E’ ancora mistero sulla vera natura dell’ipotetico Pianeta Nove, la cui esistenza è stata ipotizzata per spiegare le insolite orbite allineate di sei piccoli corpi celesti ai confini del Sistema Solare: tante le speculazioni in merito, tra chi ritiene che il misterioso pianeta possa avere le dimensioni di Nettuno, e chi pensa che abbia anche altri misteriosi compagni.
Di recente è stata formulata una nuova ipotesi, i cui dettagli sono stati pubblicati sull’Astrophysical Journal Letters: il Planet X potrebbe essere un buco nero primordiale e due astronomi propongono una tecnica per individuarlo mappando il cielo alla ricerca dei bagliori emessi dalle comete mentre vengono divorate.
Amir Siraj e Abraham Loeb, della Harvard University, hanno sviluppato un metodo per cercare buchi neri nel Sistema Solare esterno, basandosi sull’ipotesi avanzata nel 2019 dai fisici dell’università di Durham e dell’università dell’Illinois, secondo cui l’ipotetico oggetto non sarebbe un pianeta ma un buco nero.
Una delle idee proposte, ha spiegato Siraj, “è stata che il Pianeta Nove possa essere un buco nero delle dimensioni di un pompelmo, con una massa da cinque a dieci volte quella della Terra“. Sarebbe un buco nero primordiale, che non è nato dal collasso di una stella, ma dalla materia addensatasi nel corso dell’espansione iniziale dell’universo.
Secondo i due astronomi l’oggetto si potrebbe individuare grazie alla missione “Legacy Survey of Space and Time” che dovrebbe diventare operativa nel 2023: il progetto è basato su un telescopio in costruzione in Cile, in grado di fotografare l’intera volta celeste dell’emisfero australe. LSST potrebbe individuare eventuali buchi neri alla periferia del Sistema Solare fotografando i bagliori emessi dalle comete poco prima di essere divorate.