggio, che prevedono l’utilizzo di Tag satellitari. Una di queste è Erasmus, una femmina di Caretta caretta trovata da un mitilicoltore del Mar Piccolo di Taranto intrappolata in una rete fantasma e priva di un arto posteriore. Grazie al recupero e alle cure ricevute prima alla Sea Turtle Clinic dell’università di Bari, poi dal Centro di Recupero Tartarughe Marine WWF di Policoro, la tartaruga è stata munita di un tag satellitare per cetacei, riadattato all’utilizzo per chelonidi, e liberata in mare. La tecnologia del sistema di monitoraggio satellitare attraverso PTT (Platform Transmitting Terminal) è stata ottenuta grazie al finanziamento della Fondazione Con il SUD nel Progetto promosso da Jonian Dolphin Conservation, CNR STIIMA di Bari e DIP. di Ecologia di UNIBA dal nome “Ketos – Centro Euromediterraneo del Mare e dei Cetacei”. Grazie a questo tag ora è possibile studiare gli spostamenti di Erasmus e viaggiare con lei: dopo essere stata liberata, la tartaruga ha trascorso due settimane nelle acque Metapontine, ora dopo 4 mesi Erasmus si trova ancora all’interno del Mar Piccolo di Taranto, mostrando ai ricercatori come il Golfo di Taranto sia non solo un’importante sito di nidificazione, ma anche un’area di svernamento e alimentazione per gli individui di ogni taglia, quindi un luogo di vitale valore per la protezione della specie. Pochi giorni fa Erasmus si trovava a circa due chilometri dall’Oasi WWF Palude la Vela di Taranto. Ora è possibile seguire anche Alessandra, Caretta caretta dotata di tag satellitare e liberata lo scorso 18 maggio sempre a Policoro. Recuperata grazie all’intervento di un pescatore della Cooperativa Nereide di Policoro, Alessandra era in asfissia per annegamento e destinata a morte certa poiché incastrata sul fondo del mare e bloccata da una vecchia rete da posta. Il trasferimento alla Sea Turtle Clinic DMV dell’Università di Bari ne diagnosticava un’iniziale infezione polmonare, poi trattata all’interno del Centro Recupero Tartarughe Marine WWF Policoro. Ora anche Alessandra sta bene e si trova a qualche chilometro dall’Oasi WWF, lungo le coste metapontine. Entrambi i TAG di cui sono dotate Erasmus e Alessandra sono stati messi a disposizione dalla Jonian Dolphin Conservation ed acquisiti nell’ambito del progetto Ketos, realizzato con il contributo di Fondazione con il Sud. Grazie ai sistemi satellitari per gli esperti sarà sempre più facile comprendere abitudini e spostamenti di questi rettili marini la cui ecologia è ancora poco conosciuta. Anche se è ancora prematuro affermarlo, le due tartarughe sembrano essere fedeli a quest’area epipelagica, dalla superficie a 200 m di profondità.
Droni. Grazie al finanziamento ottenuto con il progetto Life Euroturtles in cui il WWF Italia è partner, dal 2017 lungo le coste siciliane e del Golfo di Taranto è possibile osservare dall’alto la presenza delle tracce di nidificazione di Caretta caretta. I droni permettono agli operatori di ridurre lo sforzo di monitoraggio, percorrendo più velocemente e senza sforzi fisici i tratti di costa da controllare. Questi strumenti favoriscono, inoltre, l’accesso in aree altrimenti impenetrabili. Grazie all’utilizzo dei droni si è riusciti a passare da 600 chilometri percorsi a piedi dai volontari nel 2013 ai 1.800 chilometri percorsi con i volontari e il drone nel 2019 (dati Golfo di Taranto). Ci sono ancora dei limiti evidenti all’utilizzo dei droni come il vento e la durata limitata della batteria che ne riducono l’utilizzo, ma certamente stanno mostrando l’importante valore che la tecnologia può offrire alla conservazione della Natura e della biodiversità.
Mappature. Grazie all’importante lavoro svolto sul campo da volontari e ricercatori fino ad oggi, è stato possibile costruire una nuova immagine delle coste frequentate dalle tartarughe marine e individuare importanti aree di nidificazione, fino ai primi anni 2000 sconosciute o ritenute non idonee.
GLI APPUNTAMENTI PER LA GIORNATA MONDIALE DELLE TARTARUGHE
Stamattina c’è stata la liberazione di una tartaruga marina a Licata rilasciata dai volontari del WWF Sicilia Area Mediterranea e domani, alle 9.00, un’altra Caretta caretta sarà liberata da Sciacca (AG). La tartaruga è stata chiamate John Peter Sloan, in memoria di un attore inglese recentemente scomparso, amico e compagno di una nostra volontaria WWF di Menfi.
Il WWF festeggerà la Giornata Mondiale delle tartarughe marine anche sui canali social. Alle ore 11.00 di martedì 16 giugno collegamento in diretta sulla pagina Facebook del WWF Italia dal Centro di Recupero Tartarughe Marine di Policoro, dove sarà presentata la nuova arrivata, Oceania, giovane Caretta caretta di 22 cm recuperata a largo delle coste di Policoro dai pescatori della Cooperativa Nereide, che l’hanno salvata prima che venisse soffocata dalla plastica. L’associazione di pescatori, nata pochi anni fa, pratica una pesca sostenibile da generazioni con piccole imbarcazioni e proprio in diretta racconterà l’impegno in mare e le motivazioni che li portano a salvare le tartarughe.
IL RUOLO CRUCIALE DEI VOLONTARI
Il lavoro di tutela e conservazione delle tartarughe marine è rappresentato da una rete di volontari che collabora con pescatori, marinerie, gestori di stabilimenti balneari, esperti, biologi, ricercatori, istituzioni, in varie fasi: dal recupero dell’animale in difficoltà alla tutela dei nidi e delle neonate.
L’intervento dei volontari è importantissimo per i ritrovamenti e la messa in sicurezza dei nidi: si inizia già ad aprile-maggio con le attività di sensibilizzazione, mediante affissione di locandine, con incontri di formazione anche on line, diretta sensibilizzazione coi gestori dei lidi e gli operatori di pulizia delle spiagge, richieste di collaborazioni con Comuni, Capitanerie, Ripartizioni Faunistico-venatorie; iniziano poi, alla fine del mese di maggio, veri e propri monitoraggi mattutini nelle spiagge alla ricerca delle tracce di emersione degli esemplari in deposizione, a volte supportato dall’uso di droni. In Italia, le attività di monitoraggio da parte dei volontari WWF sono già iniziate in Sicilia, Campania, Basilicata, Puglia e Toscana.
Grazie all’attività di sensibilizzazione, coadiuvata dalle attività di monitoraggio a cura dei volontari del Progetto Tartarughe WWF Italia, sostenuta anche dal Progetto europeo LIFE Euroturtles, a fine msono stati localizzati tre nidi nella spiaggia di Randello, a Ragusa ed uno a Vendicari, a Siracusa. Attualmente in Sicilia sono stati individuati 6 nidi, di cui 5 messi in sicurezza dai volontari del WWF Italia, per evitarne la predazione, il calpestio accidentale ed ulteriori danneggiamenti.
Il ritrovamento di questi nidi conferma l’importanza della sensibilizzazione da parte dei volontari e della collaborazione con i gestori degli stabilimenti balneari e con turisti e bagnanti, grazie ai quali molti vengono individuati. infatti l’attività di Citizen Science and Conservation che gioca un ruolo chiave nel favorire la conservazione della biodiversità, coinvolgendo la cittadinanza nella difesa della Natura. Fondamentale è anche l’attività della rete dei centri di recupero e primo soccorso delle tartarughe coordinati dal WWF e presenti a Policoro (MT), Molfetta (BA), Torre Guaceto (BR), Favignana (TR), Capo Rizzuto (KR), Rovigo (RO) e Massa (MS). Negli ultimi 3 anni questi centri grazie all’abnegazione degli operatori e dei volontari hanno trattato più di 500 tartarughe l’anno con una buona percentuale di animali curati, anche attraverso delicati interventi chirurgici, e successivamente rilasciati.
Cosa puo’ fare ognuno di noi? Il WWF ogni anno organizza corsi di formazione per tutti coloro che vogliono collaborare alle attività di monitoraggio e di recupero e campi di volontariato per il monitoraggio delle spiagge per la ricerca dei nidi.
Ognuno può decidere di aiutare le tartarughe marine anche a distanza, adottando simbolicamente una di loro e sostenendo i progetti del WWF per salvare e curare le tartarughe marine nei nostri centri di recupero.
Nel caso di ritrovamento di tracce di escursione è consigliabile prendere la posizione GPS, fare foto da diverse angolazioni, assicurarsi di non cancellarle, chiamare immediatamente la Capitaneria di porto al numero gratuito 1530 e le associazioni autorizzate.
Nel caso di ritrovamento di tartaruga in emersione, chiamare immediatamente la Capitaneria di Porto e le associazioni autorizzate; non disturbare con schiamazzi e urla, non toccare l’animale, non utilizzare foto con flash o luci, rimanere distanti dall’animale almeno 4 mt e mantenersi sempre dietro l’animale, mai frontalmente.
Se si avvistano neonate o la schiusa di un nido non segnalato non prendere alcuna iniziativa, chiamare immediatamente la Capitaneria di Porto e le associazioni autorizzate, poiché va valutato il da farsi a secondo l’esigenza. In ogni caso, evitare schiamazzi ed urla, di toccare gli animali e non utilizzare luci e flash, che confondono le neonate, allontanando le dal naturale percorso verso il mare.
Se si incontra un esemplare spiaggiato, chiamare immediatamente la Capitaneria di porto e le associazioni autorizzate; nel caso in cui il ritrovamento si verifichi d’estate, porre l’animale in vasca all’ombra, coperto da asciugamani umidi, NON riempire la vasca d’acqua poiché l’animale potrebbe annegare; se lo spiaggiamento si verifica d’inverno, riporre in vasca in un luogo riparato dalle correnti.