“Cefalea da freddo”: ecco perché ci viene il mal di testa quando mangiamo gelati e granite

La cefalea da freddo, un fortissimo mal di testa poco comune e di breve durata, si scatena per effetto dell'esposizione a uno stimolo freddo
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Estate, caldo: come non resistere a un gustoso gelato o una fresca granita? Ma talvolta, dopo il primo boccone il gelo: una scossa dolorosa improvvisa ci trafigge all’altezza della fronte o delle tempie. E’ il fenomeno del cosiddetto ‘cervello congelato’. La cefalea da freddo, un fortissimo mal di testa poco comune e di breve durata, si scatena per effetto dell’esposizione a uno stimolo freddo, applicato esternamente alla testa ma anche ingerito o inalato, secondo l’ultima versione dell’Ichd-3, classificazione internazionale delle cefalee. Cruccio di non pochi amanti di granite e gelati, ha un razionale scientifico che viene svelato sul portale scientifico ‘Medical Facts’ di Roberto Burioni.

In un focus in linea con la stagione, si fa il punto su un fenomeno che suscita in chi lo sperimenta interrogativi e curiosità. Valutarne la diffusione reale del fenomeno non è facile, fanno notare gli autori, perché trattandosi di un mal di testa breve che si risolve spontaneamente, chi ne viene colpito non cerca cure mediche. Ma sembra che nel mirino ci siano soggetti predisposti. Sul fenomeno sono stati condotti anche studi, si spiega nel focus, e sembra che la prevalenza del disturbo vari a seconda dell’età. I bambini e i giovani sembrano maggiormente colpiti rispetto agli adulti, vuoi perché “le strutture neuronali dei piccoli potrebbero essere più immature e sensibili”, oppure per “le dimensioni ridotte della loro faringe che potrebbero implicare un più rapido raffreddamento”; o ancora perché “gli adulti potrebbero aver imparato con l’esperienza ad evitare gli stimoli dolorosi”. Non sembra invece esserci differenza tra i due sessi. E “la maggior parte delle persone colpite riferisce che il dolore regredisce in meno di 30 secondi (sebbene in casi più rari possa perdurare per alcuni minuti)”.

Sembra inoltre che l’insorgenza sia “più probabile, rapida e intensa se si assumono liquidi piuttosto che solidi freddi, e se l’ingestione è più veloce”. Resta sconosciuto l’esatto meccanismo alla base del disturbo, ma – riferiscono gli autori del focus – sono state ipotizzate due teorie.Nella prima, i protagonisti sono i vasi sanguigni cerebrali: il contatto di una sostanza fredda con la mucosa di bocca e faringe” ne provocherebbe “un rapido restringimento, con conseguente dolore”. La seconda teoria “suppone invece che il mal di testa dipenda dalla stimolazione sensitiva dei nervi presenti nelle diverse regioni: il nervo trigemino (nel caso del palato) o i nervi glossofaringeo e vago (che innervano la faringe e l’esofago)”.

La diagnosi? Secondo linee guida, è sufficiente aver sperimentato due episodi di questo singolare mal di testa, per il quale ovviamente non esiste terapia specifica, se non evitare i fattori scatenanti. “Cercare di mangiare lentamente cibi e liquidi freddi, minimizzando il contatto con la parte posteriore del palato”, ad esempio. O secondo alcune ipotesi “spingere la lingua contro il palato posteriore”. “Niente paura, quindi – rassicurano gli esperti – La cefalea legata al freddo è un fenomeno parossistico che si risolve senza conseguenze”

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